[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1505996598457{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Dopo un grande lavoro di costruzione partecipata tra Podemos e la Federazione statale LGBTQI*, che riunisce le principali associazioni di tutta la Spagna, la proposta per una legge quadro su questi temi è arrivata in discussione nel Congresso spagnolo. Un risultato storico che potrebbe portare all’approvazione di una delle leggi più avanzate al mondo in più nel corso di una legislatura con una maggioranza costituita da partiti conservatori. Hanno votato a favore anche il PSOE e Ciudadanos che si dicono disponibili a proporre miglioramenti tecnici e giuridici per completare la legge.
La questione di una legge quadro contro le discriminazioni e per i diritti della comunità LGBTQI* non è una necessità solo spagnola. Ne abbiamo fortemente bisogno anche nel nostro Paese. Per questo abbiamo dedicato un capitolo del nostro Manifesto che abbiamo titolato “Diritti (e dov’eri?)”.
Dov’era la politica in questi anni? Le cittadine ed i cittadini di questo Paese aspettavano risposte audaci che riconoscessero i loro diritti, le loro libertà ed il principio di autodeterminazione. La classe dirigente, invece, non è stata in grado di mostrarsi coraggiosa ed al passo coi tempi.
In Spagna il lavoro congiunto tra Podemos e le associazioni testimonia un ottimo esempio di buona politica per la costruzione di percorsi partecipati tra i rappresentanti istituzionali e quelli della società civile e delle associazioni. Un processo che abbiamo messo in moto anche noi di Possibile in Italia con il Tour dei Diritti con il quale stiamo incontrando le realtà territoriali per confrontarci e costruire insieme le migliori proposte in ambito di diritti per dare la chanche anche al nostro Paese di essere progressista ed europeo.
La “Ley de Igualdad” ammessa alla discussione al Congresso spagnolo rappresenta la proposta forse più avanzata sui temi LGBTQI* a livello mondiale e prevede tra le tante cose un’attenzione particolare rivolta alle persone transessuali — quelle a cui in Italia dobbiamo chiedere scusa perché la politica le ha ignorate per anni — all’educazione alle differenze e al contrasto di ogni forma di discriminazione, compresi i fenomeni di hate speech, anche attraverso organismi governativi con compiti specifici su questo. Elementi che incontrano le proposte che abbiamo lanciato a Milano alla presentazione del nostro Manifesto. Una circostanza che conferma il pensiero di Stefano Rodotà che, già nel 2012 nel suo libro “Il diritto di avere diritti”, affermava che la globalizzazione non può passare solo dai mercati ma anche, e soprattutto, dai diritti.
Vogliamo presentare anche in Italia una proposta politica che sia avanguardia in tema di diritti civili perché non siamo più disposti ad accettare la retorica di una certa politica che di fronte a questi temi ripete che le priorità sono altre. Non può esserci nulla di più prioritario per una classe politica responsabile se non assicurare diritti, libertà e dignità ad ogni cittadino, nessuno escluso. Questo è il vero paradigma della modernità.
Il nostro Manifesto si muove in questa direzione, per una rivoluzione che sia politica e culturale e che passi necessariamente dai diritti e dalle libertà di tutte e tutti. Un percorso democratico, aperto a tutti coloro che con noi condividono valori e progetti. Tenendo a mente esperienze virtuose come quella spagnola.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]