“Senza oneri per lo Stato”: una riflessione sui finanziamenti alle scuole paritarie

Si deve riconoscere che questo nostro governo gialloverde almeno un merito ce l’ha: quello di avere fatto uscire da un equivoco pluridecennale la questione del finanziamento alle scuole private o - come ormai da molti anni siamo costretti a dire per merito di precedenti governi di centrosinistra - paritarie.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Si deve rico­no­sce­re che que­sto nostro gover­no gial­lo­ver­de alme­no un meri­to ce l’ha: quel­lo di ave­re fat­to usci­re da un equi­vo­co plu­ri­de­cen­na­le la que­stio­ne del finan­zia­men­to alle scuo­le pri­va­te o — come ormai da mol­ti anni sia­mo costret­ti a dire per meri­to di pre­ce­den­ti gover­ni di cen­tro­si­ni­stra — pari­ta­rie. Il Mini­stro Sal­vi­nitra­va­li­can­do evi­den­te­men­te il pro­prio ruo­lo isti­tu­zio­na­le di tito­la­re del dica­ste­ro degli Inter­ni e tor­nan­do tem­po­ra­nea­men­te, come è uso fare, alla casac­ca di capo­po­po­lo — ha dichia­ra­to papa­le papa­le che è neces­sa­rio rive­de­re il mec­ca­ni­smo “di ero­ga­zio­ne del­le risor­se alle pari­ta­rie, con nuo­vi para­me­tri”. A chia­ri­re cosa signi­fi­cas­se­ro le sue paro­le è arri­va­to un Dise­gno di Leg­ge del­la depu­ta­ta Sil­va­na Coma­ro­li, che pre­ve­de una revi­sio­ne  dell’arti­co­lo 33 del­la Costi­tu­zio­ne, il qua­le, dopo ave­re affer­ma­to che «Enti e pri­va­ti han­no il dirit­to di isti­tui­re scuo­le ed isti­tu­ti di edu­ca­zio­ne», pre­ci­sa tut­ta­via — è il caso di ricor­dar­lo — che ciò deve avve­ni­re «sen­za one­ri per lo Sta­to».

Il meri­to del­la Lega con­si­ste insom­ma nell’aver chia­ri­to una vol­ta per tut­te che i finan­zia­men­ti pub­bli­ci alle scuo­le pri­va­te o si devo­no dare o non si devo­no dare, uscen­do una vol­ta per tut­te dall’italico vez­zo per cui per­fi­no sugli arti­co­li del­la Costi­tu­zio­ne si è sem­pre ten­ta­ti dal “sì, però…”. Sal­vo poi evi­den­zia­re l’enne­si­ma con­trad­di­zio­ne all’interno del­la mag­gio­ran­za gover­na­ti­va, nell’ambito del­la qua­le il M5S — alme­no per una vol­ta con una cer­ta chia­rez­za — si è sem­pre schie­ra­to per l’eliminazione tout court del finan­zia­men­to alle scuo­le paritarie. 

In effet­ti, per decen­ni la gerar­chia cat­to­li­ca e i suoi allea­ti — peral­tro mol­to tra­sver­sa­li — all’interno del mon­do poli­ti­co si sono eser­ci­ta­ti nel­le più biz­zar­re inter­pre­ta­zio­ni del con­te­sta­to com­ma dell’art. 33 Cost. Citia­mo­ne due fra le più fantasiose. 

Pri­mo: con una let­tu­ra cap­zio­sa­men­te let­te­ra­le del testo, si è soste­nu­to da par­te di qual­cu­no che il «sen­za one­ri per lo Sta­to» si rife­ris­se solo all’istituzione e non già al fun­zio­na­men­to del­le scuo­le. In altri ter­mi­ni, mi fac­cio la mia scuo­la ma poi mi aspet­to che lo Sta­to con­tri­bui­sca al suo man­te­ni­men­to: al let­to­re la valu­ta­zio­ne cir­ca la sen­sa­tez­za di tale erme­neu­ti­ca costituzionale. 

