Al circo del referendum “padano” manca l’attrazione principale
Siamo alla battaglia decisiva, alla quale i leghisti tutti dovrebbero partecipare con lo stesso ardore di Alberto da Giussano, e invece no.
Siamo alla battaglia decisiva, alla quale i leghisti tutti dovrebbero partecipare con lo stesso ardore di Alberto da Giussano, e invece no.
Definire “clandestini” i richiedenti asilo è discriminatorio. Ora c’è anche una sentenza a sostenerlo, ed è la sentenza emessa da Martina Flamini, della prima sezione civile del tribunale ordinario di Milano, in risposta a un ricorso presentato da ASGI e NAGA contro dei manifesti affissi dalla Lega Nord a Saronno (Varese) durante la campagna elettorale, con i quali si definivano “clandestini” 32 richiedenti asilo che avrebbero dovuto essere ospitati in città, collegando la loro permanenza al taglio delle pensioni e all’aumento delle tasse.
Passo dopo passo, ordinanza dopo ordinanza, il campo della sinistra — con alcune eccezioni — ha ceduto alla peggiore retorica leghista, naturalmente adottando toni gentili, cortesi e civili, ma senza il coraggio di imporre un proprio pensiero autonomo. Erano gli anni delle ordinanze antikebab e antiphone-center, delle insegne etniche che non vanno bene, e di un sacco di amenità varie.