Salario minimo, ora! Abbiamo una proposta.
Nel nostro paese la percentuale di lavoratori a rischio povertà è pari all’11,8%, superiore anche alla Bulgaria. Dall’analisi delle retribuzioni contrattuali riferite ai settantatré contratti nazionali (esclusi quelli dei dirigenti) che sono monitorati mensilmente dall’ISTAT e che sono relative a circa 12,4 milioni di dipendenti, emerge uno scenario di lavoro povero e bassi salari, con una discreta variabilità tra i settori produttivi.
Questa proposta di legge di iniziativa popolare ha lo scopo di rimettere al centro del dibattito parlamentare la questione della giusta retribuzione e lo fa recuperando il meglio della trattazione in materia di salario minimo legale sinora raccolta dalle audizioni parlamentari e dalle proposte ivi presentate.
Una proposta di legge d’iniziativa popolare: come raccogliere le firme?
- Dirigenti della cancelleria della Corte d’Appello o un cancelliere presso la Sede della Corte d’Appello;
- Cancelliere capo del Tribunale o funzionario delegato presso la Sede del Tribunale;
- Segretario Comunale capo o un funzionario appartenente alla segreteria comunale presso il Comune.
Devono farlo obbligatoriamente entro 48 ore, a norma dell’art. 7 della Legge n. 352/70. Importante: anche i moduli vidimati in Comune sono validi ovunque, a norma della legge 352 del 1970, art.7. Se ti viene richiesta una delega dal legale rappresentante di Possibile, in quanto promotore della raccolta firme, scrivici a organizzazione@possibile.com per averla.
- ricorda che le firme vanno autenticate. Possono autenticarle (a norma dell’art.14 della legge 53/1990):
- i notai
- i giudici di pace
- i cancellieri e i collaboratori delle cancellerie delle corti di appello dei tribunali e delle preture
- i segretari delle procure della Repubblica
- gli avvocati iscritti all’albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all’ordine di appartenenza (scarica il modello di lettera)
- i consiglieri regionali
- i membri del Parlamento
- i presidenti delle province
- i sindaci metropolitani
- i sindaci
- gli assessori comunali e provinciali
- i componenti della conferenza metropolitana
- i presidenti dei consigli comunali e provinciali
- i presidenti e i vice presidenti dei consigli circoscrizionali
- i segretari comunali e provinciali
- i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia
- i consiglieri provinciali
- i consiglieri metropolitani
- i consiglieri comunali
Perché il salario minimo?
L’Italia figura tra i Paesi europei in cui non vige un salario minimo per legge ed è soggetta alla doppia dinamica del dumping salariale, sia interno che nel perimetro del mercato unico, tanto che fa registrare percentuali elevate di povertà tra i lavoratori (11,8%). Il livello mediano delle retribuzioni orarie è di 11,29 euro mentre il salario medio è pari a 14,29 euro. Circa 1,1 milioni di lavoratori hanno una paga oraria inferiore al 66% del salario mediano, ossia ricevono mediamente un salario di 6,65 euro per ogni ora lavorata.
Lo scrive Davide Serafin sull’ultimo numero di Ossigeno, “Sciopero minimo”, interamente dedicato al lavoro. Eppure, il dibattito sul salario minimo in Italia è arenato. Dentro e fuori il Parlamento.
Quando questa primavera abbiamo lanciato una campagna sul salario minimo, cancellato dal PNRR, hanno cominciato ad arrivarci testimonianze di lavoratori e lavoratrici che si sono trovate di fronte a condizioni intollerabili. Altro che “resilienza”. Il lavoro si paga. Si paga il giusto, si paga quanto è necessario per coinvolgere l’individuo nelle sorti della società, per la dignità e il rispetto della persona.
Già nel 2018 Possibile ha presentato una proposta di legge sul salario minimo. In quella proposta, l’introduzione di un salario minimo legale, che riconoscesse ai minimi tabellari un valore legale erga omnes quando questi fossero al di sopra della soglia stabilita, forniva una innovativa interpretazione dello strumento, sino a quel tempo bloccato dal timore di erodere potere contrattuale ai sindacati.
Nel corso di questi tre anni il Comitato Scientifico di Possibile, coordinato da Davide Serafin e insieme al gruppo tematico dedicato al lavoro, non ha smesso di documentarsi, specie sulla lunga ma sterile trattazione parlamentare in materia. Il testo del 2018 è stato riscritto e migliorato in alcuni dispositivi ed è pronto per diventare una proposta di legge di iniziativa popolare.
Ora abbiamo una nuova proposta e stiamo avviando la raccolta di firme necessaria per presentarla, rinnovata e implementata. Avremo bisogno di raccogliere 50.000 firme per poterlo fare, e dell’aiuto di tutte e tutti per raggiungere questo obiettivo. Abbiamo visto come le persone si mobilitino per le cause in cui si riconoscono e per far sentire la propria voce nel silenzio dei decisori politici e crediamo che questa battaglia, insieme alle altre che ci hanno visto in prima linea, sia fondamentale.