Secon­do: soprat­tut­to dopo la rifor­ma del Tito­lo V, con la qua­le si pre­ci­sa­va che «La Repub­bli­ca è costi­tui­ta dai Comu­ni, dal­le Pro­vin­ce, dal­le Cit­tà metro­po­li­ta­ne, dal­le Regio­ni e dal­lo Sta­to», i libe­ri arram­pi­ca­to­ri sugli spec­chi han­no potu­to argo­men­ta­re che i finan­zia­men­ti pub­bli­ci non pote­va­no esse­re ero­ga­ti diret­ta­men­te dal­lo Sta­to cen­tra­le, ma Regio­ni ed Enti Loca­li rima­ne­va­no libe­ri — in quan­to arti­co­la­zio­ni del­la Repub­bli­ca — di prov­ve­de­re in meri­to secon­do le pro­prie auto­no­me decisioni. 

Anco­ra una vol­ta, non è dif­fi­ci­le coglie­re la for­za­tu­ra di una simi­le let­tu­ra. Eppu­re — come si sa — è esat­ta­men­te que­sta la stra­da che diver­si gover­ni regio­na­li ed ammi­ni­stra­zio­ni comu­na­li han­no intra­pre­so, con un evi­den­te tra­di­men­to del­lo spi­ri­to del­la nostra Car­ta fon­da­men­ta­le; e in que­sto caso il qua­dro poli­ti­co si è divi­so fra l’entu­sia­smo del­la destra e l’acquiescente imba­raz­zo del cen­tro­si­ni­stra, peren­ne­men­te sot­to il ricat­to dei par­ti­ti­ni a voca­zio­ne clericale. 

La Lega, dun­que, pro­po­nen­do una modi­fi­ca costi­tu­zio­na­le, ha ope­ra­to una dupli­ce chia­ri­fi­ca­zio­ne. In pri­mo luo­go, infat­ti, l’esigenza dichia­ra­ta di tale modi­fi­ca por­ta ad ammet­te­re impli­ci­ta­men­te che — in sua assen­za - tut­ti i finan­zia­men­ti pub­bli­ci fino­ra ero­ga­ti agli isti­tu­ti sco­la­sti­ci pari­ta­ri sono sta­ti pale­se­men­te inco­sti­tu­zio­na­li. In secon­do luo­go, ci per­met­te di usci­re dai for­ma­li­smi bizan­ti­ni per entra­re nel meri­to poli­ti­co del­le questioni. 

Qua­li sono, dun­que, i prin­ci­pa­li argo­men­ti di meri­to por­ta­ti a favo­re del­le scuo­le pari­ta­rie?

Esi­ste intan­to un dif­fu­so pre­giu­di­zio a favo­re del pri­va­to e osti­le al pub­bli­co, secon­do il qua­le il pri­mo sareb­be per defi­ni­zio­ne miglio­re e più effi­cien­te del secon­do, sem­pre e in ogni set­to­re: si trat­ti di indu­stria auto­mo­bi­li­sti­ca, di reti fer­ro­via­rie, di ero­ga­zio­ne dell’acqua, di sani­tà o — appun­to — di scuo­la. Sen­za discu­te­re in que­sta sede sul­la fra­gi­li­tà gene­ra­le di tale pre­giu­di­zio, può esse­re inte­res­san­te pro­va­re a smon­tar­lo nel­lo spe­ci­fi­co dell’istruzione, pro­prio adot­tan­do con­sa­pe­vol­men­te la logi­ca pri­va­ti­sti­ca e il metro del mercato.

