La restituzione del “bonus 80 euro”, l’ennesimo pasticcio del Governo

Più di un milione di persone hanno dovuto restituire il bonus, magari perché sono stati licenziati e quindi non avevano più diritto(!) e come se non bastasse, la restituzione è prevista in un'unica soluzione.

Sono ben 1,4 milio­ni i con­tri­buen­ti che lo scor­so anno si sono visti chie­de­re la resti­tu­zio­ne del bonus 80 euro, per­ce­pi­to in assen­za dei requi­si­ti o aven­do­li per­si nel cor­so dell’anno. È impor­tan­te sot­to­li­nea­re un pri­mo aspet­to: ci stia­mo rife­ren­do ad un fat­to acca­du­to nel 2015 e che divie­ne pale­se sol­tan­to in que­sti gior­ni, dopo la pub­bli­ca­zio­ne, da par­te del Dipar­ti­men­to del­le Finan­ze (orga­no del Mini­ste­ro dell’Economia), del­le sta­ti­sti­che rela­ti­ve alle dichia­ra­zio­ni dei red­di­ti del 2014. Pro­prio l’anno in cui è sta­to intro­dot­to lo sgra­vio IRPEF per i lavo­ra­to­ri dipen­den­ti facen­ti par­te di spe­ci­fi­che clas­si di reddito.

Come è potuto succedere?

L’anomalia è intrin­se­ca alla nor­ma: il lavo­ra­to­re dove­va dichia­ra­re al dato­re di lavo­ro la pro­pria ini­do­nei­tà alla attri­bu­zio­ne del­lo sgra­vio. Se per mol­ti la per­di­ta del requi­si­to è dovu­ta ad un fat­to con­tin­gen­te (la disoc­cu­pa­zio­ne, un cam­bio di retri­bu­zio­ne, altri red­di­ti da lavo­ro non altri­men­ti pre­vi­sti), per altri l’evenienza di esse­re al di fuo­ri del cam­po degli aven­ti dirit­to era for­se ampia­men­te pre­ven­ti­va­bi­le. Ma tant’è: la nor­ma non tie­ne con­to dei casi par­ti­co­la­ri: si appli­ca con il righel­lo, in modo un po’ ragio­nie­ri­sti­co e mio­pe. L’hanno scrit­ta così, di fret­ta, sen­za i dovu­ti accor­gi­men­ti. Appro­van­do­la con un decre­to e median­te il voto di fiducia.

La progressività fiscale dove è finita?

Anzi­ché ter­gi­ver­sa­re nel­la pole­mi­ca, badia­mo inve­ce ai nume­ri. Di fat­to, ci tro­via­mo dinan­zi alla pri­ma sta­ti­sti­ca uffi­cia­le e abbia­mo l’occasione di veri­fi­ca­re come sono sta­ti allo­ca­ti i 6 miliar­di di euro di sgra­vio fisca­le dispo­sti dal D.L. 66/2014. Il nume­ro di con­tri­buen­ti che ha rice­vu­to lo sgra­vio (al net­to del­le resti­tu­zio­ni) è quin­di pari a 11 milio­ni per un tota­le di 6 miliar­di di euro ero­ga­ti tra­mi­te i sosti­tu­ti d’imposta. L’importo medio del bonus è sta­to di 520 euro (il mas­si­mo pre­vi­sto nel 2014 era di 640).

Clas­si di red­di­to aggregate Per­cet­to­ri Inci­den­za
-1000/7500 1.095.782 9,46%
7500/26000 10.589.026 89,86%
26000/300000 81,736 0,68%
Tota­le 11.766.544

Clas­si di red­di­to aggregate Ero­ga­ti (euro) Bonus medio
-1000/7500 220.345.000 201
7500/26000 5.845141.000 552
26000/300000 16.960.000 207
Tota­le 6.082.446.000

Che cosa ci dico­no que­sti nume­ri? Che le pre­vi­sio­ni sono sta­te rispet­ta­te e solo una par­te resi­dua­le dei dena­ri dispo­sti è anda­to a chi ne ave­va biso­gno, ovve­ro a chi li avreb­be cer­ta­men­te impie­ga­ti nel­la spe­sa cor­ren­te. L’importo medio più alto, 610 euro, è sta­to ero­ga­to alla clas­se di red­di­to fra 15mila e 20mila euro, men­tre le clas­si imme­dia­ta­men­te infe­rio­ri, quel­la fra 10mila e 12mila e quel­la fra 12mila e 15mila han­no rice­vu­to in media rispet­ti­va­men­te 530 euro e 570, que­sto sem­pre in bar­ba al prin­ci­pio del­la pro­por­zio­na­li­tà fiscale.
Oggi ci si indi­gna per i casi del­le resti­tu­zio­ni, in spe­cial modo per chi è sci­vo­la­to nel­la cate­go­ria dell’incapienza. La resti­tu­zio­ne è avve­nu­ta in un’unica solu­zio­ne, in sede di con­gua­glio del­la dichia­ra­zio­ne dei red­di­ti. Nien­te di straor­di­na­rio: gli inca­pien­ti dovreb­be­ro aver comun­que avu­to un cre­di­to IRPEF da man­da­re in com­pen­sa­zio­ne (la par­te ver­sa­ta duran­te l’anno). Seb­be­ne sia­no que­sti i casi più spe­cio­si, ver­reb­be da doman­dar­si come sia sta­to pos­si­bi­le il caso dell’attribuzione — da par­te del sosti­tu­to d’imposta — del bonus a 300 con­tri­buen­ti con red­di­ti com­ples­si­vi supe­rio­ri a 300mila euro. E come sia pos­si­bi­le che a due di que­sti 300 non sia sta­to revo­ca­to (vede­re per cre­de­re: tabel­la del Dipar­ti­men­to del­le Finan­ze, ulti­ma riga).

I problemi del bonus 80 euro, in 4 punti

Ricor­dia­mo che il gover­no ha attri­bui­to al bonus 80 euro una valen­za di Giu­sti­zia Socia­le. E inve­ce tale non lo era e con­ti­nua a non esser­lo, per le ragio­ni già più vol­te enun­cia­te e che qui ricapitoliamo:

  1. L’accesso al bonus non è deter­mi­na­to dal­la posi­zio­ne eco­no­mi­ca equi­va­len­te (ISEE);
  2. L’assegnazione è a carat­te­re indi­vi­dua­le: vi sono alcu­ne fami­glie con 3 o 4 per­cet­to­ri di bonus; altre, a pari­tà di red­di­to com­ples­si­vo, sen­za alcun per­cet­to­re di bonus;
  3. Gli inca­pien­ti con­ti­nua­no ad esse­re esclusi;
  4. Di fat­to, il bonus 80 euro è ero­ga­to ai per­cet­to­ri di red­di­to medio-alto.

Dif­fi­ci­le cre­de­re anco­ra che que­ste sia­no dav­ve­ro poli­ti­che efficaci.

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.