Quanto sta accadendo in tema di migrazioni e di accoglienza, in queste settimane, è una vera e propria marea di fango, uno tsunami di violenza (verbale e non), un maelstrom in cui i ruoli, le posizioni, persino le logiche e i fini, si confondono.
Una sorta di psicosi di massa che ha colpito trasversalmente la società, i media, la politica, le istituzioni di ogni tipo.
Non intendiamo farci travolgere da questa ondata di meschinità, mai come ora sentiamo il bisogno di restare lucidi, ma soprattutto mai come ora sentiamo il bisogno di restare umani.
Perché deve essere chiaro il discrimine, il solco che si sta tracciando: quello tra chi nega l’umanità (per rabbia, per paura, per calcolo, per insipienza) e chi intende difenderla ad ogni costo, perché altrimenti nulla ha senso.
Solo una futile posizione di principio “ideologica o ideale”?
Se esiste un principio minimo che dovrebbe guidare l’azione politica di chi vuole il bene della comunità, quello dovrebbe essere proprio l’umanità. Stupisce doverlo ribadire. Ma se è necessario, non ci tiriamo certo indietro.
Ma no, non “solo” (solo?!) di un principio, di un’idea per noi irrinunciabile si tratta.
Si tratta dell’essenza stessa del nostro stare qui, della nostra ragion d’essere.
Chi nega il principio di umanità non potrà mai costruire una società migliore di questa.
Chi nega il principio di umanità sarà sempre dalla parte dei pochi contro i molti, siano essi bianchi o neri, italiani o stranieri.
Chi nega il principio di umanità non lavorerà mai per combattere la povertà, né per il diritto a una giusta paga, per il diritto alla salute, all’istruzione, per le mille altre ingiustizie e disuguaglianze che affliggono questo paese e questo pianeta.
Noi vogliamo dare all’Italia giorni migliori, solo difendendo il principio di umanità potremo farlo. Solo con chi sarà al nostro fianco in questa lotta, potremo farlo.
Perciò sia chiaro che va tirata una linea, e va tirata qui, non oltre.
Diteci da che parte state, e vi diremo chi siete.