Dopo aver contato e controllato tutte le tessere del mosaico del Pd romano, Fabrizio Barca ha trovato il tempo per dire la sua su un tema di attualità come il referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile (a proposito; non andateci, ma pensate al mare, e votate “sì”). Interrogato da una sua follower su Twitter, ha risposto che lui a votare ci andrà, e voterà “sì”. Ma, con una motivazione che in apparenza potrebbe stupire, ha spiegato il suo voto “in coerenza” con la decisione del governo di vietarne di nuove.
Se ci pensate, non ha tutti i torti. E se esco dal tono canzonatorio (del quale mi scuserà l’interessato, oppure no, è uguale), devo ammettere che l’ex ministro del governo Monti ha molte ragioni. In sintesi, ricorda che il governo ha chiuso all’ipotesi di consentire nuove ricerche e “coltivazioni” (si chiamano così, ma sono semplicemente estrazioni) di idrocarburi entro le dodici miglia nautiche dalla costa. Con tutta evidenza, dato che la decisione l’ha presa in piena libertà, l’esecutivo ritiene che quelle perforazioni non siano in linea con il modello di approvvigionamento energetico che ha in mente (absit…) o, addirittura, ritiene che esse siano dannose per l’ecosistema marino. Ad ogni buon conto, non ne vuole più. Salvo, però, rinnovare a vita (nel senso di quella del giacimento) le concessioni esistenti.
Barca, a questo punto, si chiede se quei quesiti e quella consultazione non completino, a dispetto delle apparenze, proprio il ragionamento del governo, estendendo il divieto di scavare e tirare fuori gas o petrolio dal mare pure alle attività già in corso, quando arriveranno a scadenza le relative autorizzazioni. Insomma, sembra volerci dire: se l’intendimento di chi guida il Paese è di non avere trivellazioni nelle acque territoriali, e perciò ne vieta di nuove, perché non farlo anche con le vecchie? Per coerenza, appunto.
Ora, immagino già la contraerea renziana scatenata nel cercare di abbattere il cinguettio di colui in cui ieri nutriva tanta fiducia da affidargli la soluzione del caos capitolino. D’altronde, pure lui; nominare la coerenza in una situazione in cui il Pd di governo regionale si oppone al Pd di governo nazionale, come se non fossero espressione dello stesso filone di pensiero gli uomini che han votato la norma nella legge di stabilità e quelli che han promosso i referendum per abrogarla. O forse, o peggio, sono invece il primo e il secondo unitamente spesi nel tentativo di recuperare a sé le une e le altre posizioni.