di
Linda Bardho
Rocco Casciani
La legge di bilancio per il 2022 è intervenuta nuovamente sulla disciplina del tirocinio extra-curriculare, demandando l’adozione entro sei mesi da parte di Governo e Regioni di nuove linee-guida nel rispetto di una serie di criteri.
Il primo di questi — che rende irrilevanti tutti i seguenti — prevede la “revisione della disciplina, secondo criteri che ne circoscrivano l’applicazione in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale”.
In base a specifiche linee guida approvate nel 2015, i tirocini finalizzati all’inclusione sociale possono essere attivati solamente verso persone prese in carico dal servizio sociale professionale e/o dai servizi sanitari competenti.
Posto che ad oggi solo il 3% delle attivazioni riguarda soggetti con difficoltà di inclusione sociale, vi è quindi chi ha ravvisato dietro questo giro di vite una vera e propria abolizione del tirocinio extra-curriculare.
Ma, prima di sbilanciarsi in simili affermazioni occorre considerare due variabili:
- l’ambiguità della definizione di soggetto con difficoltà di inclusione sociale. Non necessariamente questa dovrà coincidere con quei soggetti presi in carico dai servizi sociali o sanitari come avviene attualmente.
- l’incertezza sui tempi e i modi con cui le singole Regioni andranno a recepire le nuove linee guida. Non essendo vincolate ad accogliere tali linee di indirizzo politico, e quindi posto che lo facciano, le Regioni possono decidere l’attuazione delle stesse quando e come lo considerano ragionevole.
L’esito di queste variabili ci svelerà poi se la vita dei tirocini extra-curriculari finirà oppure proseguirà, autorizzando ancora più a lungo i datori di lavoro ad usare questo strumento di precarietà.