Il test della NRW e la corsa al Bundestag: la situazione in Germania

14 mag­gio e 24 set­tem­bre: que­ste le due date cer­chia­te in ros­so sul calen­da­rio elet­to­ra­le tede­sco. Nel­la pri­ma, oltre 13 milio­ni di cit­ta­di­ni saran­no chia­ma­ti alle urne per il rin­no­vo per il par­la­men­to regio­na­le (Land­tag) del Land più popo­lo­so e uno degli eco­no­mi­ca­men­te più for­ti del­la Ger­ma­nia, la Rena­nia Set­ten­trio­na­le-Vest­fa­lia (NRW). Nel­la secon­da, inve­ce, ci saran­no le ele­zio­ni per il rin­no­vo del par­la­men­to fede­ra­le (Bun­de­stag) che dovrà dare la fidu­cia al nuo­vo gover­no gui­da­to o dal­la can­cel­lie­ra uscen­te, Ange­la Mer­kel (Unio­ne Cri­stia­no-Demo­cra­ti­ca — CDU), o dal suo sfi­dan­te, l’ex pre­si­den­te del Par­la­men­to euro­peo, Mar­tin Schulz (Par­ti­to Social­de­mo­cra­ti­co Tede­sco — SPD).

Due appun­ta­men­ti appa­ren­te­men­te auto­no­mi, ma in real­tà stret­ta­men­te lega­ti nel­le cam­pa­gne elet­to­ra­li e nei risul­ta­ti, soprat­tut­to se si guar­da al cen­tro­si­ni­stra. Difat­ti, sarà l’SPD ad aver in mano le car­te più pesan­ti da gio­ca­re nel­le trat­ta­ti­ve con gli altri par­ti­ti per la for­ma­zio­ne dei due gover­ni. Per capi­re que­sto, biso­gna tene­re bene a men­te tre elementi:

  • il siste­ma elet­to­ra­le pra­ti­ca­men­te iden­ti­co per l’elezione del Land­tag NRW e del Bun­de­stag (pro­por­zio­na­le, con soglia di sbar­ra­men­to al 5% e asse­gna­zio­ne dei seg­gi equa­men­te in col­le­gi uni­no­mi­na­li e liste bloccate);
  • il pano­ra­ma poli­ti­co tede­sco che non vede nuo­ve com­pa­gi­ni in cam­po (a par­te gli estre­mi­sti di destra dell’Alternativa per la Ger­ma­nia – AfD, che han­no riu­ni­to sigle mino­ri pri­ma sparse);
  • gli ulti­mi son­dag­gi.

La stra­te­gia che sta per­se­guen­do l’SPD è quel­la di usci­re dagli sche­mi a cui l’elettorato si è assue­fat­to nell’ultimo decen­nio, sia in ter­mi­ni di poli­ti­che, che di alleanze.

Il pri­mo segna­le è giun­to a fine gen­na­io, quan­do Mar­tin Schulz è sta­to uffi­cial­men­te desi­gna­to per la cor­sa all’incarico di can­cel­lie­re, non­ché nomi­na­to segre­ta­rio del SPD con un bul­ga­ro 100% di con­sen­si. Negli scor­si mesi sem­bra­va lo sfi­dan­te doves­se esse­re, qua­si fos­se una rego­la non-scrit­ta, il segre­ta­rio del par­ti­to allo­ra in cari­ca, vice-can­cel­lie­re e mini­stro nel­la große Koa­li­tion, Sig­mar Gabriel. Non un buon pre­sa­gio, soprat­tut­to se si pen­sa al pre­ce­den­te del 2009 quan­do fu can­di­da­to Frank-Wal­ter Stein­meier, mini­stro uscen­te del­la pri­ma große Koa­li­tion tar­ga­ta Mer­kel: l’SPD col­se un pes­si­mo risul­ta­to (23,0%, ‑11,2% rispet­to alle pre­ce­den­ti ele­zio­ni del 2005), venen­do rele­ga­to fuo­ri dal gover­no. A pesa­re soprat­tut­to il fat­to di non aver por­ta­to avan­ti poli­ti­che “di sini­stra” ed esse­re sce­si a pat­ti trop­po spes­so pur di com­pia­ce­re la CDU. Quat­tro anni più tar­di, nel 2013, i risul­ta­ti sono sta­ti leg­ger­men­te miglio­ri e l’SPD è tor­na­ta den­tro a una nuo­va große Koa­li­tion.

