82,4 milioni. Nonostante la pandemia, nonostante le limitazioni agli spostamenti attuate in numerosi paesi, il 2020 fa segnare un nuovo record al numero di persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa di persecuzioni, violazioni dei diritti umani ed eventi che hanno pregiudicato gravemente l’ordine pubblico. Un dato (contenuto nell’ultimo rapporto UNHCR) che si conferma in costante crescita dal 2010.Oltre la metà di questi 82,4 milioni sono — ed è questo un altro dato che viene confermato — sfollati interni, cioè persone che sono state costrette a fuggire ma che non hanno abbandonato il proprio paese, spostandosi da una zona a un’altra. Non cambiano neppure i principali paesi da cui le persone fuggono (Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar) né tantomeno i principali paesi di destinazione (Turchia, Colombia, Pakistan, Uganda, Germania). Le isole di Aruba e di Curaçao (al largo del Venezuela) e il Libano e la Giordania sono invece i paesi che ospitano più migranti forzati rispetto alla loro popolazione.
Le procedure di resettlement (la ricollocazione da campi verso paesi ospitanti) svolgono un ruolo ancora e purtroppo marginale, ulteriormente ridimensionato dalla pandemia: solamente 34.400 persone vi hanno avuto accesso, meno di un terzo del 2021. Sono dati che fotografano una emergenza che si acutizza con il passare degli anni e di cui, sul suolo europeo, non vediamo che la coda. Un’emergenza che, tra l’altro, non potrà che peggiorare ulteriormente nei prossimi anni, quando lo sconvolgimento climatico colpirà ancor più duramente con siccità, innalzamento dei mari, eventi meteorologici devastanti. L’ultimo esempio in questo senso è quello del lago Tanganyika, in Congo, che da sempre rappresenta una fondamentale risorsa per le popolazioni locali ma che negli ultimi tempi si è trasformato in un vero e proprio killer. In soli due mesi — spiega The Guardian — «tempeste, piogge torrenziali e alluvioni hanno ucciso almeno 13 persone e distrutto 4.240 case e 112 scuole lungo le coste del lago». Da metà aprile sono oltre 72mila i congolesi che sono stati costretti a fuggire.