A pochi giorni dal lancio del progetto di Possibile per sostenere le aziende colpite dal sisma con i pacchi natalizi solidali, sono già arrivate decine di richieste.
Una risposta così importante che stiamo cercando altri produttori nell’ipotesi in cui le richieste superino la disponibilità delle aziende e in modo da estendere il nostro sostegno.
Ne siamo molto felici e invitiamo a continuare a inviare i vostri ordini, perché non si tratta sono soltanto di cose buone da mangiare. Nel pacco c’è soprattutto un progetto di ricostruzione, il coraggio di chi non vuole abbandonare la sua terra, un’idea di futuro.
Crediamo che al di là delle alchimie politiche, delle alleanze e delle strategie, la politica oggi debba essere con mani e piedi nei luoghi di sofferenza, parlare poco ma ascoltare molto e rimboccarsi le maniche quando può fare qualcosa di concreto.
Così facciamo anche insieme a Davide Serafin, che ha scritto un libro importante, che racconta con storie e numeri, il mondo del lavoro di oggi e che ha deciso di destinare parte del ricavato ad aiutare i braccianti di Castelnuovo di Scrivia a sostenere le spese legali per il processo che si aprirà il prossimo 7 dicembre.
Con lo stesso spirito, abbiamo costruito il Rifugio Possibile, la sede di Possibile nelle Marche che abbiamo voluto non in una zona centrale, ma all’incrocio di due periferie, quella di Marotta e quella di Senigallia. Perché è lì che vogliamo stare. Dove tutto è più difficile e più dimenticato, lì dove si generano rabbie e paure proprio perché politica e istituzioni sono da troppo tempo concentrati nei grandi centri, dove si concentrato potere e voti sicuri.
Siamo consapevoli che si tratta di un lavoro lungo, in salita, faticoso, che non leggeremo sui giornali, che sono occupati a ripetere che la sinistra deve tornare nelle periferie, tranne poi non accorgersi di chi è già al lavoro da un pezzo.
Ma è un lavoro che ci appassiona, convinti che sia l’unico modo per provare a fare la nostra parte in questi periodi bui, per prenderci carico del nostro pezzetto di Mondo e lasciarlo migliore ai nostri figli.
“Siamo come contadini in inverno”, mi ha detto una donna che sta dedicando la sua vita a dare rappresentanza a sindaci di piccoli comuni oppressi in Libia.
Siamo come contadini in inverno. Lavoriamo sodo nella stagione più dura e il nostro lavoro non è visibile. Però sappiamo che senza il nostro lavoro non ci saranno germogli in primavera.