RiconosciMI. Un passaporto cittadino per tutelare la comunità includendo chi è più vulnerabile

Pensiamo che un passaporto cittadino sia un utile strumento pratico e che, al contempo, possa costituire un’occasione di trasformazione culturale che incida politicamente sul necessario processo di cambiamento della legislazione nazionale in materia di immigrazione.

La pre­sen­za di per­so­ne sul ter­ri­to­rio nazio­na­le con uno sta­tus irre­go­la­re è un dato di fat­to. Que­ste per­so­ne costi­tui­sco­no uno dei grup­pi più vul­ne­ra­bi­li del­la socie­tà, per­ché la con­di­zio­ne di invi­si­bi­li­tà in cui si tro­va­no a dover vive­re, lega­ta alla pau­ra del­la depor­ta­zio­ne, non con­sen­te il libe­ro eser­ci­zio dei loro dirit­ti fon­da­men­ta­li. Mol­te cit­tà nel mon­do han­no pen­sa­to di far fron­te a que­sta situa­zio­ne attuan­do del­le poli­ti­che cosid­det­te di “sanc­tua­ry”. Tali poli­ti­che pos­so­no esse­re di vario tipo, ma sostan­zial­men­te han­no due carat­te­ri­sti­che in comu­ne: sono rivol­te prin­ci­pal­men­te a chi ha uno sta­tus irre­go­la­re o pre­ca­rio rispet­to alle leg­gi nazio­na­li in mate­ria di immi­gra­zio­ne; sono tipi­ca­men­te mes­se in atto da ammi­ni­stra­zio­ni loca­li, a bene­fi­cio di tut­ta la comu­ni­tà, con il pre­ci­so sco­po di pro­teg­ge­re le per­so­ne che altri­men­ti non sareb­be­ro in gra­do di acce­de­re — legal­men­te o in modo sicu­ro — a tut­ta una serie di ser­vi­zi essen­zia­li che garan­ti­sco­no l’effettivo rispet­to dei loro dirit­ti in quan­to esse­ri umani.

Cos’è Rico­no­sci­MI? Essen­zial­men­te si trat­ta di un docu­men­to rila­scia­to dal Comu­ne che ren­de esi­gi­bi­li alcu­ni dirit­ti fon­da­men­ta­li e per­met­te l’accesso a dei ser­vi­zi di base. L’obiettivo prin­ci­pa­le, anche se non l’unico, è quel­lo di inter­ve­ni­re eli­mi­nan­do per quan­to pos­si­bi­le la vul­ne­ra­bi­li­tà di colo­ro che sono costret­ti a ren­der­si invi­si­bi­li agli occhi del­lo Stato.

A chi si rivol­ge? Il tar­get prin­ci­pa­le sono le per­so­ne che han­no uno sta­tus migra­to­rio irre­go­la­re, ma, come si chia­ri­sce più avan­ti, por­te­reb­be bene­fi­ci a una pla­tea più ampia di sog­get­ti che fan­no par­te del­la comu­ni­tà cittadina.

