[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il terremoto di magnitudo 6,4 del 26 novembre 2019 ha colpito nel cuore della notte e ha messo in ginocchio un paese che dopo innumerevoli difficoltà economiche e sociali lavora duro aspirando all’Europa.
È salito a 49 il bilancio dei morti, gli ultimi quattro corpi ritrovati sono stati estratti dai Vigili del Fuoco italiani e sono quelli di una mamma con i suoi tre bambini, volto di questa terribile tragedia. Sono 45 le persone tratte in salvo e 750 i feriti. Le continue scosse, invece, non permettono ancora di fare il bilancio dei danni. Il console albanese Adrian Haskaj, commosso, ha detto da Bari: “Tutta l’Italia è in piedi, come un fratello. Ci foste stati voi lì a Durazzo avreste sicuramente salvato tante vite”.
L’Albania è il Paese balcanico con più legami storici con l’Italia, dove è maggiormente diffusa la lingua italiana, e dove i rapporti economici e commerciali con il nostro Paese si realizzano da tempo immemorabile. È un Paese in pieno boom economico con un livello di istruzione superiore alla media UE e ampi spazi per investimenti in vari settori, dove operano anche 2400 imprese italiane.
Oltre ai rapporti storici, Albania e Italia condividono la stessa faglia tettonica. Per questo la vicinanza italiana, che sa bene cosa vuol dire affrontare forti terremoti, in questi giorni è stata immediata e i Vigili del Fuoco e le forze della Protezione Civile lavorano ininterrottamente da giorni cercando di limitare i danni.
Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha prontamente chiamato le autorità albanesi per esprimere vicinanza alla popolazione e provvedere con gli aiuti necessari.
Il terremoto di questi giorni ha colpito Durazzo, la seconda città per grandezza in Albania, uno dei cuori dello sviluppo del Paese. Inutile dire che l’economia della città è paralizzata e Durazzo è in questi giorni una città fantasma; i suoi cittadini elaborano il lutto lontani dalle proprie case, rifugiandosi in altre città dell’Albania e del Kosovo.
Intanto nei paesi della periferia di Durazzo gli sfollati hanno ancora urgente bisogno di beni primari come acqua, pane o coperte per fare fronte al freddo.
C’è da sottolineare inoltre, che gli albanesi sono un popolo fortemente legato alla propria terra. L’Albania stessa ha lottato e sofferto tanto per questo territorio del quale in questi giorni avrebbe dovuto festeggiare l’indipendenza. Tuttavia, da questa tragedia il sentimento di solidarietà e duro lavoro che caratterizza il popolo albanese ha chiamato a sé moltissimi aiuti provenienti dai paesi vicini. Italiani, Turchi, Svizzeri lavorano fianco a fianco alle forze albanesi che non ha i mezzi necessari per far fronte ad un disastro di tale portata. Kosovari e serbi non mancano all’appello lavorando insieme e superando le avversità causate dalla guerra. La solidarietà ha commosso l’intero Paese, è stata uno spiraglio di luce in questi momenti così bui. La comunità cittadina e gli imprenditori locali hanno aperto le proprie case o alberghi per dare alloggio agli sfollati e molti ristoranti hanno lavorato duro facendo fronte alla paura per procurare da mangiare a chi ne ha avuto bisogno.
Ora, però, inizia la parte più difficile: la ricostruzione del territorio. Non mancherà il senso di comunità e il coraggio in Albania ma le risorse sono scarse, soprattutto per un paese che negli ultimi anni ha speso ogni sua energia per lo sviluppo e ora si ritrova senza risorse e mezzi per aiutare i suoi cittadini.
Per questo motivo facciamo appello alla comunità italiana di non dimenticare il dolore che una calamità naturale può causare e a unirsi alla già grande solidarietà, aiutando a ricostruire il futuro dei fratelli e delle sorelle albanesi che non scorderanno i grandissimi aiuti che stanno ricevendo.
Si può contribuire al primo soccorso e alla ricostruzione effettuando una donazione alla raccolta fondi organizzata dalla fondazione Fundjavë Ndryshe.
Clicca qui per contribuire alla raccolta fondi
Jessi Kume[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]