Insisteva Civati, insisteva. Ed ha continuato mentre qualcuno si è adagiato sulle curve morbide e avvolgenti del cambiaverso. Taddei persevera nella pratica renziana — lo fa oggi in un’intervista alla Stampa in cui, rispondendo a una domanda sul suo sostegno a Civati nel congresso Pd del 2013, dice che sul contratto a tutele crescenti “insisteva ancora di più” — di applicare etichette a riforme che invece contengono poco o nulla di quanto indicato. Il contratto a tutele crescenti di Renzi non è tale, poiché le tutele — detto banalmente — non crescono, piuttosco spariscono. Un vero contratto a tutele crescenti prevede un percorso di stabilizzazione del lavoratore. E’ un contratto unico perché elimina le forme contrattuali a tempo determinato per sussumerle tutte in una medesima formula.
La nostra idea è quella di allora, ed è presto detta: al contratto unico a tutele crescenti (che non termina i suoi effetti allo scadere degli incentivi ma al contrario persegue la finalità della inclusione del lavoratore), si devono affiancare robuste (ovvero adeguatamente organizzate e sostenute dalle necessarie risorse) politiche attive del lavoro; un reddito minimo garantito strutturato su tre livelli (una assicurazione sociale contro la perdita del lavoro; un reddito minimo vero e proprio, condizionato alla ricerca di un lavoro e correlato alle politiche attive; un sussidio sociale da riconoscere a tutti i soggetti inabili o invalidi al lavoro); un salario orario minino per difendere quelle categorie di lavoratori fuori del perimetro dei contratti collettivi nazionali, anch’esso adeguatamente ponderato sulla base di uno studio degli impatti sul mercato del lavoro; da un taglio del cuneo fiscale ragionato, orientato cioè a criteri di progressività reddituale.
L’approccio dell’esperienza renziana è stato invece orientato all’annuncio, alla comunicazione di titoli, all’uso indisciminato del denaro pubblico nei tanto decantati incentivi della decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato (mero regalo alle imprese, senza alcun impegno in cambio), i cui numeri sono stati spesso e volentieri oggetto di una speculazione senza precedenti. Qualcosa che un uomo di scienza come Taddei avrebbe dovuto rifiutare, se non altro per questioni di etica professionale.