Sblocca Italia o sblocca rendite?

Ovve­ro: pre­mia­mo il meri­to, ma a tut­ti i livel­li.

Sono un ren­zia­no del­la pri­ma ora. Anzi, del­la pri­ma mezz’ora.
Me lo ricor­do bene quel bel discor­so alla pri­ma Leo­pol­da, quan­do gli obiet­ti­vi era­no “Sì alle unio­ni civi­li, dirit­ti agli immi­gra­ti, lot­ta alla ren­di­ta”. Poi qual­che cosa deve esse­re suc­ces­sa, per­ché se sul fron­te dei dirit­ti civi­li il buio è pesto, sul fron­te del­la lot­ta alla ren­di­ta le cose van­no anche peggio.
Scor­ren­do il cosid­det­to Sbloc­ca Ita­lia, sem­bra di leg­ge­re un’an­to­lo­gia di prov­ve­di­men­ti fina­liz­za­ti al soste­gno del­la ren­di­ta. Com­pre­sa la ren­di­ta parassitaria.
Cer­to in alcu­ni casi dal tavo­lo casca qual­che bri­cio­la e maga­ri si rie­sce ad atti­va­re qual­che posto di lavo­ro, anche se solo come con­se­guen­za non intenzionale.
Ma andia­mo con ordine.

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Costrut­to­ri, ban­che e proprietari
Un costrut­to­re è un impren­di­to­re, o alme­no lo dovreb­be esse­re. Per­ché trop­po spes­so in pas­sa­to abbia­mo assi­sti­to all’ac­cu­mu­lar­si di rapi­de e faci­li for­tu­ne basa­te sul­la ren­di­ta fon­dia­ria . In pra­ti­ca acqui­sto un ter­re­no sen­za valo­re, ne otten­go il cam­bio di desti­na­zio­ne d’u­so e ci costrui­sco sopra. Se dimen­ti­cas­si­mo per un atti­mo il con­su­mo di suo­lo gene­ra­to, potrem­mo dire tut­to bene. Forse.
Ma se voglio esse­re con­si­de­ra­to impren­di­to­re, c’è alme­no una con­di­zio­ne che devo sod­di­sfa­re: il rischio d’im­pre­sa. Se ho lavo­ra­to bene ci gua­da­gno. Ma se inve­ce ho valu­ta­to male le dina­mi­che di mer­ca­to, allo­ra devo paga­re pegno, al limi­te fal­li­re. Se nes­su­no vuo­le acqui­sta­re le case che ho costrui­to dovrei paga­re in pri­ma per­so­na. Se una ban­ca mi ha pre­sta­to dena­ro per rea­liz­za­re quel­le case, ipo­tiz­zan­do una doman­da che nel­la real­tà non c’è, quel­la ban­ca dovrà ras­se­gnar­si a per­de­re il dena­ro che mi ha prestato.
Ma pos­sia­mo tut­ti dor­mi­re tran­quil­li, per­ché ci pen­sa il decre­to Sbloc­ca Ita­lia. All’ar­ti­co­lo 21 è infat­ti pre­vi­sto uno scon­to fisca­le pari al 20 per cen­to del prez­zo di acqui­sto del­l’im­mo­bi­le. Lo scon­to è atti­vo a pat­to che l’im­mo­bi­le sia poi dato in affit­to. Ma chi ci guadagna?
La ban­ca che ha mes­so i capi­ta­li, il costrut­to­re che ha rea­liz­za­to l’e­di­fi­cio, il pro­prie­ta­rio che affit­te­rà l’appartamento.
Gli inqui­li­ni si tro­ve­ran­no ovvia­men­te a paga­re affit­ti in linea con i prez­zi di mer­ca­to, sen­za bene­fi­cia­re del­lo scon­to praticato.
La ren­di­ta vin­ce, il lavo­ro per­de. Pri­va­tiz­zia­mo i pro­fit­ti, socia­liz­zia­mo le per­di­te.  Con buo­na pace degli impren­di­to­ri veri, che qual­che rischio se lo sono assunto.