In effet­ti, per quan­to gli sti­pen­di dei docen­ti pub­bli­ci non sia­no cer­to quan­ti­ta­ti­va­men­te ade­gua­ti, sono comun­que — sal­vo raris­si­me ecce­zio­ni  — signi­fi­ca­ti­va­men­te più con­si­sten­ti di quel­li dei loro col­le­ghi che lavo­ra­no nel pri­va­to. La con­se­guen­za è che que­sti ulti­mi — appe­na ne abbia­no la pos­si­bi­li­tà o la capa­ci­tà — ten­do­no a migra­re ver­so i più con­ve­nien­ti lidi del­la scuo­la sta­ta­le: ciò signi­fi­ca, insom­ma, che alme­no ten­den­zial­men­te gli inse­gnan­ti miglio­ri e capa­ci di supe­ra­re pro­ve selet­ti­ve si con­cen­tra­no nel­la scuo­la pub­bli­ca e non in quel­la pari­ta­ria; a meno che abbia­no for­tis­si­me moti­va­zio­ni ideo­lo­gi­che per rima­ne­re in quest’ultima, ma que­sto — come è ovvio — indur­reb­be a for­ti dub­bi cir­ca l’equilibrio del­la loro azio­ne educativa. 

Di recen­te, tut­ta­via, l’argomentazione a favo­re del finan­zia­men­to pub­bli­co alle scuo­le pari­ta­rie si è spo­sta­to su un altro ter­re­no, che pre­ten­de di esse­re più con­vin­cen­te per­ché appa­ren­te­men­te più ogget­ti­vo: quel­lo dei costi stan­dard. Sen­za entra­re in trop­pi tec­ni­ci­smi, si trat­te­reb­be di indi­vi­dua­re per ogni allie­vo — tenu­to con­to dell’età, del per­cor­so di stu­di e di altre con­di­zio­ni indi­vi­dua­li — la spe­sa annua­le neces­sa­ria per soste­ne­re la sua for­ma­zio­ne; lo Sta­to dovreb­be quin­di for­ni­re la cifra così defi­ni­ta, ero­gan­do­la diret­ta­men­te alla scuo­la fre­quen­ta­tapub­bli­ca o pri­va­ta che essa sia — oppu­re alle fami­glie, che avreb­be­ro poi la facol­tà di sce­glie­re l’Istituto cui devol­ver­la. Secon­do i soste­ni­to­ri di tale pro­po­sta, la sua attua­zio­ne com­por­te­reb­be un dupli­ce van­tag­gio: da un lato, secon­do i loro cal­co­li, vi sareb­be un rispar­mio eco­no­mi­co; dall’altro, sareb­be final­men­te garan­ti­ta la “libe­ra scel­ta edu­ca­ti­va” del­le fami­glie, che potreb­be­ro così garan­ti­re ai pro­pri figli la fre­quen­za di Isti­tu­ti sco­la­sti­ci coe­ren­ti con le pro­prie con­vin­zio­ni eti­che e religiose. 

Non entro nel meri­to del pri­mo pun­to, un po’ per­ché la sua trat­ta­zio­ne impli­che­reb­be valu­ta­zio­ni con­ta­bi­li estre­ma­men­te tec­ni­che, ma soprat­tut­to per­ché non pare affat­to la que­stio­ne cen­tra­le, dal momen­to che in un pro­ble­ma deli­ca­to come l’istruzione non si pos­so­no cer­to assu­me­re le deci­sio­ni poli­ti­che sul­la sola base di un pos­si­bi­le, comun­que mini­mo e del tut­to alea­to­rio, rispar­mio di spe­sa.

La que­stio­ne vera­men­te diri­men­te e su cui è neces­sa­rio por­ta­re l’attenzione è un’altra: la “libe­ra scel­ta edu­ca­ti­va” del­le fami­glie è vera­men­te un valo­re, oppu­re un ter­re­no sci­vo­lo­so che rischia di met­te­re in discus­sio­ne l’unica vera liber­tà, che è e deve esse­re sem­pre e solo quel­la degli indi­vi­dui?

Par­tia­mo anco­ra una vol­ta dal­la Costi­tu­zio­ne. L’arti­co­lo 2 Cost. san­ci­sce che «La Repub­bli­ca rico­no­sce e garan­ti­sce i dirit­ti invio­la­bi­li dell’uomo, sia come sin­go­lo sia nel­le for­ma­zio­ni socia­li ove si svol­ge la sua per­so­na­li­tà». Atten­zio­ne, «nel­le» e non «del­le»: le for­ma­zio­ni socia­li, fami­glia com­pre­sa, non sono come tali por­ta­to­ri di dirit­ti, che risul­ta­no inve­ce in capo esclu­si­va­men­te agli indi­vi­dui, anche se e quan­do nell’ambito di quel­le for­ma­zio­ni si tro­va­no a vive­re e ad operare. 

