Time out Apparato

61989_109298712464151_7249434_nIl tem­po è fini­to. Quel tem­po in cui si pote­va­no con­di­zio­na­re i con­gres­si del Par­ti­to Demo­cra­ti­co, stam­pa­re tes­se­re a ripe­ti­zio­ne inte­stan­do­le all’elenco del tele­fo­no, chia­ma­re a soc­cor­so i riser­vi­sti dell’Illinois e quel­li del Ken­tuc­ky e met­ter­li in fila ai gaze­bo, come bra­vi e silen­zio­si sol­da­ti­ni. Quel tem­po, caro Appa­ra­to, è fini­to. L’hai spre­ca­to a tuo modo, nel­le dichia­ra­zio­ni sibil­li­ne e quel­le ad effet­to, che non si è mai capi­to nul­la, quel­le dichia­ra­zio­ni in cui alzi la voce chie­den­do dimis­sio­ni, ma poi aggiun­gi un ‘per favo­re’, un ‘ti scon­giu­ro’, che non ven­ga meno il sen­so di Respon­sa­bi­li­tà ver­so il Pae­se in Que­sta Eter­na Scon­fi­na­ta Emer­gen­za che viviamo.

Noi, gen­til­men­te, ti chie­dia­mo il pas­so. Fat­ti di lato, Appa­ra­to. Ti abbia­mo anco­ra ascol­ta­to, nei cir­co­li, alle con­ven­zio­ni. Abbia­mo pazien­te­men­te rispo­sto alle tue obie­zio­ni. Voi gio­va­ni, que­sti gio­va­ni, i gio­va­ni d’oggi. E le tec­no­lo­gie, le tec­no­lo­gie che non ser­vo­no, quell’ambaradan lì. Sap­pi che noi voglia­mo cam­bia­re il pae­se e dob­bia­mo pro­prio pas­sa­re di qua, per il Par­ti­to Demo­cra­ti­co. Non asfal­tia­mo nes­su­no, sem­pli­ce­men­te voglia­mo occu­par­ci del­la nostra comu­ni­tà poli­ti­ca. Cono­scia­mo i pro­ble­mi ed abbia­mo giu­sto qual­che solu­zio­ne al riguardo.

A tut­ti quel­li che non ci cre­do­no, a quel­li che par­la­no di voto uti­le, che tan­to vin­ce quell’altro, che pure lui van­ta di esse­re il cam­bia­men­to, pos­so ras­si­cu­rar­li: non ci sono mol­ti ali­bi in pro­po­si­to. Pote­te sce­glie­re, è que­sto il sale del­la Demo­cra­zia. Ma, ripe­to: non c’è un minu­to in più da uti­liz­za­re in recri­mi­na­zio­ni. Il cam­bia­men­to vi aspet­ta l’8 Dicembre.

Sarà una cosa fol­le, eppu­re pro­fon­da­men­te razio­na­le. Cam­bian­do il Par­ti­to Demo­cra­ti­co, si cam­bia il pae­se. E cer­ta­men­te sarà pure la cosa più incre­di­bi­le che la mia gene­ra­zio­ne riu­sci­rà a fare. A mol­ti di noi è sta­to tol­to tut­to, spe­cie ciò che chia­mia­mo futu­ro. Sia­mo pas­sa­ti per i lavo­ri più umi­li, per i con­trat­ti più pre­ca­ri e le clau­so­le più assur­de. Sia­mo pas­sa­ti per i Co.co.co e i Co.co.pro, i con­trat­ti a chia­ma­ta e i vou­cher, e non ci spa­ven­ta più nul­la, caro Apparato.

Non voglio con­clu­de­re que­sto pez­zo con un appel­lo. Non voglio invi­tar­vi a vota­re alle pri­ma­rie dell’8 Dicem­bre. Vi dico sol­tan­to che noi andia­mo là, che ci pro­via­mo, che ci sarà da lot­ta­re. Se vole­te accom­pa­gnar­ci, sie­te i ben­ve­nu­ti. Sap­pia­te che ciò che fac­cia­mo sarà anche a nome vostro.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.