Con­ces­sio­na­ri autostradali
Le auto­stra­de del nostro pae­se sono affi­da­te a socie­tà pri­va­te in regi­me di con­ces­sio­ne. Un bene rea­liz­za­to con sol­di pub­bli­ci (come capi­ta­va appun­to alle auto­stra­de) vie­ne con­se­gna­to a socie­tà pri­va­te. La socie­tà si impe­gna a rea­liz­za­re le ope­re di manu­ten­zio­ne neces­sa­rie e a prov­ve­de­re alla gestio­ne ordi­na­ria. In cam­bio pote­va otte­ne­re il paga­men­to dei pedag­gi. Quan­do gli inve­sti­men­ti neces­sa­ri sono one­ro­si, la con­ces­sio­ne ha giu­sta­men­te una dura­ta di mol­ti anni.
Al ter­mi­ne del­la con­ces­sio­ne lo Sta­to ritor­na in pos­ses­so del bene e può deci­de­re se ban­di­re una nuo­va gara, seguen­do le nor­ma­ti­ve europee.
I con­ces­sio­na­ri sono impren­di­to­ri? Sia­mo in pre­sen­za di rischio di impresa?
Il decre­to Sbloc­ca Ita­lia all’ar­ti­co­lo 5 pre­ve­de che “i con­ces­sio­na­ri auto­stra­da­li pos­so­no pro­por­re modi­fi­che ai con­trat­ti in esse­re anche median­te l’unificazione di trat­te inter­con­nes­se, con­ti­gue o com­ple­men­ta­ri ai fini di una loro gestio­ne uni­ta­ria“. Come ricor­da Andrea Zitel­li per Vali­gia Blu, sia l’Au­to­ri­tà Nazio­na­le Anti­cor­ru­zio­ne, sia l’Au­to­ri­tà di Rego­la­zio­ne dei Tra­spor­ti, sia l’Au­to­ri­tà Garan­te del­la Con­cor­ren­za e del Mer­ca­to sol­le­va­no for­ti critiche.
Com­pli­men­ti, non è faci­le met­te­re d’ac­cor­do tre diver­se auto­ri­tà tut­te in una vol­ta: bingo!
La cri­ti­ca prin­ci­pa­le è che in un set­to­re così rigi­do, l’u­ni­co momen­to in cui si può real­men­te par­la­re di mer­ca­to e di con­cor­ren­za è quel­lo in cui si asse­gna­no, con una gara euro­pea, le con­ces­sio­ni. Se le con­ces­sio­ni sono sti­rac­chia­te nel tem­po, allun­ga­te inde­fi­ni­ta­men­te, gene­ra­no pro­fit­ti da ren­di­ta di posi­zio­ne del tut­to ingiu­sti­fi­ca­ti in un’ot­ti­ca di mer­ca­to. Pro­fit­ti che signi­fi­ca­no mag­gio­ri one­ri per tut­ti gli uten­ti. Anche qui pri­va­tiz­zia­mo i pro­fit­ti, socia­liz­zia­mo le perdite.

Orte-Mestre
Oggi però le nuo­ve auto­stra­de non si costrui­sco­no più con fon­di pub­bli­ci, abbia­mo inven­ta­to il pro­ject finan­cing, vero? Cer­to, il pro­ject finan­cing con i sol­di degli altri.
Il decre­to Sbloc­ca Ita­lia rein­tro­du­ce uno scon­to fisca­le, indi­ca­ti­va­men­te pari a cir­ca 2 miliar­di di euro, per la rea­liz­za­zio­ne del­l’au­to­stra­da Orte Mestre.
Come giu­sta­men­te rile­va Luca Mar­ti­nel­li di Altre­co­no­mia, la Orte Mestre dove­va esse­re un’o­pe­ra finan­zia­ta da capi­ta­le pri­va­to. Sono già mol­te le auto­stra­de che han­no avu­to acces­so a que­sti scon­ti, ma quel­la rela­ti­va alla Orte-Mestre è una vicen­da com­pli­ca­ta, già ogget­to di pre­ce­den­ti prov­ve­di­men­ti annul­la­ti poi dal­la Cor­te dei Conti.
Ma se il pub­bli­co deve spen­de­re 2 miliar­di di euro, non var­reb­be la pena uti­liz­zar­li per met­te­re in sicu­rez­za la E45, già esi­sten­te? Lo ricor­da bene Anna Dona­ti nel suo inter­ven­to inclu­so in “Rot­ta­ma Ita­lia”.
Cer­to se i sol­di pub­bli­ci fos­se­ro dirot­ta­ti su stra­de esi­sten­ti, per cui non è pre­vi­sto un pedag­gio, non si gene­re­reb­be una pos­si­bi­le ren­di­ta per i cosid­det­ti inve­sti­to­ri pri­va­ti. Bra­vi a inve­sti­re, quan­do lo sta­to for­ni­sce le garan­zie. Ed è sicu­ra­men­te un caso che tra que­sti inve­sti­to­ri ci sia Vito Bon­si­gno­re, mem­bro anche lui del Nuo­vo Cen­tro Destra, come il mini­stro del­le infra­strut­tu­re e dei tra­spor­ti Mau­ri­zio Lupi.