La que­stio­ne è fon­da­men­ta­le quan­do si discu­te di liber­tà con rife­ri­men­to all’istruzione: essa si decli­na in par­ti­co­la­re secon­do l’alternativa — sug­ge­ri­ta già all’inizio del seco­lo scor­so da Gae­ta­no Sal­ve­mi­ni e poi ripre­sa con rigo­re in epo­ca più recen­te da Nor­ber­to Bob­bio – fra liber­tà del­la scuo­la e liber­tà nel­la scuo­la. Quel­la che deve ad ogni costo esse­re garan­ti­ta — o quan­to­me­no l’uni­ca che può van­ta­re un dirit­to ad esse­re ali­men­ta­ta e favo­ri­ta con fon­di pub­bli­ciè senz’altro la secon­da.  

La liber­tà nel­la scuo­la è ovvia­men­te quel­la di inse­gna­men­to dei sin­go­li docen­ti, ma anco­ra una vol­ta nep­pu­re que­sta è la que­stio­ne fon­da­men­ta­le: essa è infat­ti fun­zio­na­le alla liber­tà dei discen­ti, per i qua­li esi­ste e fun­zio­na la scuo­la. E la liber­tà del discen­te con­si­ste essen­zial­men­te nel­la pos­si­bi­li­tà di con­fron­tar­si con pro­spet­ti­ve cul­tu­ra­li, edu­ca­ti­ve, poli­ti­che, eti­che e reli­gio­se dif­fe­ren­ti: cosa che solo la scuo­la sta­ta­le e lai­ca — l’unica vera­men­te pub­bli­ca per­ché orien­ta­ta alla con­vi­ven­za di tut­ti e fra tut­ti, e non solo nell’ambito di una ristret­ta comu­ni­tà iden­ti­ta­ria — può garan­ti­re; e non cer­to le scuo­le pari­ta­rie carat­te­riz­za­te da pre­ci­se appar­te­nen­ze ideo­lo­gi­che.

In que­sto sen­so — al limi­te e un po’ pro­vo­ca­to­ria­men­te — più che di liber­tà del­la fami­glia, biso­gne­reb­be for­se par­la­re dell’esigenza di garan­ti­re agli allie­vi la liber­tà dal­la fami­glia: in effet­ti, uno dei com­pi­ti del­la scuo­la dovreb­be pro­prio esse­re quel­lo di tute­la­re bam­bi­ni e ragaz­zi dal mono­li­ti­smo cul­tu­ra­le, eti­co e reli­gio­so di cer­ti con­te­sti fami­lia­ri, apren­do loro pro­spet­ti­ve plu­ra­li­ste in cui matu­ra­re in manie­ra equi­li­bra­ta ed auto­no­ma la pro­pria per­so­na­li­tà, ovve­ro — det­to in altri ter­mi­ni — la pro­pria auten­ti­ca liber­tà di esse­re uma­no e di cit­ta­di­no adul­to e respon­sa­bi­le.

Quan­to alla liber­tà del­la scuo­la, cioè in con­cre­to alla pos­si­bi­li­tà per «Enti e pri­va­ti … di isti­tui­re scuo­le ed isti­tu­ti di edu­ca­zio­ne», è esat­ta­men­te quel­lo che già garan­ti­sce in modo chia­ris­si­mo il già ricor­da­to arti­co­lo 33,  ma — appun­to — «sen­za one­ri per lo Sta­to»; e su que­sto pun­to non sen­tia­mo pro­prio il biso­gno di alcu­na revi­sio­ne costituzionale.

Mar­co Chiauzza 

Comi­ta­to Scuo­la Pos­si­bi­le [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.