In un Paese in cui la criminalità organizzata, lungi dall’essere sgominata, allunga sempre più i propri tentacoli sulle imprese, in cui la microcriminalità semina la paura fra i ceti più deboli e il fascismo rialza la testa, il Ministro dell’Interno ha evidentemente deciso che uno dei principali problemi di ordine pubblico è la scuola.
E’ di oggi, infatti, la sua firma sulla direttiva chiamata “Scuole Sicure”, riguardo alla diffusione della “droga” nella scuola.
2,5 milioni di euro dati alle scuole delle principali città italiane (da Roma a Milano, da Trieste a Palermo): una sparata propagandistica, che prevede di piazzare carabinieri e polizia davanti alle scuole in funzione antidroga, dove si rivela tutto il dilettantismo di Salvini: oltre che poco realizzabile da un punto di vista pratico, data la sproporzione tra organici delle forze dell’ordine e numero di scuole, la sua idea dimostra chiaramente che non conosce né la complessità del mondo della scuola né la fase delicata, a livello educativo e pedagogico, che si vive in quel periodo della vita.
Lo strumento migliore per gli scopi che intende perseguire è la prevenzione: uno strumento certamente di minor impatto propagandistico, ma riconosciuto da tutti come il principale e che si realizza attraverso informazioni puntuali e conoscenza esatta di cosa le droghe sono e dei loro effetti. Per fare ciò servono progetti mirati da finanziare con risorse adeguate, e un complesso e infaticabile lavoro educativo e sociale da parte di tutte le Agenzie educative coinvolte.
Il punto è che Salvini, ogni volta che dispensa i suoi progetti sulla scuola, sottolinea di farlo “da papà”. Ecco, per affrontare i problemi della scuola, che sono enormi e seri, non serve un papà, serve un Ministro dell’Istruzione, che ufficialmente c’è, ma tace o parla in modo del tutto generico dei problemi da risolvere.
I problemi veri della scuola, quelli che rappresentano le vere “emergenze”, sono altri, quelli che denunciamo ormai da mesi con la campagna #AllabaselaScuola (www.facebook.com/allabaselascuola): serve la riduzione del numero degli alunni per classe, servono spazi adatti a una didattica rinnovata e inclusiva, sicurezza, una seria edilizia scolastica. Se il governo vuole realizzare un piano per le “scuole sicure” probabilmente farebbe meglio a pensare ai 44 crolli all’anno che si registrano negli edifici scolastici in Italia e al 97% di scuole che avrebbero bisogno di interventi di manutenzione (fonte Associazione Nazionale Presidi).
Sono questioni note a tutti e logico prerequisito per poter svolgere pienamente quel ruolo formativo, educativo, di prevenzione e perciò di sostegno e intervento efficace, rispetto a quel disagio giovanile che pare stare così a cuore al Ministro.
Le cui esternazioni nella migliore delle ipotesi distraggono dai problemi reali. E in realtà danneggiano, strumentalizzano e offendono chi nella scuola quotidianamente lavora.