Schengen, l’euro, le persone

L’altra notte sono morti ancora decine di bambini in quel tratto di mare che fa da confine all’Europa. All’Europa, oddio, nel braccio d’acqua che divide la Grecia dalla Turchia, visto che qui ormai ognuno pensa solo per sé. Tra gli stessi flutti, appena qualche mese fa, annegò il piccolo Aylan Kurdi, e le immagini del suo corpicino quasi addormentato sulla spiaggia sembravano aver svegliato le coscienze dell’Unione. Sembravano, appunto.

L’altra not­te sono mor­ti anco­ra deci­ne di bam­bi­ni in quel trat­to di mare che fa da con­fi­ne all’Europa. All’Europa, oddio, nel brac­cio d’acqua che divi­de la Gre­cia dal­la Tur­chia, visto che qui ormai ognu­no pen­sa solo per sé. Tra gli stes­si flut­ti, appe­na qual­che mese fa, anne­gò il pic­co­lo Aylan Kur­di, e le imma­gi­ni del suo cor­pi­ci­no qua­si addor­men­ta­to sul­la spiag­gia sem­bra­va­no aver sve­glia­to le coscien­ze dell’Unione. Sem­bra­va­no, appunto.

Pas­sa­ta l’onda emo­zio­na­le, come per tut­ti i temi che riem­pio­no di foto i media più o meno social, abbia­mo ripo­sto l’afflato emo­zio­na­le per i pic­co­li migran­ti e ripre­so il con­sue­to abi­to che ci fa guar­da­re con sospet­to quel­li più gran­di. Cer­to, la stra­ge di Pari­gi, ovvio, i fat­ti di Colo­nia; però, alme­no fra di noi ammet­tia­mo­lo, non ave­va­mo biso­gno di que­gli even­ti per chiu­der­ci a ric­cio. For­za­ta, sem­mai, era l’apertura dimo­stra­ta pri­ma, che infat­ti è subi­to sta­ta riti­ra­ta e ritrattata.

“Pron­ti ad acco­glie­re tut­ti sen­za limi­ti”, si dice­va la Ger­ma­nia, la stes­sa che ora pen­sa di chiu­de­re Schen­gen intor­no alle peni­so­le elle­ni­ca e ita­li­ca, per fer­ma­re l’onda di dispe­ra­ti che risa­le il con­ti­nen­te. I nobi­li pro­po­si­ti del­le civi­li demo­cra­zie del nord diven­ta­no la pos­si­bi­li­tà di seque­stra­re ai migran­ti e ai pro­fu­ghi i pochi ave­ri che guer­re e care­stie han­no rispar­mia­to. E se qual­che dub­bio da quel­le par­ti a qual­cu­no vie­ne rispet­to alla sospen­sio­ne degli accor­di di libe­ra cir­co­la­zio­ne, è in rela­zio­ne ai timo­ri per le sor­ti dell’euro, non cer­ta­men­te del­le per­so­ne.

La par­te tri­ste di que­sto rac­con­to sta nel fat­to ch’esso è tutt’altro che impre­vi­sto, anzi. Nell’Europa dell’Unione si acce­de solo per cen­so. Su qua­li basi si fon­da­va­no i requi­si­ti per con­sen­tir­ne l’adesione da par­te degli Sta­ti? Su dati eco­no­mi­ci, squi­si­ta­men­te mone­ta­ri e finan­zia­ri. Per que­sto si è pen­sa­to più vol­te di met­te­re alla por­ta la Gre­cia di Tsi­pras e mai s’è det­to alcun­ché dell’Ungheria di Orbán.

C’è sta­to un tem­po in cui qual­cu­no par­la­va di Sta­ti Uni­ti dal Medi­ter­ra­neo al Cir­co­lo pola­re arti­co; bel­la favo­la, non c’è che dire. Ma ve l’immaginate, negli Sta­ti Uni­ti quel­li veri, il gover­na­to­re dell’Illinois chie­de­re di eri­ge­re una fron­tie­ra a sud dell’Arkansas, per­ché l’arrivo dei clan­de­sti­ni (che brut­ta paro­la, tut­to­ra rea­to da noi per­ché tale lo vuo­le “il popu­li­smo”) mes­si­ca­ni è un pro­ble­ma prin­ci­pal­men­te del Texas?

L’antieuropeismo, dico­no: un gros­so pro­ble­ma. Soprat­tut­to quan­do ad ali­men­tar­lo sono quel­li che gover­na­no. Per­ché, vede­te, sono decen­ni che ci spie­ga­no che l’Europa è “la nostra patria comu­ne”, ma se di que­sta se ne discu­te nei ter­mi­ni di for­tez­za asse­dia­ta che s’appresta a respin­ge­re chi sof­fre, gui­da­ta dai sal­di di bilan­cio qua­le uni­ca rego­la (aurea, ci man­che­reb­be), fran­ca­men­te, “mi sen­to esi­lia­to”.

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