Que­sta vol­ta l’SPD sem­bra aver impa­ra­to la lezio­ne, affi­dan­do la lea­der­ship a un vol­to sen­za alcun pre­ce­den­te di gover­no. E fin dal­le pri­me dichia­ra­zio­ni, Schulz pare aver mes­so in chia­ro qua­le sia la sua idea e pro­gram­ma di gover­no. Innan­zi­tut­to l’SPD deve tor­na­re a sini­stra “rico­no­scen­do gli erro­ri fat­ti”. Gros­sa atten­zio­ne riser­va­ta al lavo­ro, ai gio­va­ni e al socia­le. Dopo l’introduzione del sala­rio mini­mo nel 2015 sot­to l’ombrello del­la große Koa­li­tion ora è neces­sa­rio rifor­ma­re l’Agenda 2010 volu­ta dall’ultimo can­cel­lie­re SPD, Gerhard Schrö­der, che per­mi­se all’e­co­no­mia tede­sca di supe­ra­re la cri­si meglio di tut­ti, ma che al tem­po stes­so costò allo stes­so Schrö­der la rie­le­zio­ne. Quin­di asse­gni di disoc­cu­pa­zio­ne ero­ga­ti per un più lun­go perio­do di tem­po (ora, dopo un bre­ve perio­do di asse­gno di disoc­cu­pa­zio­ne si pas­sa a un asse­gno socia­le); ridu­zio­ne del pre­ca­ria­to soprat­tut­to per i gio­va­ni fra i 25 e i 35 anni ricor­ren­do a rego­le più strin­gen­ti per i con­trat­ti a tem­po deter­mi­na­to; mag­gio­re pre­sen­za dei sin­da­ca­ti ai ver­ti­ci del­le azien­de per attua­re esten­si­va­men­te il model­lo nor­di­co del­la “coge­stio­ne”; aumen­to del­le risor­se desti­na­te al socia­le e all’assistenza degli anzia­ni non più auto­suf­fi­cien­ti; rivo­lu­zio­ne tec­no­lo­gi­ca al fine di accor­cia­re gli ora­ri di lavo­ro.

Schulz sta al momen­to con­cen­tran­do gran par­te del­le sue usci­te pub­bli­che in NRW, per­ché da lì è par­ti­ta la sua car­rie­ra poli­ti­ca come sin­da­co di una cit­ta­di­na alle por­te di Aqui­sgra­na e per­ché da qui a poche set­ti­ma­ne in quel land si svol­ge­ran­no le ele­zio­ni per il par­la­men­to regio­na­le. Una sor­ta di pro­va gene­ra­le di quel che potreb­be acca­de­re a livel­lo nazio­na­le a set­tem­bre. Il Gover­no uscen­te è com­po­sto da una coa­li­zio­ne fra SPD e i Ver­di (Grü­ne) che nel 2012 han­no rac­col­to rispet­ti­va­men­te il 39,1% e l’11,3% dei voti. Seb­be­ne i son­dag­gi veda­no la gover­na­tri­ce uscen­te Han­ne­lo­re Kraft (SPD) non ave­re riva­li, l’incarico ese­cu­ti­vo le ver­rà affi­da­to dal par­la­men­to ed è qui che si gio­ca la par­ti­ta del­le allean­ze. Al momen­to i son­dag­gi regi­stra­no l’“effetto Schulz”, dan­do il par­ti­to attor­no al 36–38%, recu­pe­ran­do gran par­te dei voti di quell’elettorato che ha rifiu­ta­to l’alleanza di gover­no a livel­lo nazio­na­le sigla­ta a fine 2013 e la cui per­di­ta ave­va por­ta­to il par­ti­to vici­no alla soglia psi­co­lo­gi­ca del 30%. La CDU è sta­ta dun­que stac­ca­ta e lascia­ta poco al di sot­to del 30%. I Ver­di e i libe­ra­li dell’FDP supe­re­reb­be­ro age­vol­men­te la soglia del 5%, men­tre il par­ti­to popo­la­re di sini­stra (Lin­ke) se la gio­che­reb­be. L’AfD entre­reb­be anch’essa nel par­la­men­to, ma sen­za il risul­ta­to cla­mo­ro­so che si è visto in altre recen­ti ele­zio­ni, atte­stan­do­si attor­no al 10%.

