Qualcuno ha deciso finalmente di togliere il velo dalle apparenze per puntare al cuore del problema, guardando dritto negli occhi la realtà dei fatti: il partito della Nazione, in Sicilia, esiste già da tempo.
La Sicilia, da sempre laboratorio politico, ha fatto suo l’input renziano secondo cui “il Partito Democratico a vocazione maggioritaria deve contenere realtà diverse”. Per velocizzare il processo non rimane che espellere quella minoranza di sinistra, ancora presente nel PD seppur ostracizzata, ostile al progetto.
Il lucido piano di Renzi, che molti si ostinano a non capire, mira ad archiviare la tradizione socialdemocratica al fine di fare proseliti nell’elettorato di centro — destra e costruire un’egemonia politica attorno alla figura di un leader carismatico.
Alla guida del Partito Democratico siciliano, ribattezzato non a caso “transatlantico”, c’è il Sottosegretario al MIUR Davide Faraone, fedelissimo di Renzi, che dopo una serie di manovre di percorso è riuscito a far imbarcare, senza alcun problema di tipo identitario, uomini di Lombardo, ex delfini di Berlusconi, democristiani di ogni natura e perfino gli eredi politici di Cuffaro. A causa delle vicende giudiziarie dei Governatori precedenti, accusati di favoreggiamento alla mafia, sono “cadute” due amministrazioni regionali di centrodestra ma gli uomini di ieri (quelli del 61 a zero) arrivano nell’“accogliente” partito di oggi, costituendo di fatto il Partito della Nazione, tutti insieme appassionatamente, senza valori, senza identità alcuna e senza un passato da ricordare.
In primavera i riflettori saranno puntati sulle grandi città (Roma, Milano e Napoli), dove il partito della nazione dovrebbe fare la sua parte, ma in Sicilia le prove tecniche sono già andate a buon fine quando alle scorse amministrative di Agrigento, città del Ministro Angelino Alfano, il Partito della Nazione si è catalizzato attorno alla candidatura e all’elezione del Sindaco Calogero Firetto, sostenuto dal Pd, da Ncd e da altri esponenti della destra siciliana.
Mentre in altre regioni si pensa ad alleanze e ad accordi velati tra il Pd di Renzi e il centro destra, in Sicilia la governance regionale e nazionale del PD apre le porte ad interi movimenti di destra. Piuttosto emblematico in tal senso è il caso del movimento “Articolo 4”, vicino all’ex Governatore Raffaele Lombardo, che esattamente un anno fa è stato accolto dal Pd con il Sottosegretario Davide Faraone, il Segretario regionale Fausto Raciti e il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini a fungere da ottimi anfitrioni.
Il Partito della Nazione trova tuttavia la sua massima espressione all’interno della giunta regionale dove sono stati nominati assessori i dirigenti dell’Udc e persone vicine all’ex Presidente della Regione Raffaele Lombardo, per non parlare di un assessore definito “tecnico” ma molto vicino all’Ncd e precisamente al sottosegretario Castiglione. In Sicilia trova espressione anche un altro tratto distintivo del modus operandi renziano: la figura del segretario nazionale quale dominus che dall’alto tutto osserva e tutto controlla. Nonostante Crocetta sia ancora il Presidente della Regione, nei fatti è stato silenziosamente commissariato da Renzi, attraverso i suoi uomini e soprattutto il suo fedelissimo assessore al bilancio. Ha messo in minoranza la sinistra del Pd, che prima era maggioranza, attraverso l’ingresso di un pezzo consistente del centro destra in cambio di una distribuzione di ruoli e incarichi da manuale Cencelli. Tutto questo aprirà scenari inaspettati alle prossime regionali perché se non si è ancora capito la Sicilia è la chiave portante della nascita, a livello nazionale, del cosiddetto Partito della Nazione.