Da qualche mese a questa parte è emerso, dalla sala di controllo dell’esperimento ALICE del CERN, uno scienziato che ha fatto di un’improvvisa notorietà tra il pubblico di Twitter una missione per la divulgazione scientifica. Costui è Federico Ronchetti, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e coordinatore del suddetto esperimento.
Oltre a cercare di diffondere i temi scientifici il Dr. Ronchetti si è adoperato per la promozione del Piano Amaldi, che propone un programma di investimenti nella ricerca per risollevare l’economia Italiana e non solo. Il programma è nato in seno alla consulta scientifica del Cortile dei Gentili di cui il Prof. Ugo Amaldi, che l’ha proposta, fa parte.
Come Possibile siamo fermamente convinti che il benessere dei cittadini passi per l’amplificazione della conoscenza in tutte le sue accezioni e che per guardare ad un futuro sostenibile, ove ciascuno di noi abbia accesso a servizi fondamentali senza trascurare i problemi ambientali, sia necessario investire sulle idee e sull’innovazione.
Se i tagli alla ricerca hanno portato ad un risparmio immediato è anche vero che ci hanno impoverito sulla lunga distanza, depauperando i nostri laboratori e università di risorse umane e tecnologiche.
Il Piano Amaldi è nato perché, in questi mesi di pandemia, paesi come Germania e Corea del Sud hanno mostrato una migliore risposta all’avanzare del virus e questo anche grazie alle loro politiche lungimiranti che anche in passato hanno mantenuto alti gli investimenti permettendo di avere una società con fondamenta economiche e tecnologiche stabili; è verosimile che questo permetta loro di reggere meglio l’impatto della crisi economica e sociale che accompagnerà quella sanitaria.
Il Piano Amaldi si propone di portare gli investimenti pubblici in ricerca dall’attuale 0.5% all’1.1% del PIL in sei anni, continuando ad aggiungere fondi di anno in anno in modo da raggiungere nel 2026 le quote investite da Danimarca, Finlandia e Germania. In termini di assoluti significa passare dai 9 MLD attuali ai 10.5 MLD nel 2021, per approdare ai 18 MLD del 2026.
In questo momento il nostro governo si trova tra le mani la possibilità di fare questi investimenti grazie al Recovery Fund che arriverà dall’Unione Europea. Non possiamo sprecare l’occasione e utilizzare i soldi in progetti improvvisati e che guardino solo ai risultati immediati, ma chiediamo che si abbia il coraggio di guardare lontano e di puntare sulle idee, sulla scienza e sulla conoscenza. La ricerca, insieme all’istruzione e all’innovazione deve essere messa alla base della nostra società per avere un paese più stabile economicamente, per non accrescere il divario sociale e perché la tecnologia ci aiuti anche ad una crescita economica sostenibile.
Silvia Puddu.