Rimpatri verso il Sudan: pretendiamo con ancor più forza che venga fatta chiarezza

Grazie all’iniziativa promossa dal Tavolo nazionale asilo a tutela di cinque vittime del rimpatrio, la questione sarà esaminata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Anche alla luce della annunciata stretta sui rimpatri voluta dal governo Gentiloni e dal ministro Minniti, e alla luce del recente accordo con la Libia, chiediamo che i ministri Minniti e Alfano facciano immediatamente chiarezza sul rimpatrio dei cittadini sudanesi, perché venga sciolto ogni dubbio sulle possibili violazioni di diritti di cui il nostro paese potrebbe essersi reso responsabile.

Quan­do nell’agosto scor­so fum­mo rag­giun­ti dal­la noti­zia del rim­pa­trio di cit­ta­di­ni suda­ne­si in pos­si­bi­le vio­la­zio­ne del­le più ele­men­ta­ri nor­me del dirit­to inter­na­zio­na­le non esi­tam­mo a sol­le­va­re la que­stio­ne sui media e in Par­la­men­to, tra­mi­te un’interrogazione alla qua­le non è sta­ta anco­ra data rispo­sta.

Gra­zie all’iniziativa pro­mos­sa dal Tavo­lo nazio­na­le asi­lo a tute­la di cin­que vit­ti­me del rim­pa­trio, la que­stio­ne sarà esa­mi­na­ta dal­la Cor­te euro­pea dei dirit­ti dell’uomo di Stra­sbur­go. Anche alla luce del­la annun­cia­ta stret­ta sui rim­pa­tri volu­ta dal gover­no Gen­ti­lo­ni e dal mini­stro Min­ni­ti, e alla luce del recen­te accor­do con la Libia, chie­dia­mo che i mini­stri Min­ni­ti e Alfa­no fac­cia­no imme­dia­ta­men­te chia­rez­za sul rim­pa­trio dei cit­ta­di­ni suda­ne­si, per­ché ven­ga sciol­to ogni dub­bio sul­le pos­si­bi­li vio­la­zio­ni di dirit­ti di cui il nostro pae­se potreb­be esser­si reso responsabile.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.