Domenica 24 Febbraio i Sardi hanno eletto il nuovo Presidente della Regione ed il Consiglio Regionale.
Ha vinto nettamente il centrodestra con il candidato Solinas al 48% staccando nettamente il progetto civico di centrosinistra che candidava Massimo Zedda arrivato al 33%. Nettamente staccato il M5S fermo all’ 11% che pure aveva dominato le politiche meno di un anno fa prendendo il 40%. Tutte le altre proposte si sono fermate nettamente sotto la soglia di sbarramento fissata al 5% segnando un risultato nettamente al di sotto delle attese.
Sono diversi gli elementi interessanti di questo voto che pur mantenendo una forte connotazione territoriale ha alcuni elementi comuni con i dati nazionali recenti emersi in altre regioni.
Il centrodestra appare in forma smagliante nonostante un candidato alla presidenza evanescente ed il suo dato di lista del 52% testimonia un consenso ed un radicamento di quella proposta diffuso su tutto il territorio. Dentro il centrodestra solo un meccanismo di primazia del voto di preferenza rispetto a quello di lista ha evitato che la Lega dominasse la contesa spazzando via i partiti tradizionali. Chiunque abbia assistito allo spoglio sa bene che le croci sul simbolo Lega erano almeno doppie rispetto al voto attribuito e dunque oggi realisticamente parliamo di una Lega al 20% nettamente primo partito in Sardegna e dominante nel centrodestra. Se a questo aggiungiamo il PSDAZ suo alleato nello scenario nazionale arriviamo vicini al 30% dei consensi.
Il centrosinistra con il traino importante del candidato Massimo Zedda e delle liste civiche espressione del mondo largo della sinistra ( che raggiungono 8%) raggiunge il 30% una percentuale migliore rispetto al dato politico di un anno fa 20% ma ancora nettamente insufficiente per giocarsi la partita. Una solida base su cui ricostruire esiste ma per tornare ad essere una reale alternativa al centrodestra il lavoro da fare è tantissimo e non bastano leadership forti e carismatiche per raggiungere questo scopo. La scomposizione del dato delle liste testimonia che il PD al 13% pur perdendo molto del suo consenso ha tenuto una percentuale dignitosa all’interno di un progetto plurale e credibile in grado di valorizzare anche la sinistra che nelle sue diverse sfumature partitiche e civiche prende il 15%.
Il M5S tracolla con un dato intorno al 10% che è frutto non solo di uno scarso radicamento e di un sistema elettorale che penalizza chi si presenta con un unica lista, ma di una grave crisi di consenso che in Sardegna ha raggiunto la sua vetta più alta.
Al di fuori dei tre blocchi principali le altre 4 proposte presentate raccolgono pochissimo e vanno al di sotto delle attese sia il progetto guidato dal potentissimo assessore ai lavori pubblici della Giunta uscente, sia la proposta di sinistra antagonista ferma allo 0,5%.
Un discorso a parte meritano le forze indipendentiste ed autonomiste che 5 anni fa nel loro complesso presero il 17% ed oggi si fermano ad un dato poco superiore al 5%. Se ci pensate in un momento in cui in Europa prevalgono le spinte autonomiste e locali questo rappresenta uno dei dati in negativo più rilevanti di questa tornata regionale. La mia sensazione è che in assenza di un progetto pragmatico e realizzabile i Sardi non siano disposti a prendere in considerazione un alternativa di rappresentanza indipendentista.
Come Possibile abbiamo investito sulla costruzione in Sardegna del progetto civico di centrosinistra guidato da Massimo Zedda e lo abbiamo fatto mettendo in campo un progetto civico Sardegna in Comune che era composto da persone che come noi avevano una militanza in progetti nazionali ma anche da tantissimi candidati che pur non riconoscendosi in un partito venivano da esperienze locali di impegno amministrativo, sindacale o nel terzo settore. E’ stata una sfida complessa ma ha portato un risultato buono del 2,5% e l’elezione di due donne al Consiglio Regionale Maria Laura Orru e Anna Maria Uras. La legge prevede che la seconda eletta debba cedere il posto al Candidato Governatore se decidesse di guidare l’opposizione in Consiglio Regionale rinunciando al ruolo di Sindaco.
Se dovessi provare a proiettare sul livello nazionale questo risultato, pur consapevole dei limiti di questo tentativo, direi che oggi la via di una sinistra plurale capace di rispettarsi e condividere alcuni valori ed alcune priorità mi pare il modo migliore per provare a ricostruire un idea di Paese capace di essere convincente e credibile. A furia di forzare i tempi ed i processi molto spesso nel recente passato abbiamo perso la capacità di parlare al Paese. Se dovessi individuare una priorità suggerirei una grande riflessione sul rapporto tra noi e la provincia italiana perché ancora una volta il voto testimonia una distanza siderale tra il voto nelle aree urbane e quello della parte rurale del Paese. Rinunciare a questo sforzo e pensare che ci si possa rassegnare a rappresentare solo le aree urbane rappresenterebbe il fallimento plastico di qualsiasi progetto progressista in questo Paese.