#Terremoto: le cose da fare, a telecamere spente

Nel nau­sean­te dibat­ti­to sul­le «bufa­le» (e chi è sen­za «bufa­la» sca­gli la pri­ma «bufa­la»), c’è da recu­pe­ra­re un con­cet­to pas­sa­to in secon­do pia­no: le fra­si stu­pi­de. Che non sono «bufa­le», appun­to, ma fan­no anche peg­gio del­le «bufa­le».

«Il gover­no aiu­ti i ter­re­mo­ta­ti, non le ban­che.»

E inve­ce il gover­no deve aiu­ta­re i ter­re­mo­ta­ti E le ban­che. Met­te­re una cosa con­tro l’al­tra non ha alcun sen­so. Non vuol dire nul­la: se il gover­no non inter­ve­nis­se — e col­pe­vol­men­te non è inter­ve­nu­to, per­ché c’e­ra il refe­ren­dum e più in gene­ra­le una cer­ta «nar­ra­zio­ne» da pre­ser­va­re — fal­li­reb­be­ro le ban­che, per­de­reb­be­ro i sol­di gli obbli­ga­zio­ni­sti e i cor­ren­ti­sti e sal­te­reb­be par­te con­si­sten­te del nostro siste­ma economico.

Il gover­no non è sta­to velo­ce con le ban­che e len­to con i ter­re­mo­ta­ti. E sta­to sicu­ra­men­te len­to con le ban­che (anche nel dare vere infor­ma­zio­ni ai cit­ta­di­ni, a pro­po­si­to di «bufa­le») ed è sta­to velo­cis­si­mo e let­te­ral­men­te pre­ci­pi­to­so con i ter­re­mo­ta­ti, soprat­tut­to a pro­met­te­re cose che ha sapu­to solo in par­te man­te­ne­re, pre­di­spo­nen­do solu­zio­ni che non lo era­no e di cui par­le­re­mo nei pros­si­mi gior­ni, quan­do sarà pas­sa­ta l’onda di emo­ti­vi­tà e la luci­di­tà con­sen­ti­rà di discu­ter­ne seria­men­te.

Fa sor­ri­de­re vede­re for­ze poli­ti­che che han­no gover­na­to in pas­sa­to denun­cia­re i ritar­di nel­la pia­ni­fi­ca­zio­ne del­le poli­ti­che per il ter­ri­to­rio. Dov’erano quan­do toc­ca­va a loro? Qua­li pia­ni anti­si­smi­ci han­no pre­di­spo­sto? Qua­li solu­zio­ni genia­li han­no sperimentato?

Chis­sà se tut­te que­ste risor­se che si dichia­ra­no neces­sa­rie si stan­zie­ran­no dav­ve­ro, ove doves­se cam­bia­re il gover­no. Ora le dan­no tut­ti per scon­ta­te, si chie­do­no per qua­le assur­da ragio­ne non sia­no sta­te stan­zia­te, ma quan­do si spe­gne­ran­no le tele­ca­me­re e si pas­se­rà ad altro, se lo ricorderanno?

Dav­ve­ro sono pron­ti a rinun­cia­re a miliar­di di euro per altre ‘pro­mes­se’, invi­tan­do la popo­la­zio­ne a spen­de­re anche risor­se pro­prie per met­te­re in sicu­rez­za la pro­pria casa e la pro­pria azien­da? Dav­ve­ro sono pron­ti a com­bat­te­re l’abusivismo edi­li­zio, in una lot­ta sen­za quar­tie­re (e sen­za quar­tie­ri­no) con i palaz­zi­na­ri e gli affa­ri­sti che alli­gna­no in ogni pla­ga del Pae­se? Dav­ve­ro sono pron­ti a dire no a cer­te pro­ce­du­re-scor­cia­to­ia che han­no pro­dot­to il dis­se­sto del nostro territorio?

E per­ché la leg­ge sul con­su­mo di suo­lo — peno­sa, va det­to — è fer­ma al Sena­to? E per­ché non si ini­zia ora, con gli inter­ven­ti, sen­za aspet­ta­re che sia­no altri a far­lo? Per­ché non si chie­de con pro­po­ste e emen­da­men­ti pre­ci­si che ciò avven­ga e che ciò impe­gni i pros­si­mi ese­cu­ti­vi, a pre­scin­de­re da chi vin­ce­rà le pros­si­me elezioni?

Ecco, par­lia­mo di cose serie.


L’in­ter­ven­to di oggi a L’A­ria che Tira

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.