Ricer­ca e col­ti­va­zio­ni di idrocarburi
Da sem­pre il gran­de capi­ta­le ha tro­va­to un otti­mo riscon­tro nel­lo sfrut­ta­men­to del­le risor­se ener­ge­ti­che fos­si­li. Sto­rie come quel­le di J.D. Roc­ke­fel­ler sono esem­pla­ri. Ma pro­prio oggi, quan­do la fon­da­zio­ne che ne reca il nome deci­de di inve­sti­re sul­le fon­ti rin­no­va­bi­li, il nostro pae­se si apre come mai pri­ma allo sfrut­ta­men­to del­le gran­di com­pa­gnie petro­li­fe­re inter­na­zio­na­li. Il decre­to Sbloc­ca Ita­lia, dichia­ran­do di pub­bli­ca uti­li­tà tut­te le ope­re con­nes­se con lo sfrut­ta­men­to del­le risor­se fos­si­li, favo­ri­sce gli espro­pri di ter­re­ni pri­va­ti a favo­re del­le gran­di impre­se petro­li­fe­re.
Si pas­sa in pra­ti­ca dal­l’e­spro­prio pro­le­ta­rio all’e­spro­prio capi­ta­li­sti­co. Indu­strie come que­ste sono infat­ti per defi­ni­zio­ne capi­tal inten­si­ve, in gra­do di gene­ra­re pochi posti di lavo­ro per uni­tà di capi­ta­le inve­sti­to. Se voles­si­mo aumen­ta­re i livel­li occu­pa­zio­na­li, dovrem­mo favo­ri­re ed attrar­re tut­t’al­tri tipi di investimenti.
A chi ricor­da che Lui­gi Einau­di «Nel libro La ren­di­ta finan­zia­ria dice­va che lo Sta­to ha il dove­re si sfrut­ta­re le risor­se ener­ge­ti­che del Pae­se.» pos­sia­mo rispon­de­re con le sue stes­se paro­le: era il nove­cen­to. Nel nove­cen­to esi­ste­va un Ente Nazio­na­le Idro­car­bu­ri, oggi non più. Nel nove­cen­to la par­ti­ta ener­ge­ti­ca era sta­ta vin­ta dal­le fon­ti fos­si­li, oggi non più.
Pos­sia­mo accon­ten­tar­ci del­le bri­cio­le lascia­te sul piat­to e paga­te come royal­ties allo sta­to o alle regio­ni? Qua­li bene­fi­ci ulte­rio­ri ne ven­go­no deter­mi­na­ti per l’e­co­no­mia nazio­na­le e chi si accol­le­rà i rischi ambien­ta­li gene­ra­ti? Sarà anco­ra una vol­ta lo sta­to a dover inter­ve­ni­re, quan­do la raz­zia sarà compiuta?

Pre­mia­mo il merito
Il decre­to Sbloc­ca Ita­lia può esse­re cri­ti­ca­to da tan­ti pun­ti di vista. Lo han­no già fat­to in tan­ti (lo fa Altre­co­no­mia con l’in­stant book “Rot­ta­ma Ita­lia” rea­liz­za­to da 30 espo­nen­ti del­la cul­tu­ra ita­lia­na, lo fa Vali­glia Blu met­ten­do in fila tut­ti i rischi di scem­pio, lo fa Mar­co Boschi­ni dei Comu­ni vir­tuo­si imma­gi­nan­do un decre­to al con­tra­rio).
Potrem­mo par­la­re di ince­ne­ri­to­ri tenu­ti in vita arti­fi­cial­men­te (pena­liz­zan­do indi­ret­ta­men­te i comu­ni vir­tuo­si che eccel­lo­no nel­la rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta). Oppu­re del­la pos­si­bi­li­tà, per i costrut­to­ri che rea­liz­za­no un nuo­vo quar­tie­re, di rea­liz­zar­ne solo le par­ti più remu­ne­ra­ti­ve, lascian­do per dopo quel­le di pub­bli­ca utilità.
Ma quel­lo che più dovreb­be col­pi­re gli osser­va­to­ri non aprio­ri­sti­ca­men­te con­tra­ri all’at­tua­le gover­no, è come que­sto prov­ve­di­men­to costi­tui­sca un inver­sio­ne di mar­cia tota­le rispet­to a quan­to pre­di­ca­to fino­ra dal pre­si­den­te del con­si­glio. Per­ché dob­bia­mo pre­mia­re il meri­to solo quan­do par­lia­mo di sin­go­li lavo­ra­to­ri dipen­den­ti e non quan­do si par­la di gros­se impre­se oli­go­po­li­sti­che? Per­ché dob­bia­mo eli­mi­na­re le ren­di­te di posi­zio­ne quan­do com­pa­io­no nei sin­da­ca­ti e favo­rir­le quan­do pre­mia­no il gran­de capitale?
Non sono un eco­no­mi­sta, ma cer­to non ho dovu­to aspet­ta­re le moti­va­zio­ni del Nobel per l’e­co­no­mia 2014 per sape­re che i prin­ci­pa­li nemi­ci del mer­ca­to non sono il comu­ni­smo o il socia­li­smo: sono il mono­po­lio e l’o­li­go­po­lio. In alcu­ni set­to­ri eco­no­mi­ci ine­vi­ta­bil­men­te assi­stia­mo a dina­mi­che oli­go­po­li­sti­che. La man­can­za di una appro­pria­ta rego­la­zio­ne por­ta quin­di a “risul­ta­ti social­men­te inde­si­de­ra­bi­li: prez­zi più ele­va­ti di quan­to moti­va­to dai costi, o azien­de impro­dut­ti­ve che soprav­vi­vo­no impe­den­do l’in­gres­so di altre nuo­ve e più efficienti”.
Quel­lo che sareb­be legit­ti­mo atten­der­si da un gover­no rivol­to al futu­ro è la capa­ci­tà di rego­la­re con effi­ca­cia que­sti set­to­ri, non cer­to l’e­spo­si­zio­ne di una ban­die­ra bian­ca come quel­la costi­tui­ta dal decre­to Sbloc­ca Italia.

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