Non dovrebbe esserci dubbio sul fatto — ma a quanto pare è necessario ribadirlo — che l’aborto sia uno scacco nella vita di una donna. “Donna abortista” è un ossimoro, perché nessuna donna vorrebbe mai abortire. Non esistono donne abortiste: ci sono donne che hanno abortito, e tutte le altre che hanno lottato perché ciò avvenisse in condizioni di sicurezza, difendendo la legge 194 che regola l’interruzione di gravidanza nel nostro Paese.
Sperare che le donne tornino a morire di aborto, auspicando l’abrogazione della 194 o abrogandola di fatto come sta avvenendo a causa di una non-applicazione della legge prodotta da un’obiezione di coscienza che supera il 70 per cento, con punte fino all’85 per cento al Sud, non certo è una buona strategia pro-life. A causa di questa massiccia obiezione, stigmatizzata da una recente sentenza del Consiglio d’Europa, si sta tornando al turismo abortivo e alla clandestinità.
Ridurre il danno: è questo il compito principe della politica. Su questo fronte vuole dire lavorare alla costruzione di una vera cultura antiabortista. Perché veri “abortisti” sono tutti coloro contribuiscano a qualunque titolo alla creazione di condizioni sfavorevoli alla maternità.
Quei datori di lavoro che costringono le giovani donne a firmare all’atto dell’assunzione dimissioni in bianco o che le condannano al precariato permanente.
Le banche che non concedono mutui per l’acquisto della prima casa, impedendo a molte giovani coppie di costruire un proprio nido.
La politica che non investe nel welfare e nei servizi, abbandonando le giovani madri al loro destino, che non mette in atto vere politiche per il sostegno familiare: siamo il fanalino di coda in Europa- e che non ragiona su una dis-organizzazione del lavoro che consenta di avvicinare tempi di lavoro e tempi di vita.
Nella gran parte dei casi, le donne abortiscono perché costrette da condizioni materiali inaggirabili.
Veri abortisti sono quegli uomini che non condividono i pesi della vita familiare o peggio che non si assumono la loro responsabilità contraccettiva e lasciano la donna sola con la sua gravidanza, “tanto c’è l’aborto”.
Veri abortisti sono anche coloro che si oppongono a una crescita della consapevolezza riproduttiva. Nel dicembre 2013 il Parlamento Europeo ha affossato la risoluzione Estrela sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi (Sexual and Reproductive Health and Right), che chiedeva all’Europa, pur riconoscendo la competenza delle legislazioni nazionali, di garantire uguaglianza di tali diritti nel suo territorio, denunciando le differenze presenti in tema di salute riproduttiva, contraccezione, educazione sessuale, interruzione di gravidanza. La risoluzione chiedeva anche che la salute riproduttiva diventasse parte integrante delle politiche per la salute dell’Europa, affermando che «il diritto a un’educazione sessuale completa è un diritto umano». Purtroppo la risoluzione è stata affossata anche grazie all’astensione di sette parlamentari del Partito Democratico.
E’ necessario che l’Europa torni a lavorare su questi temi nello spirito di Estrela, e che il Partito Democratico contribuisca, in Italia e su tutto il territorio Ue, alla costruzione di una cultura autenticamente antiabortista, fondata sulla coscienza di sé e sul riconoscimento dell’autodeterminazione, oltre che su adeguate politiche sociali.
Aderiscono all’appello i candidati alle elezioni europee 2014: Ilaria Bonaccorsi, Renata Briano, Elena Gentile, Andrea Pradi, Elly Schlein, Paolo Sinigaglia, Daniele Viotti.