Una volta, ti dice un signore durante una convenzione di circolo, poche settimane fa, il partito andava di casa in casa, suonava i campanelli, ti dava il volantino. Una volta, il partito lo conoscevi di persona, sapevi che volto aveva. Il partito ti stringeva la mano, ti chiamava per nome, conosceva i tuoi problemi. Sapeva che al numero civico 15 c’eri tu e che te la passavi male o bene e in ogni caso non eri semplicemente un numero ma una persona. Questa esperienza non è finita poiché il contatto umano è fondamentale, in politica come altrove.
È per tale ragione che, in questi giorni, i volontari della mozione Civati sono scesi in strada ed hanno ripercorso a piedi quelle vie che sono soliti correre giornalmente. Facendo il Porta a Porta ti capita di notare particolari inaspettati. Di conoscere una città che non ti sembra essere. Sei lì, fra la gente del tuo quartiere.
Sabato scorso alcuni di noi erano in giro per Senigallia, sin dalle nove del mattino. L’esperienza del Porta a Porta può intimorire. Cosa succede di fronte ad un no? Dinanzi ai primi dinieghi da parte di persone che non ne vogliono sapere di Partito Democratico e di primarie, a Senigallia hanno pensato di non mollare. Conosce Civati? Quando arriva il sì, si instaura il primo contatto, sei riscaldato improvvisamente da una bella sensazione. Perché sostieni lui e non Renzi? Le risposte son tutte lì, le sai perché sono tue, perché sono le risposte che hai da dare alla tua comunità, perché in fin dei conti è questa la politica che conta.
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Hai pochi minuti per parlare. Entri in uno scampolo di vita quotidiana, fatta di commissioni da sbrigare, di pranzi da preparare, di spese da ritirare e da portare su per le scale, che nel condominio non han messo l’ascensore. Alcuni ti dicono che non ne possono più, che non arrivano a fine mese e questa politica, la stramaledetta politica che sembra andare avanti da sé stessa, proprio non la sopportano più. E’ vero, dici affranto. E senti un po’ di condividerla, questa critica. E’ per questo che siamo qui, hai detto.
Poi c’è questa coppia, devono uscire. Gli dici, solo due minuti. Lei è civatiana, lo sai perché te l’ha detto ma il marito è renziano. Dice che vota Renzi perché questa volta le elezioni le dobbiamo vincere. Tu cerchi di convincerlo, sorridi ma non c’è neinte da fare. La moglie ti consola. Abbiamo due figli, ti spiega. Loro voteranno Civati.
Se invece fossi stato ad Quartu Sant’Elena, venerdì 29 Novembre, avresti percorso — gambe in spalla — tutta Is Arenas, il quartiere dello scandalo del Cagliari Calcio e del suo presidente. Là avresti incontrato un signore e sua figlia, lui indeciso, lei civatiana. E curiosamente non saresti stato tu a convincere il padre, non saresti stato tu a strappargli il sì, andrò a votarlo, ma proprio quella ragazza che conosce Civati e condivide le tue medesime opinioni. Così ti attacchi al telefono, chiami tutti quelli che conosci e che possono essere interessati. E’ fatto così, il Porta a Porta. Chiami e dici: l’8 Dicembre, civoti? Due signori settantenni ti spiegano che Is Arenas un tempo era una zona rossa, che ha sempre sostenuto le nostre amministrazioni e che poi è stata dimenticata dal Pd. Il Pd se ne è andato e tu lo riporti a casa, in un certo qual senso. Un lavoro non da poco.