Scuola: va bene precari, ma almeno pagateli!

Secondo la stima della Flc Cgil sono circa 25/30mila i docenti a tempo determinato che non solo non vengono pagati ormai da mesi (in molti casi fin da settembre), ma che spesso sono costretti a dar fondo ai risparmi per riuscire a mantenere se stessi, la propria famiglia, ma anche il posto di lavoro – trovandosi, in molti, a lavorare lontano da casa. Una situazione paradossale, questa, tanto che alcuni docenti si sono dovuti rivolgere perfino alla Caritas.

Il lavo­ra­to­re ha dirit­to ad una retri­bu­zio­ne pro­por­zio­na­ta alla quan­ti­tà e qua­li­tà del suo lavo­ro e in ogni caso suf­fi­cien­te ad assi­cu­ra­re a sé e alla fami­glia un’esistenza libe­ra e digni­to­sa.

Così reci­ta l’Arti­co­lo 36 del­la Costi­tu­zio­ne del­la Repub­bli­ca Ita­lia­na, e, se non rispet­tar­lo signi­fi­ca incor­re­re nel­la “vio­la­zio­ne dell’obbligo retri­bu­ti­vo”, secon­do la sti­ma del­la Flc Cgil sono cir­ca 25/30mila i docen­ti a tem­po deter­mi­na­to che non solo non ven­go­no paga­ti ormai da mesi (in mol­ti casi fin da set­tem­bre), ma che spes­so sono costret­ti a dar fon­do ai rispar­mi per riu­sci­re a man­te­ne­re se stes­si, la pro­pria fami­glia, ma anche il posto di lavo­ro – tro­van­do­si, in mol­ti, a lavo­ra­re lon­ta­no da casa. Una situa­zio­ne para­dos­sa­le, que­sta, tan­to che alcu­ni docen­ti si sono dovu­ti rivol­ge­re per­fi­no alla Caritas.

Eh sì, per­ché stia­mo par­lan­do dei cosid­det­ti pre­ca­ri, schie­ra di dipen­den­ti sta­ta­li appar­te­nen­ti a quel­la cate­go­ria – deno­mi­na­ta spre­ge­vol­men­te “sup­plen­ti­te” – che la leg­ge 107/2015 ema­na­ta dal gover­no Ren­zi e pas­sa­ta alla sto­ria come “Buo­na scuo­la” ha pro­pa­gan­da­to di esse­re in gra­do di eli­mi­na­re; un anel­lo tan­to debo­le quan­to neces­sa­rio alla soprav­vi­ven­za del­la scuo­la pub­bli­ca. Insom­ma, tri­ste Nata­le quel­lo di chi, pur rispet­tan­do il pro­prio one­re lavo­ra­ti­vo ogni gior­no, si vede leso ripe­tu­ta­men­te nel­la digni­tà pro­fes­sio­na­le pro­prio dal­lo Sta­to, che dovreb­be inve­ce far­si garan­te dell’inviolabilità dei dirit­ti di cia­scun cittadino.

Cer­to, il 23 dicem­bre 2015 il MIUR ha ema­na­to un comu­ni­ca­to in cui si impe­gna a stan­zia­re i fon­di neces­sa­ri entro il 19 gen­na­io al fine di assi­cu­ra­re, si leg­ge, la rego­la­ri­tà dei paga­men­ti di tut­to il 2016 “sen­za più ritar­di”. E tut­ta­via, que­sto comu­ni­ca­to – giun­to comun­que trop­po tar­di – resta un’inequivocabile ammis­sio­ne di col­pe­vo­lez­za da par­te di un gover­no inca­pa­ce di gesti­re siste­ma­ti­ca­men­te la pub­bli­ca istru­zio­ne; la pro­va, in altre paro­le, del fal­li­men­to di una rifor­ma che, non a caso, ha ritro­va­to com­pat­to il com­par­to dei lavo­ra­to­ri del­la scuo­la.

Se poi la pro­mes­sa dei mini­stri Gian­ni­ni e Padoan ver­rà smen­ti­ta o con­fer­ma­ta, lo vedre­mo pre­sto, ma resta che l’impressionante ritar­do accu­mu­la­to con­ti­nua a pesa­re sul­le vite di tren­ta­mi­la docen­ti con con­trat­ti a tem­po, sen­za con­ta­re che qual­cu­no di loro non ha anco­ra per­ce­pi­to nem­me­no il paga­men­to del­la Naspi (la disoc­cu­pa­zio­ne) e nean­che quei pochi sol­di per le ferie non frui­te. E non è fini­ta poi­ché al dan­no arre­ca­to dai man­ca­ti paga­men­ti si aggiun­ge la bef­fa del­la tre­di­ce­si­ma (per alcu­ni, pari ad un euro, per altri mai rice­vu­ta) e del bonus acchiap­pa­vo­ti di 500 euro elar­gi­to ai docen­ti di ruo­lo e ai diciottenni.

Insom­ma, vie­ne da chie­der­si, i sol­di ci sono o non ci sono?

«Sospe­so in atte­sa di veri­fi­ca capien­za fon­di» è la rispo­sta che i sup­plen­ti han­no per­lo­più rice­vu­to. Ma se i pri­mi sin­to­mi di una gra­ve cri­si azien­da­le soli­ta­men­te sono i ritar­di nel paga­men­to degli sti­pen­di, in que­sto caso la man­ca­ta retri­bu­zio­ne non è attri­bui­bi­le ad una cri­si del­le cas­se del­lo Sta­to, ma ad una mala gestio­ne del­la Pub­bli­ca Ammi­ni­stra­zio­ne, a comin­cia­re dall’insuf­fi­cien­za di fon­di (680 milio­ni stan­zia­ti a fron­te degli 800 pre­vi­sti) e dall’inef­fi­cien­za del siste­ma infor­ma­ti­co del MIUR che appe­san­ti­sce la mole di lavo­ro del­le segre­te­rie, già caren­ti di per­so­na­le. Ma la veri­tà è che, quest’anno, ad aggra­va­re tale situa­zio­ne siste­ma­ti­ca, si è aggiun­to l’erro­re di valu­ta­zio­ne com­mes­so dal­la rifor­ma: la real­tà ha dimo­stra­to che l’attivazione dell’organico poten­zia­to non ha dimi­nui­to le spe­se per le sup­plen­ze, con la con­se­guen­te crea­zio­ne di uno squi­li­brio tra dispo­ni­bi­li­tà del­le risor­se e neces­si­tà di fat­to. Per rime­dia­re a tale erro­re, sem­bra quin­di che le risor­se per le sup­plen­ze rica­dran­no sull’esercizio finan­zia­rio del 2016 per man­can­za di coper­tu­ra su quel­lo del 2015.

Insom­ma, la doman­da è: i milio­ni mes­si a dispo­si­zio­ne per sal­da­re gli sti­pen­di degli inse­gnan­ti pre­ca­ri ver­ran­no detrat­ti dai milio­ni desti­na­ti alle futu­re, tan­to pro­mes­se, assun­zio­ni di inse­gnan­ti pre­ca­ri? Men­tre il dub­bio rima­ne, è bene ricor­da­re come si trat­ti di que­gli stes­si inse­gnan­ti pre­ca­ri che, nel frat­tem­po, lavo­ra­no sen­za esse­re paga­ti. E con­ti­nua­no a lavo­ra­re per­ché, per loro, la scuo­la è e resta una cosa seria.

Maria Lui­sa Gares

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