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Il 13 luglio il Consiglio comunale di Milano ha approvato l’accordo di programma per la riqualificazione degli scali ferroviari, la più significativa operazione urbanistica per il territorio della città per i prossimi 20–25 anni. A favore dell’accordo, maggioranza e opposizione. Contrari solo Basilio Rizzo di Milano in Comune e i tre consiglieri dei 5 Stelle, mentre la Lega Nord è uscita dall’aula.
Il progetto di rigenerazione delle aree degli scali nasce nel 2005 durante la giunta Albertini e riguarda 7 aree nel Comune di Milano per un totale di 1.250.000 mq che le Ferrovie dello Stato hanno avuto a suo tempo in concessione e che hanno deciso di non utilizzare più per gli scopi per cui erano state assegnate, ovvero il trasporto su rotaia. Gli scali, trovandosi in piena zona urbana del comune, oltre a rappresentare un elemento di estremo interesse immobiliare, sono soprattutto spazi determinanti per il futuro urbanistico della città. La riconversione di queste aree permetterebbe di aumentare le zone verdi, in una città che è molto carente sotto questo aspetto, e di avviare opere di urbanizzazione per molteplici scopi: servizi abitativi di varia tipologia, industriali avanzati, trasporti.
Dopo alterne vicende, nel dicembre 2015 si era giunti a un primo accordo di programma che è stato però bocciato dal Consiglio comunale, poco prima del termine della Giunta Pisapia. Il nuovo Sindaco Sala, con una nuova maggioranza, ha inserito fra gli obiettivi principali della sua proposta politica proprio la ratifica del nuovo accordo di programma che è appena stato approvato.
In questi mesi, durante le occasioni di partecipazione organizzate dal Comune di Milano, sono stati molti i rilievi mossi sia al contenuto dell’accordo, sia al processo che lo ha accompagnato e che darà luogo alla sua attuazione. In particolare, le rimostranze dei cittadini riguardavano la percentuale di spazi destinati ad aree verdi (intorno al 60%, contro l’80% richiesto dai cittadini) e le opere di edificazione. I rilievi, presentati anche da autorevoli protagonisti del mondo dell’urbanistica milanese, hanno trovato scarsa, se non nulla, accoglienza nel testo approvato.
Il primo elemento di perplessità riguarda il meccanismo stesso dell’accordo di programma, che lascia nelle mani di Sistemi Urbani (società privata di proprietà al 100% di Ferrovie dello Stato e in procinto di quotarsi in Borsa) la gestione di tutto il processo di attuazione del progetto di riqualificazione degli scali: dalla definizione dei piani di progetto dei singoli scali, passando per le gare d’appalto per la progettazione fino alla loro realizzazione. Su questo punto è stato approvato un emendamento dell’opposizione che vincola i piani attuativi della giunta al parere del Consiglio comunale. Tale vincolo sarà il principale e forse unico checkpoint in mano all’ente pubblico e quindi ai cittadini.
Il secondo elemento critico riguarda il beneficio economico che ne potrà o dovrà ricavare il Comune di Milano al termine dell’operazione. Le valutazioni sono particolarmente divergenti perché si va dai 50 milioni di ritorno al Comune, previsti da Sistemi Urbani, ai 500 milioni, calcolati da fonti indipendenti.
Sulle scelte specifiche degli interventi di riqualificazione, rispetto al precedente accordo respinto nel 2015, è positivo che siano state elevate le percentuali di verde, di edilizia convenzionata e di alloggi popolari. Ad ogni modo, considerata la natura di progetto di massima dell’accordo, si potrà sicuramente esprimere un giudizio più preciso solo dopo la presentazione dei piani di attuazione. Al riguardo, Sistemi Urbani ha voluto offrire ai cittadini un assaggio della “nuova Milano”, incaricando nel gennaio 2017 cinque studi di progettazione di preparare altrettanti scenari (fancy pictures?) per gli scali riqualificati. Gli studi hanno avuto a disposizione due mesi scarsi per fornire il risultato, senza conoscere il budget a disposizione. A prescindere dal giudizio sulle singole proposte, non si capisce quale relazione ci possa essere fra i piani di attuazione e gli scenari presentati ai cittadini: una pura azione di marketing o la prima presentazione di qualcosa già deciso a priori?
Viste le dimensioni dell’intervento è evidente che gli interessi che si muovono attorno alla riqualificazione degli scali sono certamente imponenti e il risultato imprimerà una svolta epocale all’assetto della città: per questo Possibile sta verificando le opzioni tecniche e le forze sociali e politiche disponibili a strutturare momenti di controllo democratico delle scelte effettuate e di quelle che verranno realizzate sia dagli enti pubblici sia dai privati coinvolti nel progetto “Scali Ferroviari”. Vorremmo evitare di vedere apparecchiato un grande tavolo di poker dove conta soprattutto chi può fare i rilanci più sostanziosi.
Franco Graziani
Possibile Milano[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]