I ventenni esistono. Questa già mi sembra una notizia. Si perchè i ventenni sono i grandi dimenticati dalla politica e dalla società italiana. Mi correggo, ignorati più che dimenticati, perchè la dimenticanza presuppone qualcosa di precedente che in questo caso non esiste. Esistiamo solo quando si parla di droga, alcol e fuga di cervelli. Io per esempio sono un classe ’89, ventenne, e vi giuro che esisto o almeno così dicono.
Strana generazione la nostra, sia chiaro. Siamo ragazzi nati negli anni tra il 1984 e il 1993. Ragazzi che hanno vissuto Tangentopoli tra le scuole materne e le elementari, ascoltando tra un cartone animato e l’altro i primi crescenti “mi consenta”. Ragazzi che concepiscono la corruzione in politica come la “regola” e non come l’anomalia, l’Europa come normale e non come conquista. Ragazzi nati dopo Spagna ’82, con anni di sconfitte nel DNA, con nelle orecchie De Gregori e le sue canzoni cantate in bagno da mamme nostalgiche e per fortuna, altrimenti avremmo fatto fatica a capire che “non è mica da questi particolari che si giudica” Roberto Baggio(94) o Di Biagio(98). Generazione nata e cresciuta con i Simpson, con un’America ancora in cima alla lista dei sogni. Generazione che ha vissuto l’11 settembre in piena adolescenza, in un’età ancora troppo acerba per capirne le conseguenze ma sufficiente per non scordarne mai più le immagini. Generazione Berlusconi-Lunapop figlia della generazione Berlinguer-Lucio Battisti, che come sia possibile è ancora da scoprire, ma tant’è.
Con queste sfighe naturali e congenite, direi quasi ontologiche, molti di noi hanno continuato a sperare in uno sprazzo di colore in questo grigiore naturale. Siamo la generazione dei “non ci rappresentate” e dei “non ci ascoltate”. E badate bene che ogni forma di protesta che viene dalle nostre teste è un miracolo. Si perchè noi a differenza di chi ha vissuto il ’68 o gli anni ’80, non abbiamo modelli di riferimento a cui ispirarci, siamo nati e cresciuti negli anni di Berlusconi e dell’opposizione incalzante ma ahinoi non alternativa,negli anni della completa assenza di modelli e conseguentemente negli anni dell’astensionismo crescente e a sprazzi dilagante. Gli anni della disillusione e di un cambiamento così impossibile da raggiungere che non vale neanche la pena provare a progettarlo. Il nostro modello di riferimento ce lo siamo creati nella nostra testolina andando per esclusione, con l’imbarazzo della scelta tra i tanti esempi negativi nello scenario politico. Il nostro “facciamo come…” non ha un riferimento concreto ma immaginario, è l’idea che abbiamo costruito sulle ginocchia dei nostri Nonni, sentendo storie di guerra e di liberazione, è l’idea che ci hanno inculcato i nostri genitori facendoci presente che i cambiamenti sono possibili, ma possiamo e dobbiamo fare ancora di più e meglio.
Ecco. Il nostro modello ideale, senza riferimenti nella storia, persiste e ci dà la forza di sposare con passione progetti politici di cambiamento. Spesso siamo inconsapevoli di sprigionare l’energia necessaria anche per chi l’ha smarrita, per uomini e donne sprofondati nella disillusione. Custodiamo gli unici sprazzi di entusiasmo rimasti in questo Paese. Prima di disperderli investiamoli nel cambiamento, quello vero, per non spalancare la porta dei 30 anni con un piede già nella disillusione.
Siamo tanti e possiamo contagiare questo Paese che per ritornare grande deve semplicemente puntare su di noi. Dateci l’autorevolezza della Tradizione, noi vi daremo l’incoscienza del nostro entusiamo. Senza riciclare o rottamare, ma unendo virtuosamente passato e futuro, possiamo costruire un Paese migliore. Quello che noi ventenni abbiamo in testa da tempo.
http://www.youtube.com/watch?v=3TlrG1JuCYY
“Se usciremo dal ventennio sarà merito dei ventenni“ (per fortuna c’è chi punta su di noi).