E’ ormai evidente che Renzi e la sua corte non hanno imparato la lezione impartita loro da 19 milioni di italiani il 4 di dicembre.
Ben lungi dal ritirarsi in provincia e godersi la famiglia, il segretario del PD resta ben saldo alle redini del suo partito, da cui intende rilanciare la sua avventura politica, continuando a tenere (a essere moderati) un piede nella porta di Palazzo Chigi, con un governo, quello Gentiloni, che sembra più un segnaposto che altro.
Alla famosa discontinuità dai più invocata, e che anche un minimo di decenza avrebbe consigliato, la risposta sembra essere un muro di gomma. Il governo, come già ricordato da Giuseppe Civati ieri, sembra proseguire allegramente lo schema di quello precedente e dei suoi magnifici 1000 giorni, lo stesso che li ha fatti terminare bruscamente il 4 dicembre.
Non è il caso di dolersi troppo per il blocco renziano, la cui capacità di ascolto e di autocritica ci era ben nota, saremmo però curiosi di capire come ha intenzione di affrontare questo passaggio la minoranza del PD.
Questa non è una provocazione, ma un appello sincero: avete davvero intenzione di votare la fiducia a questa cosa?
Avete davvero intenzione di ripetere anche voi gli errori del percorso referendario, cioè di avallare in parlamento uno schema che sui media e nelle piazze dite di avversare?
Non vogliamo entrare nelle dinamiche del PD, che non ci appartengono e non ci appassionano, ma vorremmo capire qual è il percorso che hanno in mente queste persone, a cui moltissimi appelli degli ultimi giorni ci chiedono di unirci per ridare lustro al centrosinistra.
Sgombriamo perciò il campo (progessista?) da equivoci: davvero c’è qualcuno che pensa che un centrosinistra possa rinascere o essere rifondato nell’ambiguità dei toni rispetto allo schema fallimentare che lo ha sgretolato?
Siamo costretti a ripetere ancora una volta che la risposta per noi è no.
Voi stavolta cosa direte?