È l’ora del Centro. Quello geografico, non quello moderato a cui Civati, da tempo, cerca di trovare un’alternativa offrendo “possibilità”. Il calendario prevede una due giorni con tappa a Terni prima e a L’Aquila poi. 29 ottobre. Ad attendere Civati a Terni, nella cornice dell’Hotel de Paris, ci sono Emanuele Pica (referente regione Umbria per Civati Segretario), Daniela Mercorelli (che ha guidato una lista “W la libertà” all’unione comunale di Terni) e Giulia Falcinelli (GD). Nei giorni in cui il dibattito politico sembra incentrato sul parallelismo di matrice dalemiana tra Renzi e Virna Lisi, Civati invoca il ritorno ad un dibattito congressuale serio, indirizzato all’individuazione di una “linea politica” nuova. Nuova rispetto a queste larghe intese, che più che larghe sono “lunghe intese”, il cui spirito si andava consolidando già ai tempi del Governo Monti. Civati è contrario alle larghe intese non solo nella sostanza ma anche nella forma e sopratutto nella durata che sembra preannunciarsi. “E’ necessario emanare una legge elettorale entro Natale per poter andare ad elezioni a primavera e dar vita ad un Governo politico”. Un Governo che ritorni ad avere una linea chiara sui diritti civili, sull’immigrazione, sul lavoro, sull’introduzione di un reddito minimo e sull’individuazione di un nuovo modello di crescita. “Si deve parlare dei grandi temi e si deve alzare la voce”. Civati sogna un PD che recuperi il rapporto con elettori e tesserati. “Bisogna riscoprire il valore della tessera come forma di adesione e non come calcolo politico”. Per far questo bisogna ripartire dalla credibilità del partito, assicurando il rispetto del principio di legalità, anche e soprattutto nel corso del Congresso. Il riferimento è ovviamente all’ambiguo boom di tesseramenti di questi giorni.Civati sogna un centro-sinistra nuovo che guardi a Sel e ad una parte del M5S. L’attenzione si sposta poi sul tema lavoro. Civati è chiaro sul punto: “Ci sarebbero le risorse per diminuire il costo del lavoro, ma bisogna intervenire sulla struttura degli ammortizzatori sociali, introducendo un reddito minimo come in tutto il resto d’Europa”. Tratta anche il tema dei contratti di lavoro: “Bisogna puntare ad un contratto unico a garanzie crescenti”. Ma le larghe intese sembrano andare in altra direzione, “Un Paese serio non abbassa le tasse sul patrimonio”. Per concludere si parla del progetto delineato nella sua mozione. A chi ne critica l’eccessiva lunghezza (70 pagine), Civati risponde così: “Vale la pena leggere 70 pagine per provare a costruire una grande proposta di sinistra, per portare il Paese davvero in Europa, non solo con i vincoli delle politiche di bilancio, ma anche con le prospettive delle politiche sociali e del lavoro, dello sviluppo e dell’ambiente, della scuola e della ricerca. La modernità dei vantaggi sociali, insomma, e non solo dei costi”.
Il viaggio continua. 30 ottobre. Dall’Umbria all’Abruzzo, destinazione L’Aquila. Qui per un attimo i temi nazionali perdono la loro importanza al cospetto del problema, altrettanto “nazionale” per gravità, della ricostruzione dopo il devastante terremoto del 2009. L’onorevole di Monza viene accolto con il dono simbolico della bandiera della città e la lettura di una breve richiesta di impegno da parte sua sulla ricostruzione. Civati sul punto evita la retorica, dopo anni di false promesse. “Bisogna finalmente provare a dare risposte”. Modera l’incontro Paolo Della Ventura (referente regione Abruzzo per Civati Segretario). Oltre a Civati, ospite della serata è il sindacalista e già senatore Andrea Ranieri, una delle tante penne al servizio della mozione-Civati. Civati è sincero con gli aquilani. Non ha formule magiche e non nasconde la scarsità di risorse ricavabili dalla nuova legge di stabilità. E sul tema delle risorse aggiunge: “Una tassa di scopo? Sarei favorevole, a patto di capire come inquadrare al meglio queste nuove tasse”. Dopo i temi scottanti si parla anche di Congresso. “Io sono convinto di ottenere un ottimo risultato. C’è molta pubblicità intorno a uno dei candidati, molta visibilità, ma la cosa importante è che vengano esaminate tutte e quattro le proposte e poi decidere qual è la migliore, così si fa un Congresso”. L’incontro si chiude sul tema della legge elettorale: “Per fare il sindaco d’Italia, come propone Renzi, servirebbe una riforma costituzionale impegnativa, per realizzare la quale rischieremmo di impiegare due anni. Io penso che la cosa più semplice sia tornare al Mattarellum, quindi ai collegi uninominali in cui ci si confronta sapendo anche che si può perdere perché la politica è anche un po’ rischiosa. Leggo tanto di premi di maggioranza per tutti, però poi i voti bisogna prenderli”. Civati saluta gli aquilani con un augurio: “Io spero che, esattamente come per gli aquilani, anche sulla legge elettorale riusciremo a dare delle risposte entro Natale perché gli italiani non possono più aspettare”