È di oggi la notizia che il governo inserirà nella legge di Stabilità l’innalzamento del limite per le transazioni in contanti. Dai mille euro fissati non molto tempo fa dal governo Monti di passerà ai tremila del governo Renzi.
La tracciabilità dei pagamenti è però uno strumento fondamentale nella lotta all’evasione e al riciclaggio per i quali il nostro paese è sempre tristemente ai vertici delle classifiche. All’epoca Vincenzo Visco, quello che con la sola presenza al governo fa aumentare la tax compliance di un paese, disse: «Il limite serve essenzialmente ai fini antiriciclaggio, quindi è necessario avere una soglia ragionevole che renda difficile riciclare il denaro sporco». Dobbiamo quindi pensare che al Governo non interessi rendere la vita più difficile a chi non paga le tasse?
È sicuramente molto difficile calcolare l’ammontare dei pagamenti in contanti con denaro frutto di attività non dichiarate sul totale del reddito evaso, però è indiscusso che il Governo con le sue scelte possa favorire o meno la tax compliance dei lavoratori. Innalzare la soglia dell’uso dei contanti è mandare un segnale di mancanza di risolutezza nell’affrontare un problema.
Sembra che il premier abbia accompagnato la notizia con la seguente spiegazione: «È un modo per aiutare i consumi». Secondo me non è irrilevante quali consumi si stiano incentivando. Questa scelta non influirà direttamente sul comportamento della gente comune, che fa la maggior parte delle scelte di consumo indipendentemente dal mezzo di pagamento che può utlizzare. Stiamo incentivando i consumi di chi non paga le tasse, le tasse che servono ad esempio a coprire gli ammortizzatori sociali (dei lavoratori licenziati) o a ristrutturare le scuole. Che poi hai voglia a sventolare gli 80€ quando ad ognuno di noi (e non solo ai lavoratori dipendenti che beneficiano del regalino in busta paga) chi evade sottrae molto di più.
Perché non provare a rilanciare i consumi partendo da coloro che nella nostra società consumano di meno? Se istituissimo un Reddito Minimo Garantito sono sicura che quella fascia della popolazione che vive sotto la soglia di povertà quei soldi li spenderebbe, mica li metterebbe sotto al cuscino. Certo è possibile che i beni acquistati sarebbero molto diversi da quelli scelti dai sicuramente più ricchi evasori o dalla criminalità che ricicla introiti dei vari traffici illeciti.
È quindi una scelta di politica industriale di sostegno alla produzione/vendita di un certo tipo di beni? Spiace dubitarne.
O forse è una ulteriore rinuncia del governo, che ormai è impossibile chiamare di centrosinistra, a fare gli interessi di quella che era la sua constituency e a lottare per ridurre le disuguaglianze in questo paese.