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Non so se nascerà un governo Lega — Movimento 5 Stelle. Alla luce delle ultime, prevedibili, affermazioni di Salvini mi auguro di no.
I “paletti” di Salvini, in tutte le interviste, sono mano libera per la Lega sull’immigrazione e una nuova legge sulla difesa domiciliare, cioè a dire l’ennesimo tentativo di liberalizzare l’omicidio fra le mura domestiche.
Sono proposte che cadono in un terreno purtroppo reso fertile, sull’immigrazione, dalle esternazioni dell’allora presidente del consiglio Renzi, che invitava a uscire «dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi», come se questa fosse la situazione reale e non la narrazione fascioleghista, ma soprattutto dalla conseguente azione di governo del ministro Minniti e dei suoi innominabili accordi con la Libia (o meglio, con qualcuno poco raccomandabile in Libia), condannati da tutte le organizzazioni umanitarie, e infine dal palese contrasto al salvataggio dei naufraghi operato nei confronti delle ONG.
Ma anche sul versante della legittima difesa i democratici, con la confusionaria proposta di legge Ermini, sbandierata mediaticamente e arenata in Senato, hanno sdoganato il concetto che la normativa vigente non sia sufficiente, quando invece lo è.
E quando viene sdoganato un concetto, quando quasi tutto l’arco parlamentare è d’accordo sull’esistenza di un problema e che la soluzione è la modifica di una norma, anche se non è vero, e l’opinione pubblica percepisce questo anelito quasi unitario, allora la modifica di quella norma diventa culturalmente accettabile, e chi dirà di no sarà additato come oppositore strumentale.
Perché funziona così, anche se la scriveranno i leghisti, quelli per cui “la difesa è sempre legittima”, ma solo se chi spara è italiano e chi muore no.
Resisto alla tentazione giuridico-antropologica di vedere come risolveranno questa contraddizione, preferirei non accadesse. Ma non dimentico che qualcuno ha chiesto il voto per contrastare proprio Salvini, dopo aver concimato (letteralmente) l’opinione pubblica mentre era al governo e poi degustando pop-corn per vederlo all’opera.
Sulla pelle degli ultimi.
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