Stamattina è passato il parere di cui sono relatrice in Commissione Sviluppo sulla Rendicontazione pubblica Stato per Stato (CBCR), con 21 voti a favore e 1 contrario.
La Rendicontazione pubblica Stato per Stato è uno strumento fondamentale per la lotta ad evasione ed elusione fiscale a livello europeo e globale. Si tratta di uno strumento di trasparenza, a costi quindi molto contenuti, che richiederebbe alle multinazionali (così come per normativa europea si richiede già al settore bancario dal 2013) di pubblicare informazioni rilevanti in materia fiscale per ogni giurisdizione in cui sono operative, a partire da quanti profitti fanno e quante tasse pagano in ciascuno Stato.
Il Parlamento chiede da tempo l’introduzione di un sistema di CBCR pubblico, e nel 2016, sull’onda dell’indignazione sollevata dagli scandali LuxLeaks e poi Panama Papers, la Commissione europea ha finalmente presentato una proposta specifica di direttiva per un CBCR pubblico, che rappresenta un passo avanti importante, ma pare ancora insufficiente: in particolare, perché l’obbligo di pubblicazione di queste informazioni riguarderebbe solo le multinazionali con un fatturato annuo superiore a 750 MLN (il che rischia di escludere l’85% delle multinazionali) e solo le attività all’interno dell’Unione Europea e nelle giurisdizioni non cooperative contenute in una lista ancora da definire. Per quanto riguarda le attività negli altri Paesi, ci sarebbe un obbligo di fornire dati solo in forma aggregata. Questo però rischia di rendere lo strumento inutile per i Paesi in via di Sviluppo, che sono quelli che pagano il prezzo più alto per evasione ed elusione delle multinazionali, perdendo ogni anno decine di miliardi di dollari e vedendosi sottrarre risorse fondamentali per il proprio sviluppo e i propri cittadini.
Nel parere sono riuscita a far passare a maggioranza alcuni emendamenti fondamentali per rendere la Rendicontazione pubblica Stato per Stato più efficace per il contrasto al fenomeno a livello globale: anzitutto l’abbassamento della soglia di fatturato oltre la quale le multinazionali sono tenute a pubblicare queste informazioni, dai 750 MLN a 40 MLN, in modo da includere una fetta molto più ampia di imprese. E in secondo luogo l’estensione dell’obbligo di fornire i dati su base disaggregata, Stato per Stato, anche al di fuori dell’Unione Europea. In questo modo si assicura l’accesso a queste informazioni fondamentali anche sulle attività svolte nei Paesi in via di Sviluppo, che altrimenti non vi avrebbero avuto accesso.
Si tratta semplicemente di un parere alla proposta di direttiva per cui è competente in via principale la Commissione economica, ma è comunque un risultato importante, perché avendo ottenuto la maggioranza su questi nodi cruciali, i colleghi in quella Commissione potranno utilizzarlo per fare pressione sui gruppi politici più restii affinché sostengano la stessa posizione.
La battaglia continua!