Lavoro

Noi sul contratto a tutele crescenti insistiamo ancora: chi ha cambiato idea è Taddei

Insi­ste­va Civa­ti, insi­ste­va. Ed ha con­ti­nua­to men­tre qual­cu­no si è ada­gia­to sul­le cur­ve mor­bi­de e avvol­gen­ti del cam­bia­ver­so. Tad­dei per­se­ve­ra nel­la pra­ti­ca ren­zia­na — lo fa oggi in un’in­ter­vi­sta alla Stam­pa in cui, rispon­den­do a una doman­da sul suo soste­gno a Civa­ti nel con­gres­so Pd del 2013, dice che sul con­trat­to a tute­le cre­scen­ti “insi­ste­va anco­ra di più” — di appli­ca­re eti­chet­te a rifor­me che inve­ce con­ten­go­no poco o nul­la di quan­to indicato.

Progressività fiscale: basta maquillage, torniamo ai fondamenti

Men­tre qual­cu­no che non l’ha fat­to quan­do era al gover­no pen­sa a taglia­re l’Irpef, noi abbia­mo mes­so nero su bian­co una pro­po­sta in gra­do di taglia­re in manie­ra strut­tu­ra­le l’imposta sul red­di­to a 16,4 milio­ni di con­tri­buen­ti (cir­ca l’80% del­la pla­tea dei lavo­ra­to­ri dipen­den­ti). E che, se este­sa ai lavo­ra­to­ri auto­no­mi, amplie­reb­be la pro­pria por­ta­ta ad altri 3,9 milio­ni di contribuenti.

L’Ispettore di sodio nel mare del lavoro nero

Dia­mo uno sguar­do ai nume­ri del nuo­vo Ispet­to­ra­to Nazio­na­le del Lavo­ro, la pian­ta orga­ni­ca del nuo­vo Ispet­to­ra­to, è pari a 6046 uni­tà, com­pre­si i livel­li diri­gen­zia­li. Abbia­mo ten­ta­to una veri­fi­ca di que­sto numero
sti­man­do il nume­ro effet­ti­vo degli ope­ra­ti­vi che effet­tua­no le veri­fi­che pres­so i luo­ghi di lavo­ro. Sareb­be­ro 4880. Sono sufficienti?

Quel problema chiamato realtà

Se cer­ca­te inter­lo­cu­to­ri, ripar­ti­te dal­la real­tà, dagli stru­men­ti per cam­biar­la, dagli obiet­ti­vi che dia­no sen­so alla poli­ti­ca e digni­tà alle per­so­ne. Sen­za timi­dez­ze. Per­ché il mon­do così non fun­zio­na: si pre­pa­ra solo alla sosti­tu­zio­ne dei lavo­ra­to­ri con robot e androi­di. Che non van­no paga­ti, cer­to, ma non con­su­ma­no. E for­se è il caso di ini­zia­re a pen­sar­ci, rispol­ve­ran­do anti­che let­tu­re e indi­vi­duan­do solu­zio­ni inedite.

Qui Sì lavora, ma ne vale la pena

Un’altra cam­pa­gna refe­ren­da­ria. Un altro tour lun­go lo sti­va­le. Per­ché voglia­mo esse­re gli uni­ci a lavo­ra­re set­te gior­ni su set­te e sen­za ora­ri. Per­ché gli uni­ci straor­di­na­ri non paga­ti che accet­tia­mo sono i nostri straor­di­na­ri atti­vi­sti. Per­ché l’unico inde­ter­mi­na­to che vor­rem­mo veder spa­ri­re è il pro­gram­ma di chi vuol fare la sini­stra sen­za mai dire …

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Mettiamoci al lavoro #nelmerito sul lavoro (con o senza referendum)

Pos­si­bi­le — a par­ti­re dal suo Comi­ta­to scien­ti­fi­co — è pron­to a lan­cia­re un focus di appro­fon­di­men­to, comu­ni­ca­zio­ne e mobi­li­ta­zio­ne sul­la que­stio­ne, fin da ora, accom­pa­gnan­do con pre­ci­se infor­ma­zio­ni, denun­ce pun­tua­li e, come si suol dire, gli oppor­tu­ni chia­ri­men­ti la cam­pa­gna refe­ren­da­ria e, in ogni caso, politica.

Chiedere scusa ai giovani, l’impresa impossibile

La paro­la che la mia gene­ra­zio­ne, quel­la nata a caval­lo fra gli anni ’80 e i pri­mi ’90, si aspet­ta è “scu­sa”. Una paro­la sem­pli­ce: “scu­sa”, per­ché sia­mo e sie­te la pri­ma gene­ra­zio­ne, dopo quel­la dei vostri non­ni, che è costret­ta a emi­gra­re in mas­sa, anche se ha stu­dia­to e si è laureata.