Nei giorni scorsi il Comitato V.I.A. regionale ha approvato l’inceneritore di Fusina, località del comune di Venezia. Si tratta dell’impianto che Veritas, attraverso la società controllata Ecoprogetto, ha chiesto di realizzare per produrre energia, da Css (Combustibile solido secondario ricavato dalla lavorazione del rifiuto secco), dal legno non riciclabile e dai fanghi da depurazione civile. Poco prima del lockdown era stato il Consiglio di Bacino Venezia Ambiente a dare parere favorevole all’impianto di valorizzazione energetica del Css (il Consiglio di Bacino è l’ente di programmazione, organizzazione, affidamento e controllo del servizio pubblico di gestione integrata dei rifiuti urbani nei 44 Comuni del territorio metropolitano di Venezia, più il Comune di Mogliano Veneto). Secondo Veritas il progetto «nasce per dare immediata attuazione all’ambizioso programma di economia circolare europeo, in particolare al decarboning, la riduzione dell’uso dei combustibili fossili, non rinnovabili, e quindi di emissioni di CO2» (va sottolineato che la Direttiva Europea 951/2018 sul ciclo dei rifiuti privilegia nettamente il recupero di materia piuttosto che la sua combustione, finanche finalizzata al recupero di energia). Nonostante per il terzo anno consecutivo il gestore del servizio sia al vertice tra le città metropolitane per percentuale di differenziata e per i minimi livelli di rifiuto residuo conferito in discarica (inferiore al 3%) il nuovo termovalorizzatore è stato inserito nel piano industriale e approvato all’unanimità dall’Assemblea societaria. È stato poi discusso e approvato dal Comitato di controllo analogo, formato dai Sindaci, e, per quanto di competenza, dal Consiglio di Bacino Venezia Ambiente, nel quale siedono ugualmente i Sindaci dei Comuni. Una decisione collettiva, tengono a far sapere da Veritas. La produzione di rifiuti nell’area servita dall’Azienda partecipata ammonta a 550.000 tonnellate (t). Il 70% viene differenziato, restano 155.000 t che vengono vagliate per recuperare ulteriori materiali riutilizzabili e asciugate. Ciò che rimane sono 60.000 t di Css. Fino a ieri questo residuo finiva alla centrale termoelettrica Palladio di Fusina dove veniva mescolato a un milione di t di carbone; la centrale è stata spenta causa rincoversione, dal 2023 non sarà più alimentata a carbone ma a gas. Lo smaltimento dei rifiuti non riciclabili, secondo una previsione della stessa Veritas, per i prossimi cinque anni, dovrebbe costare mediamente 194,40 Euro per tonnellata, per un totale di 30,13 mln l’anno. Se lo smaltimento dovesse avvenire nell’impianto che si intende realizzare il costo medio si aggirerebbe sui 164,5 Euro per tonnellata (totale 25,5 mln l’anno). Stiamo parlando di 29,9 Euro di differenza a tonnellata. Ne parliamo in termini economici perchè è questo il piano sul quale Veritas sta giocando: «senza impianto bollette più care di quasi 5 milioni di euro all’anno (4,65 mln effettivi, ndr)». Ricordiamo che questo progetto richiede un investimento di 77 milioni in 19 anni ed un costo medio di gestione di 18 milioni l’anno. Il procedimento non è ancora concluso perchè deve ancora essere rilasciata l’autorizzazione integrata ambientale che, insieme al parere di compatibilità, costituisce il provvedimento finale della commissione. Cittadini, comitati, associazioni e la Municipalità di Marghera non avranno nessuna possibilità di confronto sull’opera, era stato avviato lo scorso inverno ma si è interrotto per l’emergenza sanitaria. La richiesta di sottoporre il progetto all’esame della V.I.A. nazionale non è stata accolta, così come risultano molto accelerate le tempistiche dell’approvazione (in relazione alla velocità assai meno sostenuta di tutte le altre pratiche durante questo particolare periodo). Solo con il recente allentamento delle misure di prevenzione del contagio del Covid-19 è stato possibile per comitati e associazioni poter manifestare il dissenso rispetto al nuovo inceneritore, in primis Opzione Zero e Assemblea permanente Contro il Rischio Chimico a Marghera, davanti alla sede di Veritas, insieme ai giovani del FFF di Venezia e Mestre con lo striscione che recitava: “L’inceneritore non brucerà il nostro futuro”. Una mobilitazione simbolica che è servita anche a riappropiarsi degli spazi di agibilità democratica che le restrizioni avevano precluso. Senza entrare negli aspetti tecnici come quello dell’ampio differenziale fra le tonnellate di rifiuti che diventano Css e la richiesta avanzata da Ecoprogetto di t/anno da avviare al trattamento, quindi sul dimensionamento dell’inceneritore. Senza contare il fatto che secondo la Direttiva 951/2018 (dovrà essere recepita a livello nazionale entro il 2020) sarà prioritaria la chiusura dei cicli attraverso il recupero di materia, esclude la possibilità che l’incenerimento dei rifiuti con o senza produzione di energia possa essere considerata una forma di recupero. Conseguentemente i rifiuti bruciati saranno equiparati a quelli smaltiti in discarica e dovranno essere esclusi dal conteggio ai fini della determinazione dei livelli di raccolta differenziata. Senza considerare che trattare rifiuti di altre zone sia molto più remunerativo che trattare quelli prodotti localmente, e in futuro ancora di più. Quello che ci preme dire è che quanto abbiamo sentito negli ultimi mesi circa la tutela della salute (che viene prima di tutto) diventa d’un tratto negoziabile, anzi c’è anche un prezzo (l’aumento della tariffe per cominciare). Salute e ambiente tornano in fondo alla griglia delle priorità. L’appello dei pediatri di Venezia, Mestre e dei Comuni limitrofi testimonia la preoccupazione per le tre linee di termovalorizzazione di Fusina:
Gli effetti nocivi dell’inquinamento sulla popolazione, ed in particolare sulla salute infantile, sono noti da decenni. I nostri bambini vivono in uno degli ambienti più inquinati d’Europa, noi verifichiamo gli effetti patologici attuali e purtroppo possiamo anche prevedere quelli futuri. Il nostro dovere deontologico come pediatri è vigilare in ogni campo per tutelare la salute dei nostri piccoli pazienti.Poiché l’emergenza Covid, con le necessarie restrizioni, ha impedito ulteriori valutazioni dei rischi e non ha permesso a noi di capire, e alle famiglie di esprimersi sulle scelte, chiediamo alle Autorità Competenti che sia ascoltato il parere della Municipalità di Marghera, che chiede di sospendere l’iter di approvazione in attesa di ulteriori approfondimenti.
Se continuiamo ad investire sull’incenerimento di rifiuti rinvieremo a data futura gli investimenti necessari sull’economia circolare, sulla rimodulazione delle filiere produttive dove i prodotti vengono pensati nel loro intero ciclo (non solo fino al consumatore), fino a tornare come materia prima secondaria. Non sono poche le criticita normative ancora da risolvere sull’End of Waste, fondamentali per tutte le aziende del settore che possono interrompere la linearità del modello produttivo (ormai insostenibile per il Pianeta).