Io davvero vorrei capire. Sul serio. Metterci testa a costo di spaccarmela su questa sinistra che s’imballa, si conta (e non conta) e continua a perdersi in decine di rivoli. Scotta ancora il deludente risultato delle elezioni amministrative e mentre ci si alambicca sui ballottaggi (degli altri, ovviamente) il Governo consuma l’ennesimo spot sulla macelleria dei voucher. Basta leggere i numeri per capire che i voucher sono la bomboniera perfetta della latitanza politica a tutela del lavoro: un Paese che accetta cosi sommessamente (se non addirittura entusiasticamente) il feticcio della precarietà come soluzione alla crisi è un Paese arreso. Lo smantellamento del sistema di garanzie lavorative (di cui l’articolo 18 è stato solo una parte, pur eclatante) iniziato da Berlusconi e perseguito con cura dai governi successivi (fino all’apice Renzi).
La crescita esponenziale dei voucher
«A fronte dell’obiettivo, più volte annunciato dal Governo, — si legge nelle conclusioni della scheda analitica di Daniela Minnetti — di garantire una maggior stabilizzazione contrattuale, le modifiche apportate al lavoro accessorio dal job act, in continuazione con la Riforma Fornero, mostrano nei fatti una tendenza opposta»: si è passati da 353.985 voucher del 2012 al 1.392.906 dell’anno scorso. Numeri e proporzioni che non hanno bisogno dell’occhio allenato di un analista per balzare agli occhi e, ancora di più, basta guardarsi intorno, tra la gente, per scorgere migliaia di lavoratori ridotti a mesti pendolari tra le diverse provvisorietà. Basterebbe stare in un treno, prendere un bus per incontrare qualcuno che ogni mattina spera di doversi inventare un professione per qualche decina di ore. I voucher sono il trofeo del borghese di ritorno dal safari: la pelle di leone di questi ultimi anni è uno schizofrenicamente occupato ammaestrato ad esser grato per qualche spicchio di diritti.
Lavoratori in leasing
I lavoratori (finalmente, penserà qualcuno) sono comparse utili di sfondo alla scena economica e sociale. Nulla di più: componenti umane da inventariare insieme agli arnesi e ai macchinari in leasing. Lavoratori in leasing senza nemmeno l’obbligo di riscatto con la maxi rata finale (come per le auto in offerta) ma addirittura con l’assicurazione in omaggio. Sembra quasi naturale che il risultato a sinistra sia una catastrofe: non sono le ultime elezioni a dover allarmare una classe dirigente fallimentare ma questi moderni lavoratori diventati carpaccio per lo spuntino dell’impresa. Avete permesso alla politica di raccontare l’etica come un fastidio burocratico d’ostacolo all’impresa per poi agire di conseguenza; altro che Roma o Torino, questa sinistra ha perso lì.
Contro i voucher, partiamo da qui
E mentre la Francia si batte (per una legge non molto dissimile) con i lavoratori pronti a diventare argine qui stiamo a discutere se apparentarci o no con il renziano di turno? No, grazie. Grazie, no. C’è un campo da presidiare e difendere, c’è un inganno universale da sbriciolare e c’è un mondo da difendere. E lo faremo con tutte le parole, con tutte le azioni e con tutte le nostre forze senza tener conto di baronetti decaduti o dei soliti dirigenti troppo poco vigili. Qui. Partiamo da qui.