Scuola, chiamata diretta: professori discriminati ai colloqui

“Oggi una let­te­ra aper­ta del­le segre­te­rie di Cisl e Uil scuo­la del­le Mar­che denun­cia l’en­ne­si­ma discri­mi­na­zio­ne gene­ra­ta dal­l’en­tra­ta in vigo­re del­la Buo­na scuo­la: secon­do alcu­ne testi­mo­nian­ze di gio­va­ni inse­gnan­ti, con­vo­ca­te dai diri­gen­ti sco­la­sti­ci per la pro­ce­du­ra di chia­ma­ta diret­ta, il col­lo­quio si sareb­be svol­to all’in­se­gna di doman­de sui figli pic­co­li, sul­la volon­tà di pren­de­re un’a­spet­ta­ti­va in caso di gra­vi­dan­za o sul­la richie­sta di asse­gna­zio­ne per avvi­ci­nar­si a casa. Doman­de asso­lu­ta­men­te inop­por­tu­ne e discri­mi­na­to­rie che met­to­no in evi­den­za anco­ra di più quan­to la Buo­na scuo­la sia dan­no­sa e arretrata”.

Lo dichia­ra­no in una nota Bea­tri­ce Bri­gno­ne e Pip­po Civa­ti, depu­ta­ti di Pos­si­bi­le per i qua­li una “rispo­sta affer­ma­ti­va del­le inse­gnan­ti su gra­vi­dan­ze o figli pic­co­li potreb­be inci­de­re sul­la scel­ta del diri­gen­te”. “Ci tro­via­mo — con­ti­nua­no — in pre­sen­za di un arre­tra­men­to in ter­mi­ni di dirit­ti dei lavo­ra­to­ri che non ha pre­ce­den­ti e che fa emer­ge­re nel pub­bli­co impie­go pra­ti­che che appar­te­ne­va­no fino­ra solo ad ambi­ti stret­ta­men­te pri­va­ti. Que­sto è il risul­ta­to di chi con­ce­pi­sce la scuo­la pub­bli­ca come un’a­zien­da e non come il luo­go fon­da­men­ta­le del­la for­ma­zio­ne e del­l’e­du­ca­zio­ne alla diver­si­tà e anche alla pari­tà di gene­re (come reci­ta in uno dei suoi pun­ti anche il decre­to sul­la Buo­na Scuola).

Chie­dia­mo che la Mini­stra Gian­ni­ni veri­fi­chi imme­dia­ta­men­te con tut­ti i mez­zi in pos­ses­so del Mini­ste­ro quan­to denun­cia­to dai sin­da­ca­ti. Le inse­gnan­ti — con­clu­do­no Bri­gno­ne e Civa­ti — indub­bia­men­te non rischia­no il posto, ma è intol­le­ra­bi­le che deb­ba­no subi­re anche que­sta umi­lia­zio­ne, oltre agli innu­me­re­vo­li disa­gi già in esse­re a cau­sa dei trasferimenti”.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

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La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.