[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il premier Conte è intervenuto nuovamente sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, ministro degli interni.
Come riporta Fanpage, ha dichiarato:
“Parlare di immunità è uno strafalcione giuridico, definire questo voto un salva-Salvini è un falso che rischia di favorire il dibattito pubblico. Bisogna avere chiaro il quesito giuridico a cui saranno chiamati a rispondere i senatori: se abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo o se abbia agito al di fuori del suo ruolo ministeriale per i suoi propri interessi personali”.
Come abbiamo già scritto, è vero che l’argomento non è l’immunità parlamentare (ma questo dovrebbe spiegarlo ai suoi alleati pentastellati) ma è verissimo, invece, che questo voto è un salva-Salvini, perché la legge n. 1/89 istitutiva del Tribunale dei Ministri prevede un meccanismo di “salvataggio”, a insindacabile giudizio della camera di appartenenza, molto più efficace di qualsiasi immunità parlamentare.
In ogni caso il quesito giuridico non è affatto quello riportato.
Il vero quesito giuridico è se Salvini abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo, ma non in contrapposizione ad un interesse personale e privato.
Questo è già evidente e incontestato.
Quello che devono valutare i senatori è se non aver risposto alla richiesta di POS (Place of Safety) cioè di individuare un porto sicuro e consentire lo sbarco, privando illegittimamente della libertà personale 177 persone, compresi minori non accompagnati, sia atto di competenza del ministro degli interni, e anzi aver esplicitamente negato lo sbarco, quindi aver sequestrato quelle persone, sia una legittima iniziativa politica per spingere altri soggetti politici a determinate decisioni.
Se cioè si possa perseguire un interesse che si definisce costituzionalmente rilevante (Salvini, che non nega il fatto contestato, attenzione, questo è importantissimo, e blatera di difesa dei confini) quando l’interesse costituzionalmente rilevante, e preminente, è esattamente quello contrario: mettere in sicurezza le persone salvate da un naufragio e dare la possibilità ai naufraghi di chiedere tutela e asilo, non potendo sapere se sono portatori di un diritto soggettivo in tal senso, circostanza che solo l’Autorità Giudiziaria può valutare.
Non c’è nulla di personale.
Se fosse legittimo il sequestro, ricordo che il fatto è incontestato, per “convincere” altri Stati a prendere determinate decisioni, allora in teoria sarebbe legittima anche la tortura o l’omicidio.
Il prossimo passo quale sarà, tagliare qualche orecchio da mandare in Europa, o giustiziarne uno ogni ora, come fanno i sequestratori di professione?
Votare “No” e signfica accettare queste conseguenze logiche e giuridiche.
Peraltro, le ragioni per cui la motivazione politica non scrimina l’autore del reato, e anzi come neppure possa considerarsi atto politico in senso stretto un sequestro (e come potrebbe?), sono analiticamente esaminate e confutate nella richiesta di autorizzazione a procedere.
Quindi quando Conte aggiunge “In merito alla decisione della Giunta del Senato sulla domanda di autorizzazione a procedere avanzata nei confronti del ministro Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti, si sta consumando un caso di disinformazione” sta parlando di sé stesso e del governo tutto, che sta cercando in ogni modo di giustificare l’ingiustificabile per non perdere la faccia.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]