Scontri tra Guardia costiera libica e Ong: quali responsabilità italiane?

Per la prima volta, grazie alla presenza delle Ong, abbiamo informazioni di primissima mano su cosa avviene nel Mediterraneo centrale come conseguenze dello sciagurato accordo sottoscritto tra il governo Italiano e il Governo di Riconciliazione Nazionale Libico

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Un’in­ter­ro­ga­zio­ne al Mini­stro Min­ni­ti, per chie­der­gli con­to di quan­to abbia­mo ascol­ta­to ieri da Gen­na­ro Giu­det­ti, volon­ta­rio del­la Ong Sea Watch che ha assi­sti­to, lo scor­so 6 novem­bre, a un vero e pro­prio sabo­tag­gio del­le ope­ra­zio­ni di sal­va­tag­gio gesti­te da Sea Watch (su man­da­to del­la Guar­dia costie­ra ita­lia­na e in acque inter­na­zio­na­li) con­dot­to dal­la Guar­dia costie­ra libi­ca. Un sabo­tag­gio che è costa­to la vita a diver­se per­so­ne e che sicu­ra­men­te sot­to­por­rà a vio­len­ze e trat­ta­men­ti inu­ma­ni i 47 migran­ti che la Guar­dia costie­ra libi­ca ha ricon­dot­to, anche attra­ver­so l’u­so del­la for­za, nel pae­se dal qua­le fug­gi­va­no, e cioè la Libia.

Per la pri­ma vol­ta, gra­zie alla pre­sen­za del­le Ong, abbia­mo infor­ma­zio­ni di pri­mis­si­ma mano su cosa avvie­ne nel Medi­ter­ra­neo cen­tra­le come con­se­guen­ze del­lo scia­gu­ra­to accor­do sot­to­scrit­to tra il gover­no Ita­lia­no e il Gover­no di Ricon­ci­lia­zio­ne Nazio­na­le Libi­co, un accor­do mai rati­fi­ca­to dal­le Came­re (come pre­vi­sto dal­l’ar­ti­co­lo 80 del­la Costi­tu­zio­ne) e che — soprat­tut­to — ha dele­ga­to alla Guar­dia costie­ra libi­ca il respin­gi­men­to di migran­ti e rifu­gia­ti in fuga dal­la Libia, ricon­dot­ti nei cen­tri di deten­zio­ne libi­ci dai qua­li mol­ti di loro fug­go­no. Nume­ro­se inchie­ste gior­na­li­sti­che han­no inol­tre docu­men­ta­to sovrap­po­si­zio­ni tra la Guar­dia costie­ra libi­ca e mili­zie atti­ve nel traf­fi­co di esse­ri uma­ni e nel­la gestio­ne dei cen­tri di deten­zio­ne per migran­ti. Cen­tri nei qua­li i migran­ti sono sot­to­po­sti a pri­va­zio­ne del­la liber­tà in manie­ra indi­scri­mi­na­ta, tor­tu­re, vio­len­ze, stu­pri, ucci­sio­ni oltre che esse­re ogget­to di un vero e pro­prio mer­ca­to di schia­vi.

Ci sono respon­sa­bi­li­tà ita­lia­ne. L’I­ta­lia, infat­ti, ha adde­stra­to allie­vi del­la Guar­dia Costie­ra e del­la Mari­na Libi­ca, oltre ad aver desti­na­to (come denun­cia­to da ASGI) 2,5 milio­ni di euro del Fon­do Afri­ca (un fon­do desti­na­to alla coo­pe­ra­zio­ne) al tra­spor­to e alla siste­ma­zio­ne di moto­ve­det­te in dota­zio­ne all’apparato mili­ta­re libico.

Tut­to ciò nono­stan­te l’articolo 10 del­la Costi­tu­zio­ne san­ci­sca che «l’or­di­na­men­to giu­ri­di­co ita­lia­no si con­for­ma alle nor­me del dirit­to inter­na­zio­na­le gene­ral­men­te rico­no­sciu­te» e che «lo stra­nie­ro, al qua­le sia impe­di­to nel suo pae­se l’ef­fet­ti­vo eser­ci­zio del­le liber­tà demo­cra­ti­che garan­ti­te dal­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na, ha dirit­to d’a­si­lo nel ter­ri­to­rio del­la Repub­bli­ca». L’Italia, quin­di, è tenu­ta al rispet­to dei prin­ci­pi di dirit­to inter­na­zio­na­le secon­do i qua­li «nes­su­no può esse­re sot­to­po­sto a tor­tu­ra né a pene o trat­ta­men­ti inu­ma­ni o degra­dan­ti» (art. 3 CEDU) e nes­su­no sta­to può nep­pu­re espel­le­re o respin­ge­re «in qual­sia­si modo, un rifu­gia­to ver­so i con­fi­ni di ter­ri­to­ri in cui la sua vita o la sua liber­tà sareb­be­ro minac­cia­te» (Con­ven­zio­ne di Gine­vra, art. 33).

Dati que­sti fat­ti abbia­mo chie­sto a Min­ni­ti se non riten­ga neces­sa­rio inter­ve­ni­re per revo­ca­re il Memo­ran­dum di inte­sa tra Ita­lia e Libia per pro­muo­ve­re una svol­ta nel­le rela­zio­ni tra i due pae­si che ten­ga con­to del rispet­to dei dirit­ti uma­ni, che risul­ta­no vio­la­ti dal­le for­ze di poli­zia libi­che adde­stra­te e sup­por­ta­te su man­da­to e con risor­se stan­zia­te del gover­no Ita­lia­no. Infi­ne, pre­ten­dia­mo garan­zie sul fat­to che i sol­di ita­lia­ni non fini­sca­no nel­le tasche del­le milizie. 

Ricor­dia­mo al Mini­stro che gio­car­si la car­ta del­la dimi­nu­zio­ne degli sbar­chi è trop­po faci­le, se il costo da paga­re è il man­ca­to rispet­to dei dirit­ti uma­ni e il sot­to­por­re con­sa­pe­vol­men­te per­so­ne in fuga a vio­len­ze e torture.

 

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