[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1508955759988{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]La foto che vedete qui sopra è stata pubblicata a inizio giugno 2016 sul sito del Ministero dell’Interno, allora guidato da Angelino Alfano, ministro del governo Renzi. Si annunciava in pompa magna «l’arresto e l’estradizione in Italia di Mered Yehdego Medhane», quale «risultato straordinario conseguito grazie a un’intensa attività investigativa e di cooperazione transnazionale». L’arrestato, infatti, era «ritenuto uno dei più attivi trafficanti di esseri umani operanti sulla rotta libica-subsahariana, destinatario di un provvedimento cautelare emesso, nell’aprile del 2015, dall’ Autorità giudiziaria palermitana».
Tutto bello. Peccato che abbiano arrestato la persona sbagliata. O, perlomeno, tutti gli indizi raccolti successivamente portano in questa direzione. Da giugno 2016 il ragazzo che vedete nella foto è in carcere e, quando le inchieste giornalistiche (in particolare, una lunga e documentata inchiesta del New Yorker) hanno denunciato l’errore, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare, ancora senza risposta.
Tra gli indizi che sostengono la tesi dello scambio di persona c’è la testimonianza di una donna, che dichiara di essere la madre di Medhanie Tesfamariam Berhe (non di Mered Yehdego Medhane) e che quello processato sia suo figlio. Ieri è arrivata la conferma, grazia al test del Dna, secondo il quale “La signora Meaza Zerai Weldai è la madre biologica di Medhanie Tesfamariam Behre. La probabilità di maternità è pari al 99,9999999998%”.
Siamo di fronte a una vicenda incredibile. Tutto fa pensare che la persona sotto processo, e privata della libertà, sia la persona sbagliata. Torniamo a chiedere con forza che il governo prenda tutte le iniziative necessarie per risolvere la questione e accertare definitivamente l’identità del giovane eritreo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]