Rientro a Scuola. È ora delle risposte.

Non è più tempo delle risposte generiche e dei libri dei sogni a cui ci ha abituati in questi mesi la Ministra Azzolina.  L’emergenza educativa pretende risposte concrete e puntuali, noi non ci stancheremo di chiederle.

Dal mese di giu­gno, dopo un silen­zio che dura­va da mesi, il Gover­no e il Mini­ste­ro dell’Istruzione si sono accor­ti del­la neces­si­tà di occu­par­si di Scuola.

Da allo­ra abbia­mo visto nasce­re task for­ce i cui risul­ta­ti sono rima­sti in un cas­set­to e a fine luglio il Mini­ste­ro dell’Istruzione ha pub­bli­ca­to diver­si docu­men­ti — linee gui­da 0–6 (ser­vi­zi edu­ca­ti­vi e scuo­le d’infanzia), linee gui­da DDI (Didat­ti­ca Digi­ta­le Inte­gra­ta), Pro­to­col­li Sicu­rez­za e Ordi­nan­ze Mini­ste­ria­li — che trac­cia­no una dichia­ra­zio­ne di inten­ti ma non for­ni­sco­no, ad oggi, nes­su­na cer­tez­za su come avver­rà il rien­tro a scuo­la per qua­si 8 milio­ni di stu­den­ti italiani.

Se infat­ti, ormai, è cer­to che il 1 set­tem­bre le scuo­le ria­pri­ran­no per gli stu­den­ti che devo­no recu­pe­ra­re il debi­to for­ma­ti­vo o fare poten­zia­men­to e il 14 set­tem­bre le lezio­ni ripren­de­ran­no per tut­ti, per­man­go­no mol­te incer­tez­ze su come l’anno sco­la­sti­co sarà riav­via­to nel rispet­to del­le dispo­si­zio­ni di sicu­rez­za Anti- Covid.

Gli aspet­ti anco­ra nebu­lo­si, data la neces­si­tà di distan­zia­re gli alun­ni di un metro in posi­zio­ne sta­ti­ca e di non crea­re assem­bra­men­ti fuo­ri e den­tro gli edi­fi­ci sco­la­sti­ci, riguar­da­no la rea­le capa­ci­tà degli stes­si di ospi­ta­re le atti­vi­tà didat­ti­che con aule ade­gua­te o dei Comu­ni per repe­ri­re gli spa­zi mancanti.

Se l’Associazione Nazio­na­le Pre­si­di (ANP) denun­cia che occor­re tro­va­re 20 mila aule in spa­zi alter­na­ti­vi agli isti­tu­ti e l’ANCI sol­le­ci­ta impli­ci­ta­men­te il Gover­no a stan­zia­re ade­gua­te risor­se per repe­rir­li finan­che in appar­ta­men­ti e B&B e se la Mini­stra Azzo­li­na pro­met­te di fare inter­ve­ni­re la Pro­te­zio­ne Civi­le in caso di dif­fi­col­tà, abbia­mo ragio­ne di pen­sa­re che la situa­zio­ne sia tutt’altro che sot­to controllo.

Non è affat­to chia­ro, poi, se il per­so­na­le docen­te sarà suf­fi­cien­te a far fron­te allo smem­bra­men­to di alcu­ne clas­si trop­po nume­ro­se – il pro­ble­ma riguar­da in par­ti­co­la­re le scuo­le supe­rio­ri – , a copri­re le assen­ze improv­vi­se di un col­le­ga, a far fron­te alle neces­si­tà degli alun­ni e del­le alun­ne più fra­gi­li che han­no sof­fer­to più di altri la chiu­su­ra del­le scuo­le e l’isolamento e se ci sarà per­so­na­le ausi­lia­rio in nume­ro ade­gua­to per prov­ve­de­re alla sani­fi­ca­zio­ne (pro­ce­du­ra più lun­ga di una nor­ma­le igie­niz­za­zio­ne) di aule, bagni, labo­ra­to­ri, refet­to­ri ma anche gio­cat­to­li e ambien­ti per il ripo­so pome­ri­dia­no, per gli alun­ni più piccoli.

E anco­ra nes­su­na garan­zia rispet­to al man­te­ni­men­to del tem­po pie­no, minac­cia­to soprat­tut­to dal­la neces­si­tà di entra­te e usci­te con ora­ri sca­glio­na­ti che richie­de­reb­be mag­gior orga­ni­co per allun­ga­re la fascia ora­ria di servizio. 

Anco­ra oggi, a un mese dall’avvio dell’anno sco­la­sti­co, alle fami­glie che han­no i figli iscrit­ti alla pri­ma­ria, maga­ri di età diver­se, non è dato sape­re a che ora dovran­no accom­pa­gnar­li e ripren­der­li e se a ora­ri diversi.

