L’altra sera, ospite di Enrico Mentana, Giuseppe Civati era seduto a fianco di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia.
Dall’altra parte il sindaco di Firenze, Dario Nardella del Partito Democratico, era seduto accanto al ministro dell’ambiente, storico esponente dll’UdC, che per anni ha sostenuto il leader di Forza Italia e ora sostiene, con lo stesso slancio, il leader del Pd come premier e costituente. E spiega che le riforme che Renzi propone sono le stesse di Berlusconi. Votò a favore di quelle e coerentemente di queste. Civati contro entrambe.
Perché Civati e Brunetta sono d’accordo nel contrastare una riforma che Renzi e Alfano e più della metà dei berlusconiani eletti in Parlamento hanno votato. Ma non hanno le stesse ragioni per farlo (né si sono messi d’accordo prima) e comunque non hanno mai fatto e non farebbero mai le stesse scelte di governo (sul lavoro, la scuola, l’ambiemte), come invece Nardella e Galletti, Renzi e Verdini, Alfano e Boschi. E’ bastato un sì al governo per unirli sulla riforma costituzionale e sull’approvazione dell’Italicum, ma anche su tutte le altre scelte compiute da questo governo: dalla eliminazione dell’articolo 18 al preside manager.
Senza poi dimenticare che in massima parte questo governo e questa maggioranza hanno anche condiviso con lo stesso Brunetta il famigerato patto del Nazareno, il cavolo sotto cui sono nate proprio l’Italicum e — con qualche approssimazione in più — la riforma costituzionale.
L’altra sera, in studio, l’unico a non aver mai fatto parte del patto del Nazareno e ad averlo sempre avversato era Civati.
Serve quindi fare un po’ di chiarezza, nella frusta metafora del treno delle riforme, tanto cara al PD e alla maggioranza.
Da un lato ci sono singole persone sedute a fianco solo ed unicamente perché un pezzo dei rispettivi tragitti segue la stessa direzione, proprio come due sconosciuti sul treno. Capita anche di stare seduti accanto a persone con cui si ha poco o nulla in comune, poi ognuno scende alla sua stazione e prosegue per la sua strada. Spesso senza neanche aver scambiato una parola, o uno sguardo. Perché l’unica cosa in comune, appunto, era quel pezzo di strada, e per motivi per altro probabilmente molto diversi.
Non so se a voi sembra la stessa cosa. A noi per niente.