Tasse universitarie: basta a un Paese immobile e solo per ricchi

È noti­zia recen­te, ripor­ta­ta l’altro ieri da Repub­bli­ca citan­do fon­ti MIUR, che le tas­se uni­ver­si­ta­rie in Ita­lia sono desti­na­te ad aumen­ta­re ulte­rior­men­te.
La cosa è del tut­to inac­cet­ta­bi­le, ma non sor­pren­den­te: si trat­ta di un trend con­so­li­da­to. Dal 2011 al 2016, infat­ti, gli stu­den­ti ita­lia­ni (e le loro fami­glie) han­no visto aumen­ta­re la loro con­tri­bu­zio­ne del 14,5%, arri­van­do a oltre 1,6 miliar­di di euro.

E que­sto in qua­dro con­ti­nen­ta­le dove mol­tis­si­me sono le real­tà dove le tas­se uni­ver­si­ta­rie sono ine­si­sten­ti, come in Ger­ma­nia, Austria, Sco­zia, Dani­mar­ca, Fina­lan­dia, Nor­ve­gia e Svezia.

Ma il nostro è trend for­te­men­te volu­to, visto che gli algo­rit­mi di valu­ta­zio­ne degli ate­nei (e in base ai qua­li si asse­gna­no i fon­di mini­ste­ria­li) pre­mia­no pro­prio le uni­ver­si­tà con le tas­se più alte.

È que­sto un model­lo accet­ta­bi­le per un pae­se come l’Italia? A nostro avvi­so no.

Pena­liz­za le fasce meno abbien­ti, pena­liz­za gli ate­nei del Sud, pena­liz­za for­te­men­te tut­to il Pae­se, che avreb­be gran­de neces­si­tà di aumen­ta­re il nume­ro di lau­rea­ti tra i suoi abitanti.

Se infat­ti è evi­den­te e con­si­sten­te il pro­gres­si­vo aumen­to del­la con­tri­bu­zio­ne a cari­co del­le fami­glie per la for­ma­zio­ne uni­ver­si­ta­ria, lo stes­so non si può dire del­la per­cen­tua­le di lau­rea­ti. L’obiettivo fis­sa­to Europa2020 è del 40%, men­tre il tas­so attua­le in Ita­lia è del 26,2%. Peg­gio di noi solo la Romania.
È evi­den­te, per­ciò, che il nostro Pae­se ha biso­gno di incen­ti­va­re più che mai l’accesso alla for­ma­zio­ne uni­ver­si­ta­ria per i suoi cit­ta­di­ni, men­tre inve­ce fa l’opposto.

Una socie­tà con pochi lau­rea­ti è una socie­tà più pove­ra cul­tu­ral­men­te, meno com­pe­ti­ti­va, immo­bi­le sul pia­no dell’innovazione e soprat­tut­to su quel­lo socia­le.

Da sem­pre Pos­si­bi­le sostie­ne che uni­ver­si­tà e ricerca sia­no la pri­ma cosa.
E da sem­pre cre­dia­mo che la mobi­li­tà vada finan­zia­ta a spe­se dell’immobilità.
Per­ciò nel nostro Mani­fe­sto pro­po­nia­mo di tor­na­re a una tas­sa­zio­ne pro­gres­si­va del­la pri­ma casa e a un più vir­tuo­so model­lo di impo­sta di suc­ces­sio­ne, che por­te­reb­be­ro in que­sto modo nel­le cas­se del nostro pae­se 2,4 miliar­di di euro.

Inve­stia­mo­li nel­la mobi­li­tà socia­le, nell’innovazione, nel­la cre­sci­ta cul­tu­ra­le del nostro Paese.
Ren­dia­mo final­men­te la for­ma­zio­ne uni­ver­si­ta­ria Pos­si­bi­le per tut­ti, per dare all’Italia gior­ni miglio­ri.

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