I nume­ri, dun­que, dico­no che una ripro­po­si­zio­ne dell’intesa del 2012 non dareb­be alla Kraft la mag­gio­ran­za dei seg­gi suf­fi­cien­ti a soste­ne­re il gover­no. Le alter­na­ti­ve pos­si­bi­li sono due. La pri­ma è quel­la di chie­de­re l’appoggio alla CDU per l’ennesima große Koa­li­tion a livel­lo loca­le (l’ultima è sta­ta crea­ta a fine mar­zo dopo le ele­zio­ni nel pic­co­lo Saar­land). La secon­da alter­na­ti­va è quel­la a cui sta pun­tan­do Schulz: esten­de­re la coa­li­zio­ne ulte­rior­men­te a sini­stra, coin­vol­gen­do la Lin­ke. Que­sta ipo­te­si si basa su alcu­ni pre­sup­po­sti, fra cui la capa­ci­tà del­la Lin­ke di supe­ra­re lo sbar­ra­men­to, la cadu­ta di una “dif­fi­den­za reci­pro­ca” fra SPD e Lin­ke che ha carat­te­riz­za­to il rap­por­to fra que­sti due par­ti­ti negli anni, la volon­tà poli­ti­ca per affron­ta­re un per­cor­so di gover­no basa­to su un pro­gram­ma comu­ne, l’accettazione dei Ver­di nell’avere al gover­no un nuo­vo alleato.

Entram­be le solu­zio­ni avreb­be­ro una rica­du­ta a livel­lo nazio­na­le: la pri­ma sareb­be il pre­lu­dio per una nuo­va große Koa­li­tion a Ber­li­no a set­tem­bre e ci sareb­be una gros­sa ras­se­gna­zio­ne (o assue­fa­zio­ne) alla poli­ti­ca che ha carat­te­riz­za­to la Ger­ma­nia nell’ultimo decen­nio; la secon­da con­sen­ti­reb­be di rom­pe­re gli sche­mi e di testa­re a livel­lo loca­le un’inedita espe­rien­za di gover­no che potreb­be esse­re ripro­po­sta da qui a qual­che mese a livel­lo nazionale.

Risul­ta comun­que dif­fi­ci­le distri­car­si in que­sto gio­co di nume­ri ed allean­ze e fare alcun tipo di pre­vi­sio­ne. La dif­fi­den­za reci­pro­ca fra i vari par­ti­ti è cre­scen­te e ora­mai si pre­fe­ri­sce tat­ti­ca­men­te atten­de­re, piut­to­sto che espor­si con allean­ze. Un’alleanza SPD-Lin­ke non è così scon­ta­ta a cau­sa di alcu­ne diver­gen­ze di vedu­te, soprat­tut­to quan­do si arri­va a par­la­re di poli­ti­che del lavo­ro, che in un land for­te­men­te indu­stria­liz­za­to sono all’ordine del gior­no. I Ver­di, nel momen­to in cui una coa­li­zio­ne venis­se este­sa a un ter­zo par­ti­to, potreb­be­ro ritro­var­si in un ruo­lo subal­ter­no, dif­fi­ci­le da accet­ta­re. Ecco dun­que che al momen­to di pre­sen­ta­re le can­di­da­tu­re, momen­to chia­ve in un siste­ma elet­to­ra­le dove par­te dei seg­gi vie­ne asse­gna­to in col­le­gi uni­no­mi­na­li, non c’è sta­ta alcu­na con­ver­gen­za su can­di­da­ti comu­ni e ogni par­ti­to si è pre­sen­ta­to indipendentemente.

Que­sto da una sen­sa­zio­ne di for­te incer­tez­za sia per l’elettorato che per i par­ti­ti. Gli elet­to­ri si reche­ran­no alle urne e dovran­no affi­dar­si sola­men­te al pro­gram­ma o alla per­so­na. I par­ti­ti, inve­ce, dovran­no misu­rar­si sul cam­po il 14 mag­gio e sul­la base del respon­so del­le urne deci­de­ran­no il da far­si. In ogni caso, Schulz guar­da atten­ta­men­te quel­lo che sta acca­den­do in NRW e da qui a poche set­ti­ma­ne saprà meglio qua­le dire­zio­ne alla sua cam­pa­gna elet­to­ra­le. Nel caso di una vit­to­ria chia­ra del cen­tro-sini­stra con un gover­no di coa­li­zio­ne rosso-(rosso)-verde, ini­zie­rà un dibat­ti­to con i pos­si­bi­li futu­ri allea­ti per ricer­ca­re una con­ver­gen­za di pro­gram­ma; nel caso di un risul­ta­to incer­to che lascia aper­ta come alter­na­ti­va, se non come uni­ca pos­si­bi­li­tà, una große Koa­li­tion, dovrà lavo­ra­re per otte­ne­re la mag­gio­ran­za rela­ti­va e non lascia­re nuo­va­men­te la Ger­ma­nia in mano alla Mer­kel per i pros­si­mi quat­tro anni.

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