Respingeva i migranti, contrabbandava sigarette: il caso Caprera è una vergogna da chiarire

Se questi fatti, gravissimi, fossero accertati, ci troveremmo di fronte a violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale ancora più gravi rispetto a quanto già emerso nei rapporti fra Italia e Libia.

La noti­zia era usci­ta un po’ in sor­di­na nel mese di set­tem­bre del 2018, ed era sta­ta ripre­sa nel mag­gio 2020, in pie­no loc­k­do­wn e solo nel­le cro­na­che loca­li, per dare con­to dell’esito del­le inda­gi­ni e dell’emissione dei prov­ve­di­men­ti cau­te­la­ri.

Un rea­to comu­ne com­mes­so da mili­ta­ri, nien­te di più.

Inve­ce per il New York Times, che ne scri­ve oggi, pare che la noti­zia abbia una cer­ta rile­van­za: la nave che ha fer­ma­to 7.000 migran­ti e con­trab­ban­da­to 700.000 sigarette.

«Par­lia­mo del­la Capre­ra, una “pic­co­la gri­gia nave da guer­ra ita­lia­na, ritor­na­ta alla pro­pria base nell’Italia meri­dio­na­le nel luglio 2018, che ave­va aiu­ta­to ad inter­cet­ta­re più di 80 imbar­ca­zio­ni che tra­spor­ta­va­no migran­ti dal­le coste del­la Libia, e impe­di­to a  più di 7.000 per­so­ne di rag­giun­ge­re l’Europa. Per quest’opera, la Capre­ra ave­va otte­nu­to le lodi dell’allora mini­stro dell’interno ita­lia­no Sal­vi­ni, per aver “dife­so la nostra sicu­rez­za”, come scris­se sui social media: “Ono­re!”. C’era solo un pro­ble­ma: la Capre­ra face­va essa stes­sa con­trab­ban­do ver­so l’Europa».

 

Così l’articolo nar­ra, a un pub­bli­co un po’ più vasto del­le edi­zio­ni loca­li puglie­si, la sor­pre­sa del Tenen­te Colon­nel­lo Gar­ga­no del­la Guar­dia di Finan­za, abi­tua­to a rin­ve­ni­re siga­ret­te di con­trab­ban­do, che mai avreb­be imma­gi­na­to di tro­var­ne 700 pac­chi in una nave mili­ta­re: “Mi sono sen­ti­to come Dan­te quan­do è sce­so all’inferno”.

Per­ché appun­to la Capre­ra face­va con­trab­ban­do di siga­ret­te e di Cia­lis, tan­to per non fare viag­gi a vuo­to, men­tre le per­so­ne e le navi coin­vol­te potreb­be­ro esse­re di più.

Ma i gior­na­li­sti del NYT non si sono fer­ma­ti al rea­to con­te­sta­to ad alcu­ni dei mem­bri dell’equipaggio, che ovvia­men­te, su que­sto aspet­to del­la vicen­da, non han­no cer­ta­men­te agi­to su indi­ca­zio­ne del mini­stro dell’interno, che fos­se Min­ni­ti o Sal­vi­ni che gli è subentrato.

Ci sareb­be ben altro, a quan­to pare.

I docu­men­ti esa­mi­na­ti pro­ve­reb­be­ro che la Capre­ra avreb­be vio­la­to alme­no tre vol­te l’embargo ONU (for­ni­tu­ra e ripa­ra­zio­ni di armi da guer­ra ai libi­ci) ma soprat­tut­to che la mis­sio­ne avreb­be ritar­da­to di aller­ta­re la Guar­dia Costie­ra Ita­lia­na cir­ca la pre­sen­za di migran­ti nel Medi­ter­ra­neo meri­dio­na­le, così che uffi­cia­li libi­ci potes­se­ro inter­cet­ta­re le imbar­ca­zio­ni e ripor­ta­re i migran­ti in Libia.

Facen­do rife­ri­men­to ai tri­ste­men­te noti accor­di con la Libia del 2017, con­clu­si dall’allora mini­stro Min­ni­ti, e recen­te­men­te rin­no­va­ti, il NYT ricor­da che l’Italia ave­va pre­so l’impegno di rico­sti­tui­re la Guar­da Costie­ra Libi­ca, donan­do vec­chie navi.

Ma il pun­to è che, con­tra­ria­men­te a quan­to dichia­ra­to dall’ex mini­stro Sal­vi­ni al NYT, che soste­ne­va che le navi ita­lia­ne fos­se­ro desti­na­te uni­ca­men­te al coor­di­na­men­to del­le atti­vi­tà di sal­va­tag­gio, emer­ge­reb­be inve­ce come coor­di­nas­se­ro ben altro, cioè il ritor­no for­za­to in Libia dei migran­ti:   

«Lo sco­po dell’Italia era di far si che la Guar­dia Costie­ra libi­ca fos­se in gra­do di impe­di­re ai migran­ti di rag­giun­ge­re acque inter­na­zio­na­li ren­den­do più dif­fi­ci­le, per loro, l’essere sal­va­ti da una flot­ta di navi pri­va­te di sal­va­tag­gio (le ONG) e dal­la Guar­dia Costie­ra Ita­lia­na che li avreb­be­ro por­ta­ti nei por­ti sicu­ri euro­pei».

Secon­do un’intercettazione cita­ta dal NYT l’ambasciatore ita­lia­no in Libia ed il suo addet­to nava­le avreb­be­ro richie­sto alla Guar­dia Costie­ra Ita­lia­na di lascia­re cam­po libe­ro a quel­la libi­ca per­ché potes­se meglio ope­ra­re.

In tut­to que­sto, sareb­be sta­to con­vol­to anche un cit­ta­di­no libi­co, che, spie­ga il NYT, avreb­be fat­to da tra­mi­te per le ope­ra­zio­ni di con­trab­ban­do, e che, con­clu­de l’articolo, sareb­be sta­to recen­te­men­te pro­mos­so come inge­gne­re capo del­la Guar­dia Costie­ra libi­ca. 

Che dire, ancora?

Se que­sti fat­ti, gra­vis­si­mi, fos­se­ro accer­ta­ti, ci tro­ve­rem­mo di fron­te a vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni e del dirit­to inter­na­zio­na­le anco­ra più gra­vi rispet­to a quan­to già emer­so nei rap­por­ti fra Ita­lia e Libia.

E tut­to que­sto pone dei que­si­ti pesan­tis­si­mi, al gover­no di allo­ra e di oggi, e a quel­lo che c’è sta­to in mez­zo, al par­la­men­to, alla clas­se poli­ti­ca tut­ta, che si appre­sta a com­men­ta­re e per­si­no a pre­sen­zia­re, come se fos­se un gran­de show media­ti­co, come se non si par­las­se di per­so­ne, al pro­ces­so che si apri­rà saba­to a Cata­nia nei con­fron­ti di Mat­teo Sal­vi­ni per i fat­ti del­la Gre­go­ret­ti e il con­te­sta­to seque­stro di persona.

Per­ché qui si trat­ta del­lo Sta­to, non di un mini­stro, e del­la vita di esse­ri uma­ni, non sigarette.

Qual­cu­no se ne accorgerà?

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