Un anno e mezzo di guerra. Più di 100.000 morti. Un fronte che si irrigidisce sempre di più, rendendo il congelamento di questo conflitto una eventualità sempre più probabile. Questa è la dura realtà della situazione che l’est Europa continua a vivere.
La guerra sul campo sta venendo affiancata sempre più da una guerra fatta di bombardamenti definiti “strategici”, ma che rischiano semplicemente di aumentare il già tragico computo di morti civili.
I droni lanciati contro le rispettive capitali nemiche non liberano e non occupano il territorio, creano solamente ulteriori morti e terrore.
Di fronte a questa situazione la richiesta di una soluzione diplomatica al conflitto non è solo figlia di un approccio geopolitico che ripudia la guerra, ma anche l’unica risposta pratica a un problema di gravità straziante.
Di fronte a una guerra che non può essere vinta da nessun lato le opzioni sono due: combattere all’infinito o far tacere le armi, sappiamo da che parte stare.