Dopo le immagini sconvolgenti del crollo dell’aula magna dell’Università di Cagliari del 18 ottobre, il 21 ottobre il crollo di un controsoffitto negli uffici Erasmus, ancora a Cagliari, ancora locali dell’Università.
Tragedie, incidenti sfiorati, gli ennesimi. Le ennesime inchieste della procura, gli accertamenti tecnici e le indagini sulle cause e sulle responsabilità, come prima e dopo il Ponte Morandi, per fortuna stavolta senza vittime, ma sempre gli stessi già sentiti ‘refrain’.
Possiamo dire basta? Possiamo andare al punto nodale della questione e al ‘dire’ proviamo a connettere il ‘fare’?
E prima che anche il nuovo Governo cada nella tentazione di decretare “ad casum” lo invitiamo a leggere quanto già scritto e già noto e disponibile, come questo recente documento che illustra un progetto realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (ICAR) sulla “Progettazione e realizzazione di una rete per il monitoraggio dinamico di una struttura” applicato ad un caso di studio edificio scolastico a Scigliano (CS).
Per semplicità e sintesi evidenziamo in 4 punti il testo tratto dall’Introduzione:
- A causa del maggior numero di incidenti su edifici e ponti è diventato sempre più importante sviluppare metodi per il rilevamento del degrado o del danno delle strutture in modo da poter intervenire con azioni mirate di manutenzione.
- (omissis) molte strutture edilizie hanno aggiunto o stanno per avvicinandosi alla fine della loro vita utile a causa del deterioramento naturale dei materiali su lungo termine ed a causa di eventi estremi come i terremoti o semplicemente perché sottoposti a continui carichi o sollecitazioni, che ne riducono la loro vita utile.
- Se non viene eseguita una adeguata manutenzione in tempo, gli edifici possono subire crolli parziali o completi senza preavviso con conseguenti perdite di vite umane causando anche un grave impatto economico.
- (omissis) la valutazione dello stato delle strutture edilizie è fondamentale durante il loro ciclo di vita, soprattutto quando l’edificio è vecchio o si sospetta che sia stato sottoposto a sovraccarichi eccessivi.”
Ovviamente il documento è a disposizione per letture più approfondite e attente, cos come molti altri documenti ad oggi reperibili e che trattano di tecnologie e sistemi evoluti di analisi, gestione e rilevazione applicabili alla manutenzione predittiva, che consentono cioè anche a fronte dell’assenza di segnali evidenti a vista, ma basandosi su reti di sensori, sonde e apparecchiature di rilevazione collegate ad un sistema informatico, di preavvisare tecnici e utenti dell’aggravarsi di uno stato di degrado o di perdita di prestazioni strutturali, o di un rischio imminente.
Sappiamo cosa fare, e dobbiamo agire. Esistono dei costi? Sì. Da affrontare prima della perdita di vite umane, soprattutto.
Non porsi il problema di come poter dare attuazione a certe disposizioni rischia di creare corti circuiti come accaduto con le nuove “Linee guida sulle specifiche tecniche in merito all’adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e agli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici” emanate con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 luglio 2022 e in vigore dallo scorso 3 agosto 2022, e disconosciute da ASL e ARPAL territoriali chiamate quali soggetti referenti per le istituzioni scolastiche cui richiedere i monitoraggi di qualità dell’aria indoor dei propri istituti. Una disposizione sacrosanta senza porsi domande sul come e con quali risorse umane, strumentali ed economiche con cui ASL e ARPAL avrebbero potuto affrontare l’impatto di una simile disposizione, e come e dove gli enti locali avrebbero potuto trovare personale e risorse da dedicare alle progettazioni e realizzazioni degli eventuali sistemi di ventilazione meccanica controllata dell’aria ambiente. ASL e ARPAL hanno risposto: aprite le finestre, intanto.
Garantire canali continuativi di risorse alla manutenzione, dalla tassazione generale o locale, con tasse di scopo se necessario. Oppure riconvertire investimenti PNRR già falliti in premessa (siamo certi che ve ne saranno molti!) da destinare a progettare e installare sistemi similari nel maggior numero possibile dei nostri edifici esistenti. Basta con la logica dei finanziamenti a bando: enti con strutture tecniche inesistenti o in ginocchio per carenze di personale e competenze dopo anni di tagli, non sono in grado di concorrere con pari opportunità all’accesso alle risorse e se va bene per le opere straordinarie, non può funzionare per la manutenzione ordinaria e programmata che è garanzia della sicurezza delle persone che abitano i nostri edifici e il territorio.
Si può certamente far si che gli edifici di nuova costruzione o oggetto di importanti ristrutturazioni nascano già dotati di tutti i sistemi di monitoraggio strutturale e di qualità dell’aria, necessari. Ma poi vanno ovviamente mantenuti e servono personale e risorse economiche per farlo.
Si può fare. È possibile. E realizzare un po’ di possibile, è sempre più necessario.
Roberta Burroni e Eulalia Grillo
Comitato Scientifico di Possibile