E se il tem­po pie­no è a rischio, nul­la è chia­ro nem­me­no per il rispet­to, più in gene­ra­le, del tem­po scuo­la e a qua­li condizioni.

L’idea di sosti­tui­re i docen­ti con ope­ra­to­ri del ter­zo set­to­re non può infat­ti esse­re accet­ta­bi­le nem­me­no in emer­gen­za; le asso­cia­zio­ni svol­go­no un lavo­ro impor­tan­tis­si­mo insie­me alle scuo­le e fuo­ri da esse, non è pen­sa­bi­le con­fon­de­re i ruo­li in un’ottica di risparmio.

Anche rispet­to ai tra­spor­ti urba­ni ed extraur­ba­ni e alla neces­si­tà di poten­zia­re le cor­se le noti­zie non sono affat­to ras­si­cu­ran­ti: sen­za ingen­ti risor­se da par­te del gover­no non si riu­sci­rà a con­te­ne­re il rischio di con­ta­gio sui mez­zi pub­bli­ci, di cui si avval­go­no pre­va­len­te­men­te gli stu­den­ti del­le supe­rio­ri, oltre al personale.

Sul fron­te del­la didat­ti­ca, non si ha anco­ra con­tez­za di quan­ti stu­den­ti reste­ran­no fuo­ri dal­le aule sco­la­sti­che e saran­no costret­ti, alme­no per una par­te dell’orario, alla Didat­ti­ca Digi­ta­le Inte­gra­ta (DDI), di cui già esi­sto­no le linee gui­da, come dicevamo.

Ma non sarà cam­bian­do il nome alla DAD che spa­ri­ran­no le dise­gua­glian­ze che sono emer­se in que­sti mesi dal­la sua appli­ca­zio­ne.

I dati sono impres­sio­nan­ti ed è bene ricor­dar­li: 1600000 stu­den­ti non sono sta­ti rag­giun­ti dai pro­pri inse­gnan­ti e vivo­no un iso­la­men­to edu­ca­ti­vo da ini­zio marzo.

Si trat­ta per lo più di alun­ne e alun­ni che pati­sco­no già una con­di­zio­ne di fra­gi­li­tà sociale.

Sono inol­tre cre­sciu­te in modo espo­nen­zia­le le per­cen­tua­li del­la disper­sio­ne e dell’abbandono sco­la­sti­co, già gra­vis­si­mi pri­ma del­la pan­de­mia con pun­te al Sud e sul­le Iso­le del 20%, che secon­do i dati del Mini­ste­ro dell’Economia sono sali­te al 21,9% nel Pae­se, sfio­ran­do il 39% al Sud.

Ad oggi non è chia­ro di chi sarà la respon­sa­bi­li­tà di deci­de­re cosa fare in caso di con­ta­gio di un alun­no o di un inse­gnan­te: il pro­to­col­lo sul­la sicu­rez­za descri­ve i pas­sag­gi imme­dia­ti per l’isolamento del­la per­so­na in un luo­go dedi­ca­to del­la scuo­la – ammes­so che tut­te le scuo­le ne sia­no dota­te – ma qua­li saran­no i prov­ve­di­men­ti da pren­de­re sul grup­po clas­se o sul­la scuo­la non è anco­ra noto.

Per­ma­ne la sen­sa­zio­ne che il Mini­ste­ro del­la Sani­tà, quel­lo dell’Istruzione, quel­lo dei Tra­spor­ti e tut­te le dira­ma­zio­ni loca­li degli ambi­ti coin­vol­ti stia­no lavo­ran­do a com­par­ti­men­ti sta­gni, con una comu­ni­ca­zio­ne fati­co­sa che appe­san­ti­sce la tem­pi­sti­ca del­le decisioni. 

I Diri­gen­ti sco­la­sti­ci non pos­so­no esse­re lascia­ti soli col metro in mano a pren­de­re misu­re di aule e ban­che, sob­bar­can­do­si le respon­sa­bi­li­tà di ogni deci­sio­ne, gui­da­ti da diret­ti­ve fumo­se e a trat­ti ambigue.

Basta. Dopo sei mesi dall’inizio dell’emergenza sani­ta­ria è ora del­le risposte.

Come si rien­tre­rà a scuo­la il 14 settembre? 

Cosa suc­ce­de­rà in caso di secon­da onda­ta di Covid?

Cosa si è fat­to e cosa si ha in pro­gram­ma di fare per garan­ti­re il dirit­to allo stu­dio, sen­za lascia­re indie­tro nessuno?

Non è più tem­po del­le rispo­ste gene­ri­che e dei libri dei sogni a cui ci ha abi­tua­ti in que­sti mesi la Mini­stra Azzolina. 

L’emergenza edu­ca­ti­va pre­ten­de rispo­ste con­cre­te e pun­tua­li, noi non ci stan­che­re­mo di chiederle.

 

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