Ieri sera, al termine dell’ennesima, lunga diretta Facebook da Palazzo Chigi, abbiamo visto il Presidente del consiglio usare quella che aveva annunciato essere una buona notizia, l’accordo con la famiglia Riva per il pagamento di oltre un miliardo di euro da destinare al risanamento di Taranto, per chiudere il suo monologo a favore del sì al referendum costituzionale. Ecco, ci permettiamo di far presente che può sembrare normale, ma non lo è. Anche se è diventata un’abitudine.
È infatti solo l’ennesimo episodio, dopo che per sostenere il sì il premier e i suoi sodali hanno messo in mezzo le cure ai malati di cancro e di diabete, l’abbassamento della bolletta elettrica e altre cose che col referendum non c’entrano niente, e che sono anzi in pesante conflitto con il loro ruolo istituzionale. Per esempio, Obama ha fatto campagna per Hillary Clinton parlando ai comizi, non dallo Studio Ovale, e quindi è discutibile non solo avere un Presidente del consiglio che da mesi non fa il lavoro per il quale gli italiani lo pagano — a proposito di costi della politica — essendo impegnato quasi full-time nella campagna elettorale, ma che in più usa l’ufficio di Palazzo Chigi come sfondo per le sue personali dirette: anche se ci rendiamo conto che rispetto alla strumentalizzazione del risanamento di Taranto questa è solo una bagatella.
Certo, in questa campagna toni brutti e sbagliati si sono sentiti da ambo le parti, ma poiché chi se ne lamenta spesso lo fa per giustificare il suo voto a favore del sì e “contro i populismi”, dovrebbe rendersi conto che sta inconsciamente mettendo Renzi, il Governo e il Pd sullo stesso piano di Grillo e di Salvini, e dovrebbe trarne le debite conseguenze.
C’è chi guarda già al 5 dicembre e dice che ci sarà bisogno di costruire ponti a sinistra fra chi ha votato sì e chi ha votato no, ma — quale che sia l’esito — se c’è una cosa che questa campagna ha dimostrato è che il solco con chi per cercare di vincere un referendum sulla Costituzione — che dovrebbe essere peraltro una questione piuttosto asettica — arriva a strumentalizzare i disastri ambientali e i malati è ormai incolmabile, e non c’è ponte che possa coprirlo, se non quello dell’ipocrisia.