“La mobilitazione per chiedere lo stop agli accordi con la Libia ha portato migliaia di persone a fare pressione sul governo con l’hashtag #StopAccordiConLaLibia e oggi vengono annunciate delle modifiche al memorandum. Ma l’accordo in sé è una vergogna: la Libia non è un porto sicuro. Dovremmo proteggere le persone — uomini, donne e bambini — da quegli stessi con cui stringiamo accordi. Di fronte alla più grande violazione dei diritti umani del nostro tempo, così come è stata documentata da giornalisti come Nello Scavo e Francesca Mannocchi, ci chiediamo come si possa parlare di semplici modifiche, che non cambierebbero l’impianto generale degli accordi e che dovranno comunque essere approvate dalla Libia. E il parlamento italiano invece? Questa volta sarà chiamato ad esprimersi?”. Lo dichiara Beatrice Brignone, Segretaria di Possibile.
“La ministra degli interni Lamorgese dichiara in queste ore che la questione va trattata a livello governativo e del presidente del Consiglio — aggiunge Brignone — ma c’è tempo solo fino al 2 novembre per alzare la mano e chiedere la rinegoziazione, altrimenti scatterà il rinnovo automatico. Quando intende agire il governo italiano?”.
“Chiediamo che le forze di sinistra che oggi sono parte della maggioranza di governo prendano posizione fermamente per il ritiro degli accordi e che lo facciano ora, prima che se ne riparli tra tre anni. — conclude Beatrice Brignone — Il rinnovo della complicità dell’Italia nelle torture, stupri e assassinii che avvengono nei centri di detenzione in Libia dovrebbe essere un confine da non oltrepassare, per tutti ma soprattutto per chi è stato eletto per rappresentare l’alternativa a chi quegli accordi li ha discussi e firmati”.