Dopo la “governabilità”, “la stabilità” ora è il turno della “burocrazia”. Le parole usate come clave dal governo per martellare un disperato Sì al prossimo referendum sono in evoluzione continua, trattate come ami da buttare per vedere l’effetto che fa e poi subito pronte a essere buttate in qualche cassetto per inventarsene subito di nuove. La truffa sulla “stabilità” abbiamo provato a spiegarla bene qui ma ora, dopo che la Consulta ha bocciato la riforma Madia, vale la pena fermarsi sulla cosiddetta “burocrazia”.
Dice il Comitato del Sì che la riforma della pubblica amministrazione sia stata stoppata “dal veto di una sola Regione”. Falso. Come spiega il Corriere della Sera:
La riforma Madia parte con la legge delega 124 del 7 agosto 2015 che prevede una serie di decreti legislativi del governo per la sua attuazione. La Regione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia, ha impugnato nell’ottobre del 2015 la legge 124 davanti alla Corte costituzionale, accusandola di non rispettare il Titolo V che richiede su una serie di materie la legislazione concorrente tra Stato e Regioni. La delega infatti prevede che sui decreti attuativi del governo le Regioni diano solo un parere non vincolante. Alla fine, quindi, l’ultima parola è del governo. La Corte ha respinto i dubbi di legittimità costituzionale sollevati dal Veneto in materia di Codice dell’amministrazione digitale, perché materia riservata allo Stato, ma ha dichiarato l’incostituzionalità della legge delega negli articoli che riguardano altre materie, molto importanti, laddove la 124 prevede appunto che i decreti attuativi siano adottati dal governo sulla base di un «semplice parere, non idoneo a realizzare un confronto autentico con le autonomie regionali», anziché un «intesa» vera e propria, dice la sentenza. Le materie in questione sono quattro: 1) il «lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni», e quindi il decreto sui licenziamenti (i furbetti del cartellino) entrato in vigore a luglio, oltre che il testo unico sul pubblico impiego, il cui decreto non è stato però ancora emanato; 2) le società partecipate, il cui decreto è anche questo già in vigore; 3) la riforma della dirigenza; 4) i servizi pubblici locali.
In pratica il Governo ha legiferato senza tenere conto dei principi sanciti dalla Costituzione per quello che riguarda i ruoli e le responsabilità delle Regioni. Hanno scritto una legge sbagliata (l’ennesima) e incostituzionale. “Non se ne può più di questa burocrazia” ha dichiarato Matteo Renzi dimenticando una differenza sostanziale: è burocrazia l’impasto (spesso molliccio) che c’è negli organi di amministrazione nella messa in pratica delle leggi mentre il muro contro cui per ignoranza hanno incocciato loro è la Costituzione. Per rispettare la Costituzione basterebbe conoscerla, rispettarla e finirla una buona volta di tentare di forzarla a proprio uso e consumo. A meno che, ovviamente, non si abbia una visione burocratica della Costituzione stessa, il che sarebbe tutto dire sulla levatura politica (e storica) di questo governo.
E questi vorrebbero cambiarla, la Costituzione. Pensa te.