Per­ché è una buo­na idea? Nel nostro pae­se, per ragio­ni che pos­so­no risul­ta­re con­tro­ver­se, si attri­bui­sce gran­de impor­tan­za alla dispo­ni­bi­li­tà di un docu­men­to di rico­no­sci­men­to. Con­si­de­ra­ta la situa­zio­ne, pen­sia­mo che un pas­sa­por­to cit­ta­di­no sia un uti­le stru­men­to pra­ti­co e che, al con­tem­po, pos­sa costi­tui­re un’occasione di tra­sfor­ma­zio­ne cul­tu­ra­le che inci­da poli­ti­ca­men­te sul neces­sa­rio pro­ces­so di cam­bia­men­to del­la legi­sla­zio­ne nazio­na­le in mate­ria di immi­gra­zio­ne. Da una par­te le per­so­ne che ne sono in pos­ses­so si sen­ti­reb­be­ro mag­gior­men­te inclu­se, dall’altra chi già gode del “pri­vi­le­gio” di ave­re i docu­men­ti in rego­la potreb­be più facil­men­te rico­no­sce­re i tito­la­ri di Rico­no­sci­MI come par­te inte­gran­te del­la comu­ni­tà cit­ta­di­na. Pur­trop­po la sti­pu­la di un con­trat­to di affit­to o di lavo­ro rego­la­re sono vin­co­la­ti al per­mes­so di sog­gior­no, ma su altri fron­ti è pos­si­bi­le intac­ca­re que­sto siste­ma che di fat­to fini­sce per dan­neg­gia­re tut­ti: il pas­sa­por­to cit­ta­di­no potreb­be infat­ti dare acces­so a un sup­por­to abi­ta­ti­vo tem­po­ra­neo (ad esem­pio per le badan­ti, spes­so non in rego­la, nel pas­sag­gio tra un lavo­ro e il suc­ces­si­vo), a un ser­vi­zio di assi­sten­za lega­le, socia­le e psi­co­lo­gi­ca che con­sen­ta alle per­so­ne, sen­za pau­ra di esse­re fer­ma­te per­ché pri­ve del per­mes­so di sog­gior­no, di spor­ge­re denun­cia, qua­lo­ra subi­sca­no ricat­ti o sopru­si di ogni gene­re, di esse­re infor­ma­te e segui­te nel caso di sana­to­rie, di tro­va­re un luo­go di riso­lu­zio­ne di una serie di pro­ble­ma­ti­che gra­zie anche alle pos­si­bi­li col­la­bo­ra­zio­ni del comu­ne con il ter­zo set­to­re. Anche sul fron­te del dirit­to alla salu­te si fareb­be­ro dei pic­co­li pas­si avan­ti. Seb­be­ne infat­ti l’accesso al medi­co di base sia vin­co­la­to alla rego­la­ri­tà del sog­gior­no — una vera e pro­pria assur­di­tà che va sana­ta, come i mesi di pan­de­mia dovreb­be­ro aver ulte­rior­men­te sot­to­li­nea­to — il pos­ses­so di un docu­men­to cit­ta­di­no per­met­te­reb­be di ridur­re il timo­re nel rivol­ger­si alle strut­tu­re ospe­da­lie­re e di crea­re un cana­le di vac­ci­na­zio­ne per tut­te le per­so­ne pre­sen­ti sul territorio.

Rico­no­sci­MI, uni­to al mec­ca­ni­smo del­la resi­den­za fit­ti­zia e dun­que al momen­to limi­ta­ta­men­te a chi per leg­ge ha dirit­to all’iscrizione ana­gra­fi­ca, diven­te­reb­be poi uno stru­men­to di inclu­sio­ne per quel­le per­so­ne in sta­to di neces­si­tà che si tro­va­no ad esse­re occu­pan­ti di un allog­gio sen­za tito­lo. Cit­ta­di­ne e cit­ta­di­ni cui sono nega­ti ser­vi­zi essen­zia­li come l’allaccio del­le uten­ze, in ottem­pe­ran­za all’articolo 5 del cosid­det­to “Pia­no casa” Ren­zi-Lupi del 2014. Il pas­sa­por­to cit­ta­di­no avreb­be risvol­ti pra­ti­ci uti­li anche per chi ha tut­ti i docu­men­ti in rego­la, come stu­den­ti fuo­ri sede o per­so­ne con un impie­go tem­po­ra­neo, esten­den­do il bene­fi­cio del­le misu­re di wel­fa­re cit­ta­di­no ai tito­la­ri del­la car­ta, anche in assen­za del requi­si­to del­la resi­den­za (pen­sia­mo ad esem­pio al con­tri­bu­to di soste­gno all’affitto duran­te i mesi del­la pan­de­mia, da cui sono sta­te esclu­se mol­te per­so­ne che, in vir­tù di lavo­ri con con­trat­ti insta­bi­li, non ave­va­no spo­sta­to la resi­den­za). In gene­ra­le Rico­no­sci­MI andreb­be a bene­fi­cio dell’intera comu­ni­tà cit­ta­di­na, per­ché non può esi­ste­re sicu­rez­za sen­za cura e inclu­sio­ne socia­le di chi rischia di sci­vo­la­re ai margini.

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