[vc_row][vc_column][vc_column_text]L’encicolpedia Treccani spiega in maniera molto semplice il concetto di genitorialità indicandola come “la condizione di genitore e, anche, l’idoneità a ricoprire effettivamente il ruolo di padre o madre”. Ne consegue, pertanto, che la figura del genitore non può ridursi all’identificazione di coloro che generano biologicamente il figlio, ma deve, necessariamente, estendersi al genitore inteso come colui o colei che insatura con il bambino il legame affettivo, educativo e relazionale, seguendolo nella crescita e nello sviluppo emotivo, sociale e culturale.
In questi giorni il Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha ritenuto opportuno ribadire la sua concezione ancestrale della famiglia come mera espressione biologica del padre e della madre quali elementi esclusivi della definizione del legame con il bambino. Una visione insolita considerato l’oramai evidente superamento della famiglia cosiddetta naturale del secondo dopoguerra e l’emersione, sempre più importante anche in termini numerici, di nuovi nuclei familiari, a partire da quelli composti da genitori divorziati e/o separati (con la possibilità di una estensione del nucleo familiare dovuto anche alle situazioni degli eventuali nuovi partner), delle famiglie monoparentali e delle famiglie arcobaleno, nella concezione più ampia: dall’avere due genitori dello stesso sesso o anche un solo genitore LGBTI.
Le dichiarazioni di Salvini, che vuole eliminare la dicitura (tra l’altro inesistente) di genitore 1 e 2 riportandola a madre e padre, hanno scatenato un grande dibattito ma soprattutto, come detto, si scontrano con la realtà di una società molto più complessa di quella che si vuole forzatamente rendere dicotomica.
La cosa più allarmante, però, è la giustificazione: sarebbe una scelta a difesa dei bambini. I bambini hanno bisogno di amore, incondizionato ma soprattutto libero. Libero da preconcetti e stereotipi che sono costruiti artificialmente e che non aiutano nessuno in primis i bambini. Se davvero il tema è tutelare i bambini, il concetto centrale è quello di genitorialità come, appunto, idoneità a ricoprire efficacemente il ruolo affettivo per il minore. La discriminazione e la diversità in senso negativo sono negli occhi di chi guarda, ma i bambini sono liberi da queste catene che invece troppo spesso tengono costretto il giudizio degli adulti. Permettiamo ai bambini di crescere sani ed amati, preoccupiamoci per la loro educazione e formazione sostenendoli insieme alle loro famiglie, impegniamoci a costruire una nuova generazione di cittadini attivi e responsabili. Di questo dovrebbe occuparsi lo Stato, non dell’orientamento sessuale dei genitori, che possono essere ottimi o pessimi padri e ottime o pessime madri in ogni caso.
Se il discorso resta strumentale alla polemica verso il riconoscimento, che sarà comunque inevitabile, delle persone, delle coppie e delle famiglie LGBTI, allora è solo un diversivo per spostare l’attenzione e nascondere altre questioni, come ad esempio il fatto che il Governo sia impantanato nella palude, rendendosi conto di quanto sia difficile trasformare i punti del contratto alla base della maggioranza in politiche reali per il Paese. A testimonianza di come gli slogan siano decisamente altro rispetto alla Politica e al Paese reale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]